Tra Londra e il Veneto scelgo Cavendish e le Olimpiadi, quelle che noi abbiamo perso
Cosa ne penso delle Olimpiadi di Londra 2012? Ve lo spiego tra un attimo. Prima vi parlo delle Olimpiadi che il mio Veneto ha perso e a quelle a cui non ha mai partecipato.
Sono in Italia da 15 giorni per ricerca e passare l’estate prima di ripartire a settembre. Cosa ho trovato? Un Veneto ripiegato su se stesso, pieno di 25-30enni che cercano di sbarcare il lunario facendo mille lavoretti. Mi sono chiesto dov’è il Veneto anabolizzato e muscolare di qualche anno fa? Oggi è fiacco e pessimista. Il mio Veneto le Olimpiadi le ha perse. Sono cresciuto negli Ottanta-Novanta e come si sa si cresce con i miti: il buon vino della Valpolicella, il tessile del vicentino, le partite iva del trevigiano, Cortina e Asiago e infine la terra dove sono nato, i terroni del Veneto, il sud, Chioggia e il Polesine dove anche le strade assolate d’estate profumano di sud.
Trasudano lombrosianamente di sud anche le loro genti, il loro dialetto. Si cresce con i miti e si diventa adulti con la realtà. Quale gara abbiamo perso? Abbiamo perso il match per l’evoluzione della nostra società. Tutto il benessere del Veneto motore dell’Italia si è trasformato in estetismo. E’ nato il Veneto dei suv e degli evasori, delle agenzie interinali (o inter-anali, passatemi il termine) diffuse, dell’evasione come diritto di sangue, perché qualcuno per 20 anni ci ha continuato a dire che eravamo un popolo e invece eravamo popolino. Vi siete mai chiesti perché nel dopoguerra negli sceneggiati i veneti erano raffigurati come “servi” e l’unica frase che gli mettevano in bocca era “paròn” o “servo vostro”? I veneti hanno perso la loro Olimpiade, sono rimasti contadini a metà. Imprenditori a metà. Marcel Proust disse: “Essere indulgenti verso gli altri, severi verso se stessi è un consiglio banale; nell’esistenza è la sola regola da seguire”. Critico il mio Veneto perché lo amo. Perché è la mia terra. E parto dal Veneto per spiegarvi perché Londra 2012 sarà un successo, comunque. Un giorno parlando con un collega inglese del mio dipartimento (di storia), parlavamo di nazioni, di vittorie e sconfitte e mi disse: “noi siamo l’Impero britannico e abbiamo vinto due guerre mondiali, noi abbiamo la regina, ti basta?”. E io ripensai molto a quella risposta che mi sembrava da sbruffone, poi mi feci due conti: noi, italiani, nelle due guerre abbiamo fatto i volta gabbana (due volte), abbiamo vinto una guerra (forse) e non ce lo hanno mai riconosciuto e il nostro monarca durante la guerra è scappato e ha abbandonato la capitale. Non siamo più una monarchia, ma una repubblica. E mi dissi, vuoi vedere che ha ragione lui?
Londra, ma l’Inghilterra in generale, è un’opportunità. Il paese dove molti italiani hanno trovato casa, orfani della propria nazione. Londra è multiculturalità, mentre noi in Veneto ancora ci chiediamo ancora se i terroristi islamici assomiglino o meno a Bin Laden. Quando un amico mi chiese: “ma ci sono terroristi (che noi in Veneto spesse volte identifichiamo con “el talebàn”) in Inghilterrà? Quelli con il turbante e la barba?”. Io non seppi rispondere. Quanti in Inghilterra hanno turbante e barba? Tanti.
Londra è il Chelsea, che batte super-Barcellona di Guardiola. Londra e l’Inghilterra hanno dato asilo ai migliori football manager italiani (Ancelotti, Capello, Mancini e Di Matteo e ti ci metto pure Zola e Di Canio). E noi? Siamo Petrucci e la combriccola romana, che per la stessa brama di estetismo che ha investito il Veneto voleva organizzare le Olimpiadi del 2020 a Roma e ai danni di Venezia. Lui presidente del CONI e pure sindaco di San Felice Circeo. Vi pare possibile? Anzi non vi pare incompatibile? E poi succede che il nostro calcio è marcio. Malato. Ce lo siamo giocato alla SNAI, Bet and win, Betclick e cip e ciop. Vi pare normale? Verrebbe da dire “ucci ucci sento odore di Petrucci”.
Invece, l’Inghilterra è Mark Cavendish, il Manx Missile, il campione del mondo di ciclismo che sfreccia in volata.
Insomma, un paese con la regina e che ha vinto due guerre mondiali può toppare alle Olimpiadi? Non lo so. Mi verrebbe da dire di no. E allora cosa può offrire Londra? Mi piace pensarla come Churchill: “Non ho altro da offrire che sangue, fatica, lacrime e sudore”. E’ un buon punto di partenza. E il mio Veneto? Ha perso le Olimpiadi.
Marco Tiozzo