Liguria:7 città e 7 ristoranti da non perdere nella Riviera di Ponente
Prendete un weekend libero, la giusta compagnia, una macchina scassata e una serie di cd di cantanti attempati liguri doc. Poi decidete la meta, ovvero la Riviera di Ponente in Liguria , la zona dove la costa si stringe un po’ per incontrare la Francia. Ora non resta che partire e perdersi dentro due fra le valli meno incontaminate della nostra penisola (la Valle del Neva e la Valle Argentina) alla scoperta di borghi murati ancora incontaminati e vecchie osterie che portano avanti – alla faccia dei tempi – il gusto autentico della cucina ligure.
Castelvecchio di Roccabarbena
La Valle del Neva conserva alcuni dei borghi più suggestivi d’Italia, abbarbicati plasticamente alle pareti scoscese di questa vena di terra che punta dritta al Piemonte. Il nostro viaggio parte da Castelvecchio, un dedalo di strettissime vie, archi in pietra e massicce case antiche costruite attorno al castello-fortezza fondato dai marchesi di Clavesana nell’XI secolo. Il primo impatto con questa terra magnifica merita quindi di essere festeggiato a dovere.
Da non perdere Liliana e Alessandro fanno dimenticare pensieri e tristezze (nel caso li abbiate portati fino a quassù) all’“Antica Osteria alla Posta”, dove non avrete che l’imbarazzo della scelta se siete carnivori appassionati. Non sono riuscito a farmi raccontare la vera ricetta del loro cavallo di battaglia “L’oca con la verza”, ma fidatevi che è una meraviglia per le vostre papille gustative: sacrificata sul tagliere di casa assieme a carciofi della o asparagi violetti di Albenga, diventa sublime se bagnata da un Barbera del vicino Piemonte.
CD da ascoltare “Johnny Bassotto, la tartaruga… e altre storie” di Bruno Lauzi (Numero Uno, 1976)
Zuccarello
Scendendo la valle verso il mare ci si imbatte in Zuccarello, uno dei rari paesi rimasti quasi integri sin dalla sua fondazione, immerso in un verde quasi balsamico. Obbligatoria una passeggiata tra i “caruggi” ma soprattutto lungo i bellissimi portici, che con volte e pilastri imponenti costituiscono il simbolo di questo piccolo borgo. Godetevi l’ombra fresca sotto queste ampie arcate, bevete un sorso di Vermentino fresco e arrivate fino in cima al paese, in una piazzetta belvedere che si affaccia sul fiume, da dove potrete ammirare le ripide pareti di questa valle.
Da non perdere qua un piccolo pit-stop a “Usteria du Burgu” è d’obbligo, un ruspante locale gestito da giovani che non sembrano affatto principianti in cucina. I ravioli di borragine o le tagliatelle sottili al sugo di asparagi possono essere una buona premessa per poi continuare con qualche secondo importante (coniglio alla ligure con olive taggiasche e pinoli su tutti). I miei vicini di tavola declamavano anche la pizza della casa ma se siete arrivati fino a qua per una tonno e cipolle – vi prego – non leggete oltre.
CD da ascoltare “Matto come un gatto” di Gino Paoli (Speedway, 1991)
Albenga
Albenga è un paese dall’aria un po’ sorniona disteso sul mare, dove la vita tradizionale di marinai e pescherecci si mescola imbarazzata con le mode dell’estate e del momento. Oltre a un piccolo centro storico che merita sicuramente una visita (da non perdere la Cattedrale di San Michele Arcangelo sia fuori che dentro), la cittadina ha anche un piacevole lungomare dove sorseggiare un Rossese di Albenga della giusta annata.
Per cena dimenticate abito da sera e aperitivi lounge e avventuratevi in un posto davvero “esclusivo”.
Da non perdere “Pappa al Pomodoro” è una sorta di “osteria-dopolavoroferroviario” schiacciata proprio lungo i binari del treno. Superata una comprensibile esitazione iniziale, fatevi largo oltre l’ampia stanza principale e andate ad accomodarvi attorno ai tavoli in zona bocciofila (la tovaglia d’ordinanza è rigorosamente di carta bianca). Se ancora non siete convinti, bastano pochi minuti e alcune portate dall’aspetto (e dal gusto) decisamente ligure come le celeberrime linguine al pesto fresco, una fritturina leggera per ingannare l’attesa, calamari alla piastra e vino scaraffato (quest’ultimo piuttosto impegnativo).
L’osteria si rivela così inaspettatamente la scelta più azzeccata del viaggio.
