Sotto la cenere, cosa si muove a Istanbul
Sono di nuovo a Istanbul. Scusatemi la latitanza ma l’ultima settimana mi ha visto di nuovo coinvolta nella frenetica quotidianità (fra l’altro viaggiando di nuovo e lavorando troppo). Tuttavia gli eventi del paese non smettono di impegnare la parte più profonda di me, non senza una certa preoccupazione per il futuro.
Data l’imminente partenza non ho molto tempo per scrivere ma mi preme fare sapere a quanti, dato il mio silenzio, si sono preoccupati, che sto bene e alcuni dettagli. Noto che, come al solito, le notizie da voi arrivano solo se ci scappa il morto, ciò nondimeno, nonostante la “pausa” dovuta allo sgombero definitivo di tutte le occupazioni, il popolo non dorme e si registrano cambiamenti non indifferenti.
In breve:
A Lice, un paesino nella provincia di Dyarbakir, città principale del Kurdistan turco, una manifestazione contro l’ampliamento di una caserma e la costruzione di altre caserme, viene soffocata dalla polizia che ferisce 10 persone e uccide un giovane di 20 anni. E’ molto grave, da mesi sono in atto i negoziati per la pace fra curdi e turchi (ve ne ho già parlato) e questo evento sembra mettere in pericolo il processo in corso. Il PKK ha avuto l’ordine di ritirarsi dalle montagne al confine con l’Irak e di consegnare le armi e così è effettivamente successo. Speriamo che dall’altra parte non ci siano reazioni esagerate perché è chiaro che questa è una provocazione di chi è contrario alla pace.
A Diyarbakir il BDP, il partito dei curdi, ha convocato una manifestazione sedata da una violenta repressione della polizia: arresti e 3 feriti. Il BDP parla di metodi fascisti e solleva giusti dubbi sulla possibilità di una pace in assenza del diritto di esprimersi e manifestare.
D’altra parte mi sembra molto più significativa la massiccia presenza di gente ieri a Taksim, al raduno convocato dalla Solidarietà di Taksim per le 7. Incontro parecchia gente anche se la piazza, come avete potuto leggere, è in mano alla polizia che interdice l’accesso ai manifestanti. Verso le 10 una carica disperde i molti (io sono andata via prima che avvenisse) ma non è stata grave quanto in passato. Dopo un mese e mezzo di manifestazioni represse col sangue mi sembra un segno di tenacia da non sottovalutare questa gente che grida ancora in massa giustizia.
Inoltre, last but non least, tantissimi kemalisti. Ripeto: tantissimi kemalisti, con le loro bandiere della Turchia sovrastate dal primo piano di Ataturk, a sostegno del popolo curdo! E non solo a Istanbul ma anche in altre città. Qualcosa si muove e non è poco. Mentre Erdogan e Demirtas (il segretario del BDP) si accapigliano sulle percentuali: per il primo a essersi ritirato dalla guerriglia è solo il 15% dei soldati del PKK, per il secondo l’80%.
Intanto a Mersin altri scontri fra la polizia e 500 dimostranti: 17 feriti fra cui 2 giornalisti e un capo di polizia.
Oggi l’onur yuruyuse, il gay pride. Alcuni radicali conservatori isolati dalla polizia all’altezza del Galatasaray e niente scontri. Gente colorata e magnificamente libera di esprimere la propria identità. Sempre bello, sempre rassicurante. Questa volta la sfilata è all’insegna della Resistenza- direnis, come ogni cartello esibisce. Forte il movimento LGBT, in prima linea a Gezi fin dall’inizio. C’era anche la parlamentare tedesca Claudia Roth, quella che il giorno dello sgombero del parco è stata maltrattata dalla polizia e che in una foto è ritratta davanti a un poliziotto che le dice di tornarsene al suo paese.Gente che raccoglie la spazzatura ma anche qualche idiota che si ostina a sporcare troppo. Ordinaria amministrazione di un popolo che si sta abituando alla lotta e entra in nuovi costumi.
Intanto continuano i forum e gli uomini immobili. Chiaramente il movimento sta raccogliendo le idee. Si dibatte soprattutto della soglia di sbarramento al 10%. Non basta che ci siano elezioni per fare una democrazia e quello è lo snodo fondamentale.
Il gruppo di Hacker turchi redhacker è riuscito a entrare nel sistema informatico dell’amministrazione di Istanbul con una serie di sabotaggi fra cui la cancellazione dei debiti di molti cittadini, rendendo pubbliche le password di sistema e permettendo di accedere al dettaglio delle bollette di acqua, luce e gas che in genere vengono presentate in “scuro”. Mentre il capo del MIT, i servizi segreti turchi, sostiene che non stanno spiando i social media…
Mercoledì apprendo che l’Unione Europea, per voce dell’Irlanda, che a rotazione ne sta alla presidenza, ha confermato che i negoziati per l’adesione della Turchia vanno avanti, anche se dilazionati a ottobre, per via di quanto avvenuto. Non so cosa ne pensiate voi ma io mi sono sentita sconfortata. Dopo 3 anni di stallo i colloqui riprendono (erano ripresi poco prima che iniziasse tutto) nonostante 7000 feriti e 4 morti. Anche se con un’ipocrita posticipazione. Dopo aver visto le foto di quanti sono stati massacrati dalla polizia e di coloro che hanno perso la vista, delle irruzioni casa per casa della polizia (saltano in continuazione fuori video inquietanti) mi veniva da piangere…
Il poliziotto che ha assassinato, sparandogli in testa, il quarto ragazzo è per ora in libertà. Il giudice che lo ha deciso ha rilasciato un’intervista farneticante in cui dice, giuro, che finché non aveva visto il video era per l’arresto ma che ha cambiato idea dopo averlo visto: per lui non è per niente chiaro che il poliziotto ha agito contro il ragazzo, che sia stato lui a sparargli, che gli ha sparato puntando alla testa. Sostiene che non aveva il casco! E che era evidente dal video che stava sulla difensiva, ché aveva paura per la propria incolumità.
Sempre più cartelli con i nomi dei morti degli ultimi tempi e slogan come “siamo tutti Ethem”, “siamo tutti Comert”. Il parco e la piazza non sono mai stati tanto puliti e in ordine. Il parco sembra il cimitero di sé stesso, presidiato dalla polizia, così vuoto che mi batte sempre più forte il cuore quando ci passo vicino. Aveva ragione Cemal, il mio hoca di curdo, quando diceva, al suo banchetto dentro Gezi, che avremmo rimpianto quei giorni…
I prossimi 2 giorni sono gli ultimi prima dell’estate. E’ la prima volta che faccio davvero fatica a staccarmi da qua…
Libera
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