Un safari sul lago

La sveglia del cellulare continua morbosamente a ripetere: “It’s time to get up. It’s five thirty”, ogni volta che lo ripete il volume cresce, un incubo? No la triste realta’! Mi chiedo: perché l’ho fatto di svegliarmi cosi’ presto? Mi ritrovo alla guida di un matatu con un occhio aperto e uno ancora in vacanza.

Alle 6 nel buio totale tipico dei villaggi africani scendiamo in riva al Lago Baringo. Joseph spunta fuori dal nulla e ci assicura che tutto e’pronto. Saliamo su una piccolo lancia a motore e si parte per un safari lacustre.

Il sole all’equatore sale molto velocemente e colora il cielo con delle tinte magnifiche che vanno dal fucsia all’arancione, uno spettacolo magnifico che solo le nuvole mattutine possono disturbare. Anche il secondo occhio si apre. Gli input che si ricevono in circa 2 ore e mezza di gita sono tantissimi: l’alba e i suoi colori, gli ippopotami, i coccodrilli, le numerosissime specie di uccelli, i pescatori con le loro barche di balsa, i paesaggi, gli abitanti di Ol Kokwe Island.

Quando il sole e’ alto Joseph fa il numero ‘dell’aquila pescatrice’: compra 1 pesce dai pescatori che si avvicinano sulle loro minuscole barchette di balsa, mette nella bocca  del pesce un pezzettino di legno che servira’ a tenere a galla il pesce, fa ampi gesti all’aquila pescatrice che scopriamo essere un puntino nero appollaiato su un acacia a oltre 400 metri di distanza, lancia il pesce a circa 3 metri dalla nostra lancia e in due battiti d’ala l’aquila pescatrice arrivera’ con la sua eleganza per fare colazione.

Scendiamo quindi dalla barca e incontriamo gli abitanti dell’isola Ol Kokwe, una comunita’ di masai pescatori che vivono lontani da qualsiasi tipo di comodita’ ed agio. Visitiamo il villaggio, la sua flora, le costruzioni per l’essicazione e la conservazione del pesce. Stiam per ripartire ma con un tempismo perfetto ed imbarazzante appare davanti a noi il tipico ‘masai market’ improvvisato dove le donne del villaggio provano a piazzarci braccialetti masai sgargianti in cambio di pochi scellini o di qualcosa da barattare.

Ripartendo notiamo che di fronte a noi ci sono altre due isolette e chiediamo a Joseph chi ci abiti. Un isola e’ privata: ci vive un uomo masai con le sue 5 mogli, i suoi numerosi bambini e gli ancor piu’ numerosi capretti. L’altra isola e’ invece conosciuta come l’isola del diavolo e tutta la comunita’ di Baringo se ne sta alla larga. Si dice che di notte gli spiriti la abitino e per questo spesso si sentono urla provenire da quell’isola. Superstizione? Macche’ dopo un pressing asfissiante Joseph ci rivela che in realta’ l’isola viene utilizzata per fare festini privati in mezzo a delle rilassanti piantagioni verdi…le leggende sull’isola son state create ad hoc per tenere lontano i curiosi.

Si ritorna a riva, il safari lacustre e’ stato molto intenso e ha ripagato la levataccia. Son le 8.30 del mattino ma sembra gia’pomeriggio! Ci sediamo per un ottima colazione e poi si parte alla volta dell’Elementaita Lodge dove ci aspetta un lauto pranzo a buffet. C’e’ tempo pero’ per un divertente fuori programma off road. Avendo piovuto il giorno precedente a meta’ strada tra Baringo e Marigat un fiume stagionale marrone e con una corrente piuttosto forte incrocia la strada. Sicuri del nostro matatu e con baricentro basso grazie al peso entriamo per circa 50 cm nell’acqua e riusciamo ad attraversare il guado lungo una decina di metri. This is Africa!

Il pranzo a Elementaita sara’ esagerato sia per la quantita’ e varieta’ del cibo che per i paesaggi che dalla terrazza danno sul lago Elementaita, lago alcalino e patrimonio dell’umanita’ Unesco dal 2011. Il pomeriggio ci aspetta una bella camminata che ci portera’ fino alle rive del lago dopo aver attraversato una foresta di acacie. Il lago Elementaita cambia moltissimo a seconda dei periodi: verde e rigoglioso durante e dopo la stagione delle pioggie, ocra e polveroso nei periodi secchi. Uno spettacolo!

Ripartiamo nel tardo pomeriggio, prossima tappa Lago Naivasha!

Luca Marchina

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