Vinciane, la ragazza che studia le meteoriti

In Belgio il premio Atomia è appena stato istituito per promuovere nuove vocazioni e la prima laureata è Vinciane Debaille, una giovane professoressa dell’ULB (università francofona). Ci tengo in modo particolare a riportare questa notizia perché la vincitrice è l’autrice del progetto per cui lavoro e quindi uno dei miei capi a Bruxelles (con cui ho anche un buon rapporto d’amicizia, avendo circa la stessa età) e perché è una geologa!
Vinciane
Davanti al suo laboratorio, Vinciane Debaille, si toglie le scarpe per infilare un paio di ciabattone prese tra le numerose taglie allineate dietro la porta. Poi s’infila un camice bianco sopra la blusa ed i jeans. “Eh sì, una donna in laboratorio non è propriamente elegante, ma alla tv sembrano sempre sexy!”. A 35 anni, Vinciane è professoressa presso la facoltà di scienze dell’ULB e guida un gruppo di quattro persone specializzate nell’analisi chimica delle rocce.

Il camice bianco, che può essere accompagnato da una visiera di plastica trasparente, serve sia per evitare di contaminare i campioni sia per proteggere gli abiti dagli acidi usati per le misure. Per determinarne la composizione chimica, le rocce vanno “sciolte”. Un collaboratore, ospite dal Giappone, sta per analizzare un campione raccolto dalla scienziata in Antartide. –Il terreno è un po’  la ciliegina sulla torta. Il nostro lavoro quotidiano è questo– dice indicando i flaconi e le fiale che sembrano riempiti d’acqua –Non è gratificante. Il lavoro in laboratorio è lungo è minuzioso. Su CSI un’analisi chimica richiede due o tre ore, ma per noi prende 2-3 mesi. E per scriverci un articolo scientifico richiede un anno!–.

Ma lo studio delle meteoriti permette di rispondere a grandi domande quali come si sono formati i pianeti, compresa la Terra. –Ecco quello che mi piace. Le scienze, mi hanno sempre appassionato– Mostrando dei campioni raccolti in Antartide, continua –Ogni volta che ne trovavamo uno era una ricompensa– Se i poster alla parete evocano simpatici pinguini ed amene distese bianche, la vita laggiù non era facile: il freddo, la difficoltà di dormire, le ore in motoslitta… e un ambiente abbastanza maschilista. –Eravamo quattro donne, gli uomini ci chiamavano “Spice Girls” e ci consideravano come pulcini da proteggere. Ma so piantare un chiodo, grazie! Per 40 giorni non abbiamo potuto farci la doccia. Non è una lamentela. Non mi aspettavo le corone d’alloro, ma almeno di essere trattata in modo paritario.–

Vinciane2Sottolinea che più alta è la posizione, meno donne ci sono. –Ho notato una cosa da quando ho più responsabilità: a volte ho l’impressione di non apparire credibile. Probabilmente perché sono donna, bionda e giovane. Mi ascoltano meno. Forse andrà meglio quando avrò 55 anni! Ma non credo sia un’esclusiva del mondo accademico. Si tratta piuttosto di ogni ambiente professionale. I pregiudizi sono ancora lì– Per gli scienziati c’è ancora molto da fare verso la carriera delle donne. A partire dalle donne stesse, che “culturalmente” possono avere meno voglia di lottare per una carriera accademica. E le madri pure: ero ad un open day ed una ragazza era interessata alla geologia. La madre le ha detto: –Non è roba per donne, la geologia, vero?– Sì, in questo mestiere si arriva a rompere delle pietre, ma le ragazze se la cavano molto bene!–

Liberamente tradotto da La Libre: link

Lidia Pittarello

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