Venezia nei campielli: sei angoli da scoprire (uno per ogni sestiere)
Venezia nei campielli. Un percorso fra 217 luoghi minori della città e della Laguna è il titolo di un libro edito da Supernova e firmato dallo storico Giorgio Crovato, dall’urbanista Franco Mancuso e dal fotografo Franco Vianello Moro, coadiuvati dall’editore Giovanni Distefano. Venezia infatti è la capitale del turismo di massa, ma allo stesso tempo serba molti luoghi segreti, al riparo dai flussi delle visite mordi e fuggi.
È in questi spazi quotidiani, ancora vissuti dagli abitanti residenti nel centro storico, che il fascino dell’antica capitale della Serenissima si fa più intenso e invita a sostare, a darsi il tempo per osservare i luoghi con sguardo più curioso, esplorandone la storia.
Il fascino dei campielli (e la loro importanza storica)
Il libro censisce con fotografie e testi ragionati 217 campielli presenti nelle isole del centro storico. Perché proprio i campielli?
«Perchè lì si percepisce ancora oggi, più che in altri luoghi della città, la cultura materiale di una comunità vissuta da sempre sull’acqua – si legge nella presentazione del volume –, e lì si respira l’atmosfera degli spazi e degli edifici della quotidianità; lì si riscopre un’inedita città, che testimonia epocali passaggi storici e urbanistici, e che al contempo rivela la presenza di antichi mestieri e di antiche istituzioni, di famiglie che l’hanno resa grande, di patrizi e di semplici cittadini; e che rievoca le personalità da ricordare, il grande rispetto delle fedi religiose, l’attenzione e l’ospitalità per le comunità foreste».
Venezia nei campielli, 6 luoghi da scoprire
Ecco quindi una selezione di sei campielli da scoprire, tratti dal libro “Venezia nei campielli”. Perché proprio sei? Uno per ogni sestiere, le sei zone in cui è suddivisa la città di Venezia.
Campiello Balastro (Dorsoduro)
Dopo il Ponte de l’Avogaria, provenendo dalla Calle Larga S. Barnaba, una calletta sulla sinistra porta al Campiello Balastro, dal cognome della famiglia patrizia originaria di Torcello. Il transito, ancorché pubblico, è circoscritto ai residenti in loco. Nelle vicinanze si trovano la Corte de l’Avogaria e la Corte Zappa, dove Giovanni Poli ha fondato nel 1968 il piccolo ma prestigioso Teatro a l’Avogaria, che continua a operare con successo coinvolgendo il mondo giovanile con corsi di recitazione e laboratori d’avanguardia. Sul muro della casa di fronte c’è un capitello in marmo a nicchia con un altorilievo in gesso della Madonna.
Campiello del Piovan (San Marco)
Piovan è la traduzione veneta di parroco e in città vi sono parecchi toponimi che ricordano questa figura. Il campiello in questione, sicuramente il più grande di tutta la città e l’unico ampiamente alberato e fornito di panchine, è posto sul lato della Chiesa parrocchiale di San Giovanni in Bragora ed è dominato dall’edificio del parroco. Vi si accede da Riva dei Schiavoni, percorrendo la stretta Calle del Forno. Una porta laterale della chiesa dà accesso al campiello sul quale sono posizionate ben tre vere da pozzo. Non chiara l’origine del nome Bragora: forse da Bragola, provincia orientale da dove sono state portate le reliquie del santo; da bragolare, termine arcaico per pescare; da braida, campo; dal nomignolo usato per il quarto doge, Teodato Ipato, noto come Brago, sinonimo di fango; da bragore, in greco agorà, termine usato per i mercati che si tenevano in questo campo.
Campiello del Remer (Cannaregio)
Altro noto campiello col toponimo di remer, fabbricante di remi. È uno dei campielli più belli di Venezia e si affaccia sul Canal Grande, di fronte al Mercato di Rialto, con accesso dalla calle di fronte alla Chiesa di San Giovanni Grisostomo. La scala scoperta a grandi arcate era compresa nell’antico palazzo di epoca veneto-bizantina, successivamente modificato da restauri, appartenente alle famiglie patrizie Lion (o Leon, originaria di Padova o forse dalla Germania, assunta al patriziato per soldo il 31 gennaio 1652) e Morosini (o Moressini, famiglia tribunizia d’incerta origine, sbarcata in Laguna nel 452, al tempo di Attila). Una preziosa vera da pozzo a base quadrata e in calcare rosso di Verona, con tre colonne su cui poggiano due archi per ogni lato, rende ancora più incantevole questo campiello.
Campiello del Tintor (Castello)
Il toponimo rievoca l’arte del tintor, cioè chi per mestiere provvede alla tintura dei tessuti. La Scuola dei Tintori di panni (stoffe, coperte e lenzuola) aveva la propria sede in San Giovanni Grisostomo e successivamente nella Chiesa di Santa Maria dei Servi a Cannaregio, della quale non rimane che qualche rovina. Tintor è un toponimo frequente anche negli altri sestieri, dovuto sempre alla presenza in loco di botteghe di tintoria. Tintoretto è il soprannome di famiglia, per via del mestiere del padre, del pittore Domenico Robusti, universalmente noto, appunto, come Tintoretto. Il Campiello del Tintor è il più frequentato di Venezia in senso assoluto perché usato come sede esterna della Libreria Acqua Alta.
Campiello Lavadori de lana (S. Croce)
Non ha bisogno di spiegazioni la denominazione del campiello che si affaccia sul Rio Novo progettato negli anni Trenta, al momento della realizzazione di Piazzale Roma e del ponte automobilistico translagunare, per abbreviare il percorso acqueo verso il Bacino di San Marco. L’attività dei lavadori era compresa tra quelle considerate nella Scuola dei Laneri che comprendeva i verghesini, che battevano la lana con le verghe, i pettinadori e gli scartesini che procedevano alla cardatura. Non tanto distante si trova l’antica Scuola dei Laneri, in Salizada S. Pantalon. Come per tanti altri edifici che ospitavano le Scuole veneziane (Grandi e Piccole, di devozione e di mestiere) la sua destinazione successiva è stata variegata: tra cui la sede di un cinematografo e oggi dell’oratorio della Chiesa dei Tolentini.
Campiello San Tomà (San Polo)
Aperto sul fianco sinistro della Chiesa di San Tomà è il più importante di una piccola rete di campielli che fa capo a Campo San Tomà (Campiello de la Scoassera, Campiello del Piovan, Campiello Centani). L’ampia riva che si apre sul rio omonimo testimonia la sua importanza come spazio di transizione fra il canale e la chiesa, sottolineato dalla presenza sul fianco sinistro di due belle porte monumentali in pietra d’Istria e del bassorilievo quattrocentesco della Madonna della Misericordia.
Campiello San Tomà è uno spazio di attraversamento, intersecato da due importanti direttrici pedonali: una tangenziale al fianco sinistro della chiesa, che conduce al Traghetto di San Tomà (uno dei pochi rimasti), importante e frequentatissimo collegamento con il centro; e uno diagonale, nella direzione di San Polo e Rialto, passando di fronte a Palazzo Centani, casa natale di Carlo Goldoni. Da ciò la presenza, su tutti i piani terra, di bar ed esercizi commerciali.
Si ringrazia Supernova Edizioni