CD da ascoltare “Luigi Tenco” di Luigi Tenco (Jolli, 1965)
Triora
Questo piccolo paesino domina la parte alta della Valle Argentina, un’altra zona ideale per chi vuole inerpicarsi tra i monti liguri alla scoperta di paesaggi incontaminati e borghi misteriosi. Triora è famoso come il “paese delle streghe” perché nel XVI secolo molte delle donne del paese furono accusate di essere la causa di una tremenda carestia e incriminate di “stregoneria”. Da allora i roghi e i processi di quel tempo riecheggiano nelle storie tramandate di generazione in generazione dagli anziani del paese che conferiscono a questo luogo quell’aspetto magico ed esoterico che richiama turisti e appassionati da ogni luogo.
Da non perdere fermatevi nella piazza principale all’ombra di una statua di una strega in bronzo dove potrete gustare, in uno dei locali che si affaccia in questo anfiteatro naturale, il “Pane di Triora” accompagnato da salumi, olive taggiasche o formaggi locali (come ad esempio il Bruss). Questo pane è davvero particolare, preparato con tre diversi tipi di farine e si presenta nella sua caratteristica forma tonda e larga e con la crusca rigorosamente sul fondo.
CD da ascoltare “Crêuza de mä” di Fabrizio De Andrè (Ricordi, 1984)
Apricale
Questo arroccato borgo dell’entroterra merita una visita per il sistema interno di stradine e palazzi medioevali panoramici che portano a una ampia piazza costruita su più livelli e di notevole impatto. Se ci capitate in tarda primavera non è insolito trovare i paesani occupati nel centro della piazza a una sfida a “Pallapugno”, un antico gioco di origine romana la cui particolarità sta nel fatto di svolgersi all’interno dei confini urbani della città (tra vie e piazze) e non in un campo definito.
Da non perdere l’istrionico Delio accoglie gli avventori nel suo storico ristorante “Ristorante da Delio” con una cucina che pur non dimenticando la tradizione dell’entroterra si lancia in sperimentazioni adatte ai palati più esigenti. Coraggiosi gli antipasti (su tutti i “Previ” cioè cavoli ripieni in guazzetto), deliziosi i primi (Maltagliati al farro ad esempio), da brividi i secondi (saltate tutto ma non il coniglietto cotto in tegame).
CD da ascoltare “Lampo viaggiatore” di Ivano Fossati (Columbia, 2003)
Dolceacqua
Raggiungiamo Dolceacqua da nord, dopo uno scavallamento di monti e passi che mi risulta un po’ insolito dato che sull’orizzonte si vede sempre il mare cristallino. Entriamo nel paese passando per un ponte impressionante a schiena d’asino a un solo arco lungo 33 metri raggiungendo il castello che domina la vallata passando in mezzo a vicoletti, archi e antiche vinerie.
Lo stesso Monet, che passò di qua a fine ‘800, disse di questo mucchietto di case “… il luogo è superbo, vi è un ponte che è un gioiello di leggerezza …”. Fidatevi almeno di lui!
Da non perdere il mio consiglio è quello di tornare in riviera e puntare verso Genova, ultima tappa del nostro weekend. Dopo un’oretta potete fermarvi in una piccola località Marittima (Diano Marina)che nasconde nelle sue vie secondarie un piccolo gioiello. Si tratta di “Véggia Dian”, un ristorante-agriturismo a menu fisso tradizionale ligure che porta in tavola cinque antipasti, due primi, un secondo e dolci fino a farvi perdere conoscenza. La scelta tra carne, pesci e verdure del’orto (con anche presidi Slow Food) è senza limite.
Se arrivate al loro Tiramisù con ancora fame entrerete – come uno di noi – nella loro wall of fame.
CD da ascoltare “Dolce acqua” dei Delirium (Fonit Cetra, 1971)
Genova
Genova accoglie da secoli viaggiatori e naviganti nello splendore delle sue vie, nell’ombra delle sue piazze ricavate dentro i caruggi e attorno al suo mare scuro che fa paura “perché mai sta fermo”. In poche ore potete immergervi nei fasti del suo passato marinaro (le “Strade nuove” del centro), ammirare le striate bellezze della Cattedrale di San Lorenzo fino a scendere al porto antico passando per via del Campo.
Difficilmente caos e bellezza si mescolano in una città in un modo così autentico e bizzarro.
E difficilmente lascerete Genova senza il proposito di tornarci.
Da non perdere dribblando con un po’ di rimorso i numerosi forni che offrono sublimi focacce e farinate, dirigetevi nella zona del porto dove, sotto i portici antichi, troverete un’istituzione: l’”Antica Friggitoria Carega“. Qua tra le piastrelle bianche ogni giorno vengono dispensati – come in un eterno rituale laico – fritti di ogni tipo (come totani, calamari, pescetti) assieme alle tradizionali produzioni da forno e a ricette più elaborate (squisite le frittelle di baccalà).
Fatevi largo tra la fila di gente che si accalca al banco e attendete – un po’ preganti – il turno della vostra ascesa al cielo.
CD da ascoltare “Paolo Conte” di Paolo Conte (RCA, 1975)
Testo e foto di Lorenzo D.