“In Italia da 30 anni, ma mi sento a casa solo quando sono in Germania”
Giovedì sera ho partecipato a un incontro che vedeva confrontarsi sul tema sicurezza e immigrazione il sindaco di Padova Flavio Zanonato (Pd) e quello di Varese Attilio Fontana (Lega). Nel dibattito è stata presentata una ricerca che dimostra – come ha giustamente detto Marina Bastianello, presidentessa dell’Arci padovana, che organizzava l’incontro insieme all’Ascom – quella che dovrebbe essere un’ovvietà: in tema di sicurezza cioè, gli immigrati hanno le stesse preoccupazioni degli italiani. Temono di perdere il lavoro, sono vittime della microcriminalità, chiedono più presidio del territorio e certezza della pena.
Una base di partenza utile per ricominciare, e i due sindaci l’hanno fatto, a parlare di immigrazione senza ideologismi e puntando al concreto.
Osservando la composizione del pubblico ho visto rappresentata una buona parte del problema: molti giovanissimi africani e qualche volenteroso (e/o lamentoso come spesso sono i padovani) nativo locale, rigorosamente over 50. Ma la cosa che mi ha maggiormente colpito l’ha detta una signora congolese, intervenuta a fine serata, madre di due ragazzi che finalmente, superati i 18 anni, hanno ottenuto la cittadinanza italiana.
“Sono qui dal 1984 – ha raccontato – ho seguito mio marito medico. E ancora, dopo quasi trent’anni, vengo guardata con sospetto. Il clima è pesante. Solo quando passo il confine e arrivo in Germania mi sento finalmente a casa…Noi possiamo fare tutto quello che serve per integrarci, possiamo venirvi ulteriormente incontro, possiamo aiutare questo Paese…Ma siete voi che dovete far qualcosa per quest’Italia…”.
Lu.B.