L’amore ai tempi di facebook, parentesi in(f/v)ernale
EDIZIONE STRAORDINARIA: BUON COMPLEANNO MON AMOUR
di Gennifer Neri Pozzi (Barbara Fragogna), 17 gennaio 2013
SUCCHIAMI VIA
Credo che, teatralmente parlando, sperticherò il Calvanismo al più alto livello dei miei fondamentalismi di status.
RIASSUNTO DEL FINALE PRECEDENTE (AGOSTO 2012).
Eravamo rimasti che me ne dovevo andare a casa sua e che avrei trovato le lenzuola ben stirate. Invece la porta era chiusa sprangata e avevano cambiato la serratura. Si era trasferita. Da allora nessuna parola, nessun cenno, nessuna risposta. Storia chiusa. DEFINITIVAMENTE.
L’OGGI.
Accadono fatti strani. Mi sveglio madida nel cuore della notte, in una pozza di sudore, con le palpitazioni, un cocktail perverso di ansia e desiderio. Ho gli incubi, sogni ricorrenti di inquietanti presenze bestiformi che dopo aver controllato l’ora mi offrono una coscia da mordere, al sangue. E io mordo. E godo. E il sangue mi cola giù, scivola in gola come mi volesse lubrificare l’interno tutto. Infatti mi sento tumida e procace, gli occhi spalancati nel buio delle tenebre, i muscoli tesi per chissà dove scattare, le mani aggrappate alle lenzuola rosse, i capelli che fluttuano in aria come elettrizzati da una forza di gravità contraria, la classica schiena arcuata (molto porno-trash). No, non credo si tratti di una menopausa precoce. Si, è vero che la sera alzo un po’ il gomito ma non tanto da giustificare un risveglio prematuro. A voi, miei cari lettori, verranno sicuramente in mente i vampiri (siete dei lettori si o no?) ma io non credo nè ai santi né alle madonne, figuriamoci se mi faccio prendere dai deliri adolescenziali dei conti Dracula e delle sciacquette di Twilight. Qui siamo persone serie. Mica carràmbate.
Ad ogni modo, accadono fatti strani.
Dal diario cartaceo di Gennifer Neri Pozzi (Mi sono presa una pausa da facebook)
“Parigi, 12 settembre 2012. In aeroplano. Lunga la foglia stretta la via… sto tornando a casa dopo aver inutilmente cercato un contatto con E. (Elisa Alessandro ndr.) Niente da fare, che si fotta. Un tizio strano qui seduto accanto a me, pallido, vestito di nero, alti capelli cotonati a mo’ di “culo a mandolino” (beh che volete è un diario, posso esprimermi liberamente senza dover sottostare ai soliti formalismi delle buone maniere e del linguaggio insaponato…), dicevo che questo bizzarro tizio che porta scuri occhiali neri mi rivolge la parola e borbotta lamentandosi con un forte accento balcanico a proposito di un bagaglio fuori misura che ha dovuto pagare a peso d’oro (voliamo con Ryanair) e della terra del suol natio, rispondo con un “mah” buttato là e indifferente ma nel profondo, una morsa mi attanaglia lo stomaco, che sia l’impepata di cozze consumata voracemente al baracchino dei pescatori Còrsi lungo la Senna? Mi sento strana. Lo straniero ha lunghe dita nodose (però potrebbe anche tagliarsi le unghie, che sia un chitarrista gothic?), nel tentativo impacciato di aprire un libro che legge al contrario (proprio al contrario tipo: …asotsepmet e aiub etton anu arE) gli scivola una foto sotto il seggiolino, la raccolgo, è una foto di E.A. (Elisa Alessandro ndr) con dedica! -al mio caro ammiratore Vladimiro. Baci sul collo, tua E.A.- timbrata con un bacio al rossetto (mi viene l’irrefrenabile impulso di poggiare le labbra su quel marchio ma mi reprimo). Noto una macchiolina scarlatta sul bordo dentellato dell’immagine in bianco e nero, un buon bordeaux d’annata? “Dannata zoccola, me la pagherai!” penso, ma un’ennesima stretta mi serra la gola come se delle dita nodose premessero contro la giugulare… colletto troppo stretto? Mi sbottono. Lo straniero mi ringrazia, grinza la bocca a mo’ di sorriso, gli viene male, noto i suoi denti bianchi, perlacei, osservo un canino leggermente più aguzzo rispetto ai classici standard, “Poverino – penso – chissà quante volte si morde la lingua, che sfigato.” Finalmente siamo arrivati, gli chiedo cosa farà a Berlino, mi risponde che ne sentirò parlare. Che tizio misterioso, che sia un prete? Ci salutiamo sobriamente e lui mi dice arrivederci, Auf Wiedersehen, sogghignando.”
