#Volunia vs #Google, da Massimo Marchiori la social engine revolution
Sono mesi che mettiamo in evidenza i motivi per scappare da questo paese. Come facevamo a non raccontarvi l’invenzione di un genio, Massimo Marchiori, che in questa Italia ha deciso di tornare a 2.000 euro al mese per dimostrare che anche qui il futuro è possibile?
Ecco a voi Volunia, il motore di ricerca sociale:
#volunia In internet si può volare da un sito ad un altro. Con Volunia “una gallina impara a volare” e si ritrova a guardare la terra dalla luna. Alla fine atterra dove più le piace. Volunia è il web 3.0. Prima di tutto perché fa diventare tridimensionale la rete, aggiungendo poi la quarta dimensione del tempo. Il sito diventa una piccola città, con una mappa, le sezioni sono dei quartieri dove ci si può fermare a parlare. Si tratta di un nuovo motore di ricerca social. Inventato da Massimo Marchiori, papà dell’algoritmo di Google, che ha fondato assieme ad ex studenti di informatica dell’università di Padova la startup – età media 27 anni – Volunia.com. In rete la chiamano già #voluniarevolution.
WEB POLLI
“Come delle galline gli internauti sono confinati in un pollaio”. La similitudine, usata dal matematico Massimo Marchiori, sta alla base del nuovo motore di ricerca. “Come la direttiva europea, in discussione da oltre dieci anni, ha imposto agli stati di non allevare più le galline in gabbia a partire dal 2012 – spiega l’inventore dell’algoritmo Google – Con Volunia, facciamo spiccare il volo agli internauti”. Letteralmente. Dentro volunia: si inserisce la parola chiave da ricercare e compaiono 10 risultati. C’è una barra sopra i risultati di ricerca con dei pulsanti, su uno di questi è scritto “map”. Una volta entrati dentro al sito se si clicca mappa appare la pianta geografica 3d del sito: “Come un tom tom della rete web”, sottolinea Marchiori. A volo di uccello – come galline che imparano a volare – si può visitare la mappa geografica del sito. A ciascuna sezione corrisponde un edificio. Il sito della Nasa – preso come esempio durante il lancio di volunia, il 6 febbraio, all’università di Padova – appare come una città. Le sezioni shuttle, solar system, universe, sono tutte collegate alla home page che è l’edificio più grande. Se si naviga il sito anordestdiche.com, si può andare a visitare il quartiere Libano, Palestina, Esteri e se si fa lo zoom si possono vedere anche le diverse stanze con gli articoli. La stessa funzione si ha con il tasto “media”. Un volo multimediale di foto, video, immagini, testo compreso. Tutto in un’unica finestra del browser “in modo da avere un’unica prospettiva d’insieme in un unica finestra” spiega il matematico. Ma questa è solo la prima e minima parte del nuovo motore di ricerca. “Perché lo popoleranno gli utenti” dice Marchiori. Il web scaricato nei server di Volunia è da immaginare come ad una immensa città vuota, gli edifici di dati diventano luoghi quando vengono visitati dagli internauti. Volunia mette in contatto questi utenti, permette di attivare una conversazione di chat e quindi chi è online passa del tempo a dialogare dentro al sito.
@VOLUNIA
Il nuovo motore di ricerca, dalla contrazione delle parole Volo e Luna, ha come motto Seek and Meet. Cerca e incontra. Una barra social, segue l’utente anche durante la navigazione del sito. E’ la funzione più rivoluzionaria proposta dal nuovo algoritmo di Marchiori. In questo modo il web diventa vivo e veramente un cyberspazio di dati organizzati dove si può volare e non più “un pollaio in cui sono costrette a vivere le galline in gabbia” dice Massimo Marchiori, lanciando un sottile messaggio nei confronti di Google e Facebook. Perché Massimo Marchiori, a margine della presentazione, ha ricordato quella volta nel 1997 quando non ha “accettato il lavoro da Google anche per motivi etici”. Si riferisce a come vengono trattati i dati degli utenti. “A Volunia avremo una politica chiara e non spiegheremo i termini con una scrittura “legalese” – assicura Marchiori -, nemmeno cambieremo le politiche sulla privacy: ci sarà un solo regolamento uguale per tutti. Poi non acquisiremo il copyright, come avviene se un utente di Facebook pubblica una foto nel proprio profilo”. Massimo Marchiori è un matematico, che elabora algoritmi da applicare all’informatica, “perché siano strumenti che migliorano la vita alle persone”. E’ un ricercatore, professore che insegna all’università di Padova. “Anche con un po’ di soldi in meno si vive bene, Google e Facebook perderebbero il 5 per cento di un guadagno già stratosferico – spiega Marchiori – se rinunciassero all’utilizzo di proprietà degli utenti: dovrebbero rinunciare a quella parte di pubblicità e di marketing super-targhettizzato”. Riferendosi agli annunci che vengono programmati nel web marketing in base ai tutti i dati, file e conversazioni con amici fatte dagli utenti di Facebook o con Gmail o Google Plus.
