The Attack
Ha vinto il film libanese The Attack, un’altra pellicola che getta un fascio di luce sul conflitto arabo-israeliano. Si è conclusa la 19esima edizione del MEDFILMfestival, la manifestazione cinematografica più antica della Capitale – diretta da Ginella Vocca – che si è tenuta presso il Museo MAXXI, la Casa del Cinema e il Cinema dei Piccoli di Roma. La Giuria del Concorso Ufficiale Premio Amore e Psiche, composta dalla giornalista e critica cinematografica Fulvia Caprara, dallo sceneggiatore e regista Franco Bernini, dall’attrice Anita Kravos e dal giornalista, critico cinematografico e programmer Giona A. Nazzaro ha premiato:
Premio Amore & Psiche – The Attack, di Ziad Doueiri (Libano, Francia, Qatar, Egitto, Belgio)
Motivazione: Con occhio attento e partecipe il film traccia la parabola di un percorso iniziatico che si inoltra nel cuore di tenebra delle aporie del conflitto arabo/israeliano. Attraverso una scansione narrativa solida ma articolata, il film affronta il nodo di scelte esistenziali estreme interrogandosi sui motivi che le governano e sulle ragioni di tutte le parti in causa. Il protagonista, interpretato con grande maestria da Ali Suliman, si muove con straordinaria intensità alla ricerca dei perché del gesto sconcertante della moglie, inconsueto per una donna e proprio per questo mediaticamente più incisivo. The attack è anche la storia di un amore spezzato come sono spezzati finora i legami tra le due comunità.
Menzione Speciale – Coming Forth By Day, di Hala Lotfy (Egitto, EAU)
Motivazione: Odissea di un giorno solo di una donna sullo sfondo dei moti di piazza Tahir, un film intimo e collettivo che ripensa e aggiorna i presupposti del neorealismo in una ricerca formale particolarmente attenta. Sospesa nei meandri della realtà più cruda, la regista crea un ritratto potente e unico di una donna moderna calata nell’agone della storia.
Premio Espressione Artistica – alla regista Djamila Sahraoui per YEMA (Algeria, Francia)
Motivazione: La potenza di una madre mitologica, il destino biblico di due fratelli riuniti e amati solo dopo la morte. La vita che difficilmente si impone in una natura severa e indifferente, dove si staglia con solenne potenza espressiva la figura di Djamila Sahraoui, regista e interprete misuratissima al centro di un’epopea minimale che riafferma con forza le ragioni dell’esistenza, ricordando che la memoria vitale del sangue non si estingue.
CONCORSO OPEN EYES
La Giuria della sezione dedicata ai documentari, Open Eyes, composta dalla giornalista Cristina Piccino, dalla scrittrice e sceneggiatrice Mariolina Venezia e dal regista Rachid Benhadj segnala la qualità di una selezione che ha offerto un panorama diversificato sui modi di filmare la realtà contemporanea e attribuisce pertanto, oltre al primo premio, due menzioni speciali.
Primo Premio Open Eyes miglior documentario – Art/Violence, di Batoul Taleb, Mariam Abu-Khaled e Udi Aloni (Palestina, USA)
Motivazione: L’arte vista come un potere in grado di creare identità e ridare speranza. Il conflitto fra Israele e Palestina raccontato con grazia e leggerezza, pur nella sua drammaticità, attraverso un linguaggio semplice e diretto.
Menzione Speciale – Babylon, di Ismael Chebbi, Youssef Chebbi e Ala Eddine Slim (Tunisia)
Motivazione: Un film che, sul confine fra Libia e Tunisia nei giorni della caduta di Gheddafi, riesce a raccontare l’epica dei grandi movimenti migratori dei nostri giorni, restituendo il senso di smarrimento e la durezza di un mondo in continuo cambiamento.
Menzione Speciale – Vers Madrid, di Sylvain George (Francia)
Motivazione: Per la sua capacità di trasformare in ricerca cinematografica, filmando le grandi proteste spagnole, i conflitti e le tensioni che attraversano il nostro tempo.