“Berlino, 18 ottobre 2012. Voci. I turchi a Neukölln (Neukölln è il quartiere di Berlino dove vivo, è prevalentemente abitato da turchi) ce l’hanno con me ma non ne capisco la ragione. Sembrano spaventati e infastiditi allo stesso momento. Nonostante ciò mi sento stranamente al sicuro, come se ci fosse una presenza al mio fianco che li terrorizza, il loro sguardo non è mai diretto, guardano qualcosa che sta sempre un pochino al di sopra del livello della mia testa (no, non è quello che pensate voi…). Questa mattina la giovane commessa del panificio (turca anch’ella), non appena ho messo piede nel negozio e ho infilzato un “borek” con uno spiedino di legno (credo fosse frassino, il legno, non il borek) ha reagito in modo sospetto, è saltata sul bancone si è tolta la maglietta ed ha iniziato ad ululare emulsionando bava dalla bocca… La mia padrona di casa affema che i turchi sono di natura alquanto sospettosa e superstiziosa. Ho trovato delle teste d’aglio sul mio balcone… come ci sono finite e perchè? Abito al quarto piano, come hanno fatto a lanciarle fino a qui? Ho trovato anche dei razzi (tipo quelli che si sparano a capodanno), mah…”
“Berlino, 2 novembre 2012. Il giorno dei morti. Viventi. Osservo il mio viso pallido allo specchio. Registro un sospetto accenno di anemia. Nota: ricordarsi di acquistare del belletto.”
“Berlino, 15 dicembre 2012. Alexanderplatz. Tarda serata. Ma tu guarda chi si vede, Vladimiro. Alexanderplatz – Auf Wiedersehen, c’era la neve. Le coincidenze. Gli chiedo come sta, se si ricorda di me, certo mi risponde, come potrei scordare, c‘è un legame tra di noi …un legame di sangue, aggiunge sibillino. No, gli spiego, non mi risulta di essere a conoscenza di alcun parente di origini slave. Una nebbiolina lattiginosa avvolge le sue caviglie, devono sudargli i piedi penso tra me e me con leggero disgusto. Una forte raffica di vento spalanca il suo soprabito, per una frazione di secondo il crepuscolo s’illumina di una luce rossastra, come in un flash intravedo il corpo sotto la cappa, seni prosperosi e fianchi ben torniti il volto, il volto sublime di…, com’è possibile! il mio cervello non connette logiche transgender ma dura un attimo e l’impressione ormai stampata indelebile nella mia mente lascia lo spazio ad una camicia inamidata sotto un panciotto di fine velluto e degli eleganti pantaloni fuori moda. La sottile nebbiolina monta a neve e un turbine di fiocchi grossi come popcorn avvolge Vladimiro dai piedi alla testa, anche il cielo è bianco nel buio, nella piazza desolata, solo il rumore del vento. Nell’attimo in cui Vladimiro scompare inaspettatamente una suadente voce femminile con un leggero accento romano alla francese mi ammonisce sussurrando: “treeeenta ggennaaaaiooooohhh…..”.
“Berlino, 25 dicembre 2012. Una biglietto (che non so da dove venga) trovato nella tasca di una giacca acquistata al mercatino delle pulci di Parigi. Dice: “Certe cose non si dimenticano. Un chiodo arroventato nella nuca, uno spillone ghiacciato nel cuore. Trenta gennaio.” Sono qui sola e bevo un infuso al finocchio. Oggi è natal…
(…)
“Berlino, 8 gennaio 2013. Non ho memoria, non ricordo nulla, 14 giorni di vuoto. Solo dei flashback onirici. Voci, rosso, Vladimiro col seno di Elisa, Elisa con i capelli di Vladimiro. Loro due uniti e separati. L’amplesso. Fanno all’amore guardandomi, percepisco il mio corpo come fosse il loro, contemporaneamente entrambi dentro e fuori di me. Mi guardo allo specchio e non mi vedo, frantumo lo specchio con un pugno, sangue, sangue e ancora sangue che viene leccato via da sorci con ali di diavolo, demoni dai lunghi capelli corvini, volti splendenti e membra avvizzite, Geraldine, Lilith, Jezebel, Anna Calvi. Sospiri, orgasmi, mani, atmosfera soffocante, tormento, febbre, delirio, nero, impepata di cozze, ancora nero.
La mia casa è intonsa. Nessun segnale a suggerire lo svolgimento dei fatti delle ultime due settimane. Nessuno pare si sia accorto della mia assenza. Sono pulita ed ordinata, non capisco, che sia solo un vuoto di memoria causato dallo stress? Perplessità. Gli incubi. Elisa. Ancora tu. Dove sei? Una tua foto (da una brochure di Penelope in Groznyj) sul muro davanti alla scrivania mi impedisce di dimenticarti. Togliere la foto? Ci ho provato ma una forza misteriosa mi obbliga a rimetterla al suo posto. Vladimiro sotto pelle.”
L’OGGI.
17 gennaio 2013.
Elisa, Buon Compleanno Mon Amour! <3
Accendo facebook dopo mesi di inattività.
Cara Gennifer ben tornata, mi accolgono quelli del team.
Un invito ad un evento sulla mia wall:
30|31 gennaio
IO SONO DRACULA
Con Elisa Alessandro, Alberto Alemanno, Giovanni Izzo, Letizia Letza, Regina Orioli e Michael Schermi
Si, credo proprio che, teatralmente parlando, sperticherò il Calvanismo al più alto livello dei miei fondamentalismi di status. Subliminale.
Elisa Alessandro a Prato.
Bisogna andare a farle la festa.
Il 30 gennaio sarò lì. Una “strana” forza me lo impone. E tu?
Info utili:
Io Sono Dracula
Scritto e diretto da Marco Calvani
30|31 gennaio
Roba Di Questo Mondo
Di Marco Calvani
mise en espace a cura di Neil LaBute
1 febbraio
Penelope In Grosznyj
Scritto e diretto da Marco Calvani
2|3 febbraio
Teatro Metastasio Prato: http://www.metastasio.it
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