Verona, riapre alle visite l'ex lager "dimenticato" di Montorio

Da lager di torture, sevizie e prigionia, a luogo della memoria: l’ex Campo di Concentramento di Montorio, a Verona, riapre per la prima volta sabato 24 e domenica 25 settembre per le visite guidate aperte alla cittadinanza, dopo un percorso di valorizzazione sotto l’egida di un patto di sussidiarietà tra Comune e associazioni.

L’ex lager, oggi chiamato DAT Colombara, fu utilizzato nella seconda guerra mondiale come luogo di detenzione per prigionieri politici e campo di concentramento per ebrei. Individuato solo di recente, nel 2017, il Demanio, proprietario dell’area, lo ha concesso in via temporanea al Comune di Verona, primo fondamentale step per arrivare al trasferimento definitivo.

Ora la palla passa alle associazioni Figli della Shoah e Montorioveronese.it, che nei mesi scorsi hanno pulito e riordinato il luogo della Memoria. Grazie al patto di sussidiarietà siglato con il Comune, possono infatti dare avvio alle attività per far conoscere il luogo e il suo eccezionale valore storico.

Ex lager di Montorio, il calendario delle visite guidate

Le prime visite guidate aperte a tutta la cittadinanza sono in programma già il prossimo weekend, sabato 24 e domenica 25 settembre, per poi proseguire il 22 e 23 ottobre, il 26 e 27 novembre e il 17 e 18 dicembre. In primavera il sito diventerà anche meta di visite didattiche rivolte alle scuole cittadine, in attesa che i lavori di restauro permettano di entrare anche all’interno dell’edificio. A breve infatti partirà la stesura del progetto di rigenerazione del sito storico, che aprirà la strada al il trasferimento definitivo della proprietà al Comune, prevista dal federalismo demaniale culturale.

Ora, è l’area esterna a raccontare. Il prato riordinato, la rete a delimitare il casolare, i pannelli che descrivono la storia del luogo e di chi ha avuto la sfortuna di farne parte.

«È un onore oggi essere in questo luogo e proseguire nel cammino della memoria – ha detto il sindaco di Verona Damiano Tommasi durante la presentazione delle attività-. Tutti abbiamo bisogno di ricordare, per non ripetere gli errori del passato e per far sì che la storia assuma un ruolo davvero formativo nella vita di ciascuno. Questo luogo diventa un testimone che tutti insieme dobbiamo raccogliere e tramandare, averlo a disposizione ci rende più facile dare continuità ai progetti in essere e a quelli che verranno».

La storia del campo di concentramento di Verona

Lo stabile, oggi chiamato “DAT Colombara”, è stato utilizzato nella Seconda Guerra Mondiale come campo di concentramento e luogo di detenzione per prigionieri politici ed ebrei. È stato individuato nel 2017 grazie ad una ricerca storica svolta dall’associazione Montorioveronese.it, a partire da una lettera datata 21 giugno 1945, inviata dall’Ufficio Accertamenti e Amministrazione Beni Ebraici al Prefetto, dove si chiedeva riscontro delle spese sostenute per il campo di concentramento per ebrei di Montorio.

A seguito del ritrovamento iniziarono, da parte di alcuni studiosi, le ricerche per la sua individuazione, nelle campagne tra Montorio e San Michele Extra. Fino allo scorso gennaio era una struttura fatiscente, danneggiata dal trascorrere del tempo e dall’aggressione della vegetazione. I lavori di pulizia hanno permesso di rimuovere dall’area i rifiuti, posare le recinzioni per la limitazione del percorso di visita e procedere con la messa in sicurezza degli spazi attorno allo stabile non ancora recuperato.

La struttura è stata liberata nella parte esterna dalla vegetazione, così da consentirne una migliore visione. Infine, sono stati posizionati cartelli informativi, sulla storia del luogo e sul suo ritrovamento, nell’area antistante lo stabile, a supporto della visita.

L’intervento, ad opera delle associazioni Figli della Shoah e Montorioveronese.it, è stato realizzato in collaborazione con la Regione Veneto, Comunità ebraica di Verona, Comune, Agsm-Aim che ha provveduto anche ad installare un palo luminoso e Amia che ha smaltito tutti i rifiuti.

lager montorio

I commenti

Sul posto erano presenti l’assessore al Patrimonio, il soprintendente Vincenzo Tinè, Gianpietro De Pietro per l’Agenzia del Demanio, il consigliere dell’associazione Figli della Shoah  Roberto Israel, il presidente dell’associazione Montorioveronese.it Roberto Rubele, la presidente dell’ottava Circoscrizione e alcuni volontari delle due associazioni.

«Un’iniziativa condivisa da tutte le forze politiche e che, grazie alla collaborazione della Soprintendenza e del Demanio, si è concretizzata con il Patto di sussidiarietà siglato tra Comune e associazioni – ha ricordato l’assessore al Patrimonio -. Obiettivo dell’accordo è valorizzare questo luogo fino a poco tempo fa sconosciuto, dove si sono consumate alcune della pagine più atroci della storia recente e il cui racconto deve essere un monito affinchè vergogne come quella della Shoah non accadano mai più. Il nostro impegno è che questo sito rimanga in eterno il luogo della memoria».

«Condividiamo l’idea di cristallizzare il posto fisico per l’eccezionale valore storico che rappresenta – ha detto il soprintendente Tinè -. Un elemento simbolico che tutti ci auguriamo diventi la base per sviluppare progetti strutturali legati all’importanza di tenere viva la memoria».

«Quando tre anni fa venne alla luce l’ex lager, capimmo subiti che dovevamo attivarci per tramandarne la storia – ha detto Israel dell’associazione Figli della Shoah -. Qui gli ebrei vennero torturati insieme ai prigionieri politici, in una guerra che non è stata uguale per tutti. Siamo orgogliosi di portare avanti questo testimone».

«Partiamo sabato e domenica con le prime visite guidate ai cittadini – aggiunge Rubele di Montorioveroense.it -. Si chiude un percorso fatto di indagini storiche e studi approfonditi, una bella soddisfazione che vogliamo condividere con tutti e che ci dà entusiasmo per proseguire con la progettazione relativa al restauro».

La presidente dell’ottava Circoscrizione ha espresso «gratitudine per ciò che la associazioni hanno fatto e stanno facendo per valorizzare questo luogo della memoria. Bene anche l’uso dei Patti di sussidiarietà come strumento per rafforzare le relazioni e crearne di nuove».

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