Se la crisi arriva a Bressanone
Mi trovo da una settimana a Bressanone (Bolzano) per i corsi estivi dell’Università di Padova. Ci vengo ogni anno da oramai una decina di anni più o meno. Mai come quest’anno però ho notato la differenza con gli anni precedenti.
Arrivo domenica sera, al solito albergo. Nel parcheggio c’è qualche macchina, ma gran parte dei posti sono liberi. Fa un senso di vuoto. Alla reception l’addetto mi chiede se ho intenzione di fare la sauna. C’è una piccola sauna da 3-4 posti all’ultimo piano dell’hotel.
“No, non credo…”.
“Ah… perché ecco, ” sembra un po’ imbarazzato e prende tempo, “da quest’anno la teniamo spenta, per cui se vuole farla non c’è problema, basta che mi avvisa un po’ prima”. Parla un’italiano un po’ incerto, di queste parti. Ma il senso e l’impressione sono così “brutte”, come quando il medico ti comunica che un familiare ha una brutta malattia, da restare subito impresse. Salendo con l’ascensore i pulsanti non fanno bene contatto. Un problema che ogni anno si rimarca sempre più e che ora ti fa provare diverse volte a far fare contatto per selezionare il piano giusto. Per le cose ordinarie sono dettagli, per la categoria di un albergo sono i dettagli che fanno la differenza, e che ancora ti dicono che c’è poca manutenzione. Nell’ascensore c’è il menù del ristorante. Non ci mangio quasi mai, perché spesso la sera usciamo assieme ad alcuni altri colleghi, ed essendo in alberghi diversi ceniamo presso i ristoranti che ci sono in città. Il menù mi sembra più caro di quello dell’anno scorso, sensibilmente più caro. I prezzi ricordano da vicino quelli dell’Oste Scuro, il più rinomato ristorante della città. Mi viene da chiedermi come saranno diventati i prezzi dell’Oste…
La sera ceno al Grissino, la pizzeria della piscina Acquarena. C’è gente, non moltissima, ma diciamo nella media. Il locale sembra sempre lo stesso con lo stesso tipo di servizio. E’ un locale molto standard senza niente di particolare. Tornando in albergo, sono appena passate le 22, il deserto totale. Non un’anima viva in giro. Sarà che ha un po’ piovuto, sarà che Bressanone è sempre così la sera. Non ci faccio caso.
Nei giorni successivi mi colpisce subito una cosa. I negozi sono pieni di numeri seguiti dal %. Fanno tutti sconti dal 20 al 50%. Questa cosa non l’avevo mai vista. Forse c’era, ma era così modesta da non farsi notare. Invece ora vedi le cose ribassate di brutto. Ma i negozi, nonostante questo, sono vuoti. La seconda cosa che mi colpisce, per la prima volta, è che per le vie del centro storico si sente esclusivamente il tedesco. Italiani “italiani”, pochi. Sì, perché sono italiani (almeno formalmente) anche gli autoctoni, ma dei turisti che normalmente (specie romani) transitano da queste parti, nemmeno l’ummira come direbbe il commissario Montalbano. Non li senti nei ristoranti, non li senti con il solito comportamento “caciarone” (sborone a nord est) dell’ostentazione. Già, perché quelli che passano per di qui i soldi ce li hanno. E il fatto che non ci siano questi ti lascia intendere che soldi ne circoleranno pochi.
Martedì sera, lo so, non è il massimo, alle 21,30 i tavolini esterni di Fink, l’altro ristorante rinomato della città, sono deserti. Scatto una foto. C’è un unico tavolo occupato, da una persona sola che mangia un’insalata accompagnata da una birra. Di sopra, nella parte vip del ristorante, luci spente. Dentro, negli spazi rinnovati, ammodernati e più che ampliati, qua e là qualche persona. Anche i prezzi di Fink, come quelli dell’Oste, sono ulteriormente aumentati rispetto allo scorso anno. E in pochi anni l’aumento è davvero spaventoso. Fino a 4 anni fa un dolce costava tra i 5 e i 6 euro; oggi si parte da 8 per arrivare a 10. Ad occhio un aumento dell’80% in 4-5 anni, ci vuole tutta ad arrivarci col 2-3% annuo di ISTAT. Un secondo di carne arrivavi a 18€ quanto era caro, oggi si arriva a 25€ (e i piatti sono sempre sullo stesso stile). I primi sono volati da 8-9€ a 13-16€. Mi accorgo che anche l’albergo costa di più, e non di poco.
Mi chiedo se la famosa “legge della domanda e dell’offerta” sia passata di qui, perché se non c’è domanda forse i prezzi li dovresti abbassare e non massacrare i pochi che (per poco) consumeranno caricandoli del peso.
Oggi, per la prima volta da quando sono qui, sono stato all’Oste. E’ sabato. Nella mia memoria l’Oste è sempre abbastanza pieno, raramente al 100% di sopra, spesso di sotto (qui mi è capitato diverse volte di aspettare). Oggi sotto c’erano meno di un terzo dei tavoli occupati nel giardino, di sopra credo che si arrivasse tranquillamente a meno di 1/10. La terrazza dove ho mangiato, l’unica terrazza al piano superiore, era vuota, e dentro erano occupati un paio di tavoli.
Credo che se non si daranno un giro presto si troveranno in grossi guai. Passo e chiudo.
Paolo Guiotto