IL TEAM
E’ proprio questo il motivo che ha spinto Marchiori a fondare la sua azienda a Vigonza (Padova). In Italia, dove poche startup scommetterebbero: “Per avere il cavo di fibra ottica abbiamo aspettato mesi l’interevento di Telecom, poi abbiamo istallato una parabola e trasmettiamo via radio: se c’è brutto tempo speriamo”, racconta il matematico degli algoritmi di ricerca, che sta volta ha brevettato il suo algoritmo Volunia. Perché Larry Page, aveva sentito dell’hypersearch durante un convegno di Massimo Marchiori, poi ha scaricato tutto il web su dei server in un garage con Sergey Brin e hanno fondato Google. L’algoritmo alla base del colosso della ricerca della rete però lo aveva inventato Marchiori che adesso si è inventato Volunia. Una startup formata da giovani informatici studenti laureati all’università di Padova, che seguivano i corsi di Massimo Marchiori. “Da tre anni e mezzo ci lavoriamo cercando di tenere tutto top secret – racconta il matematico di Volunia – con un finanziamento di due milioni di euro, dell’imprenditore Mariano Pireddu, abbiamo aperto dei server che stanno in Sardegna dove lavora una squadra, mentre i programmatori sono a Vigonza, appena fuori dalla zona industriale di Padova”. Il team di Volunia srl conta 12 esperti di informatica che partecipano con delle quote nella società, hanno dai 24 ai 33 anni “non c’è nessuna donna, per noi è triste, speriamo”. Gli introiti per la scoietà, aggiunge Marchiori ,arriveranno “dalle inserzioni pubblicitarie come negli altri motori di ricerca”.
BLACKOUT
Per capire lo spirito di Volunia basta pensare che al momento della presentazione e della diretta streaming il proiettore non è partito subito, non c’erano presentazioni in stile Usa. Non è stato uno show. E’ l’idea di un matematico, che ha insegnato per un periodo al Mit di Boston, che è stata messa in rete. A disposizione di tutti. Una sfida globale a migliorare il web. “Non una competizione con Google, che sarebbe irreale”, spiega Marchiori: “L’intenzione di far comunicare web 1.0 e web 2.0”. Uno spunto. E questa volta il brevetto Google dovrebbe comprarlo. L’infografica di volunia, una volta entrati dentro, è molto più intuitiva di quella degli altri motori di ricerca. E’ stato lanciato, per stessa ammissione dell’inventore, prima che l’idea venisse soffiata un’altra volta. Nel pomeriggio, dopo la presentazione, c’è stato il primo test: gli utenti per un po’ di tempo non riuscivano accedere ai server di Volunia, che non era pronto si vede per un così grande numero di utenti. In serata c’è stato il primo tweet. “I’m reading it…@volunia”. La curiosità in rete ha fatto in modo di amplificare il lancio creando una sequela di richiesta di accesso, che una volta avviate hanno appesantito troppo i computer con i database. “L’algoritmo è perfezionato e funziona, basta solo investire per aggiungere altri computer ai server” ha spiegato Marchiori.
#VOLUNIAREVOLUTION
In rete c’è un dibattito aperto, che corre via tweet #volunia. I feedback sono raccolti a questo link storify: #Volunia social engine revolution. C’è chi scrive che Volunia è “un Google più Facebook” chiamare così Volunia vuol dire semplicemente di aver capito come funziona Google Plus oppure come usare la barra di navigazione sociale che compare a fine pagina in alcuni quotidiani che consigliano “i più letti”, mettono il pulsante “leggi dopo” oppure “consiglia e condividi”. L’idea di Massimo Marchiori alla fine è un sogno: “Non abbiamo nulla di che invidiare al mondo in fatto di cervelli”. La sua potrebbe essere la scoperta italiana più innovativa dai tempi di Marconi. Potrebbe. “Saranno gli utenti a dimostrarlo”, dice lui, Massimo Marchiori, che quando esce scherza con un tecnico della diretta streaming che lo chiama “Steve Jobs italiano”. Risposta: “Si, un Jobbino, al Massimo”.
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