Ultimo Tanko di un paese senza buon senso: se Anordestdiche finisce nell'inchiesta di Brescia
Oggi vi sveliamo un piccolo segreto. Segreto si fa per dire, visto che in Italia chi non ha in casa almeno una copia di un atto di un tribunale italiano è uno sfigato. A pagina 22 dell’ordinanza con la quale il Tribunale di Brescia chiede la carcerazione di Franco Rocchetta, Flavio Contin, Luigi Faccia e gli altri venetisti arrestati martedì – quelli del tanko – tra le fonti citate dagli inquirenti c’è anche Anordestdiche. Un articolo in particolare, che svela un incontro fondamentale nella costruzione dell’Alleanza tra tutti i separatisti d’Italia.
Il 22 maggio 2012 davamo conto infatti di un incontro convocato a Jesolo
Gli organizzatori – scrivevamo – la annunciano come la convention di tutti gli indipendentismi della penisola. In realtà, a leggere le adesioni, pare esserci soprattutto molto Nord (e ancor più nord est) nella due giorni che si terrà a Jesolo il 26 e 27 maggio. Non c’è traccia di Sardegna, di Sicilia, di Sud, di fatto. E’ strano: in meno di 24 ore questo è il terzo post che Anordestdiche pubblica sull’independentismo. Evidentemente il tracollo della Lega Nord sta liberando energie, o mostri, a seconda di come li si vogliano considerare, prima sopite. Non c’è bisogno di specificare cosa Anordestdiche ne pensi. Ma è un movimento la cui tempistica va sicuramente registrata….
Seguiva un comunicato che avevamo ricevuto, come tutti gli altri media, dagli organizzatori. Alla faccia della segretezza e della macchinazione.
Dato per acquisito quanto pensiamo di tutti i movimenti separatisti in assoluto – regressioni a piccole patrie che non appartengono alla nostra visione del mondo e della storia – e del parafascismo dei forconi, permettete due piccole considerazioni impazzite e politicamente scorrette.
– Se i protagonisti fossero di altro livello verrebbe da pensare a qualche analogia con il 7 aprile. Ma purtroppo il Novecento è archiviato e il nuovo millennio ci consegna protagonisti di altra caratura. Tant’è.
– La privazione della libertà personale, in uno stato di diritto, dovrebbe essere l’estrema ratio dello Stato per punire crimini accertati o evitare sicuri pericoli imminenti. Il tanko di Casale di Scodosia non era un pericolo imminente. Chi l’ha costruito, insultando implicitamente la tradizione meccanica della nostra terra (quell’obbrobrio è il peggiore spot all’industria metalmeccanica mai visto – i venetisti sono veramente scarsi come produttori di armi da guerra), è evidentemente arrivato lungo per la sfilata dei carri di carnevale. Ammesso anche che fosse stato pericoloso, visto che non si tratta certo di una Ferrari, le forze dell’ordine avrebbero potuto comodamente fermarlo quando mai fosse uscito dal capannone. Sulle intercettazioni che dire… Si dicono tante cose. Quello che conta – sempre in uno stato di diritto non mediatico – sono i fatti, le chiacchiere stanno a zero.
– Una considerazione poi sulle reazioni-tipo della sinistra che non osa dire una sillaba che possa sembrare una critica alla magistratura: “così si creano dei martiri e si fa un favore ai venetisti”. Perdonateci, ma è un ragionamento ipocrita. Stiamo parlando della libertà delle persone non della campagna elettorale. E la libertà, in primis dal potere dello stato – nella nostra testa – è un concetto di sinistra.
Costruire un tanko in grado di sparare è reato? Sì. Ma era veramente in grado di sparare? I dubbi sono fondati. Punto secondo: si stronca l’ideazione di un atto dimostrativo privando della libertà personale oltre 20 persone, o si può agire in altro modo? Chessò: intanto sequestrando il tanko (anche solo per attentato al buon gusto). Di questo dobbiamo parlare, del rapporto tra Stato e libertà personale.
Mi spiace per i venetisti, i disobbedienti, i forconi e tutti gli speculatori politici della crisi economica, che vedono in questa operazione della magistratura il sintomo dell’imminente collasso dello Stato italiano e della nascita dei rispettivi progetti: non c’è nessuna macchinazione, nessun colpo di coda di uno stato morente. Questa è solo l’ennesima dimostrazione di uno Stato fortissimo e burocrate, e quindi stupido. Che fa le inchieste con Google e che scambia troppo spesso lucciole per lanterne. Perché ha perso il senso della realtà e il contatto con la vita concreta. Quel che manca in Italia è in buon senso, la proporzione. Ce lo dicono, tutti i giorni, le aule di tribunale e gli uffici pubblici. Ripartiamo da quello che abbiamo in comune: da questo Stato di cose da cambiare, ci sembra l’unica cosa da fare in mezzo a una storia recitata da attori mediocri.
AND
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