Sansür: la censura in Turchia
Quello turco non è solo un sistema repressivo e a democrazia limitata, è anche un sistema dove la censura è uno strumento di governo. Invadente e pressante. Lo testimoniano – oltre ai tragici fatti di questi giorni che stiamo raccontando grazie al coraggio di Istanbul – anche un libro, “Sansür: Censura. Giornalisti in Turchia” che viene presentato il 13 giugno alla libreria Ready (Librerie Indipendenti Arion), Via Cavour 255 a Roma. Intervengono l’autore Marco Cesario; Stefano Secondino, redattore esteri Ansa; Antonietta Benedetti, direttrice della casa editrice Bianca&Volta; Murat Cinar, giornalista turco
Alla presentazione del libro seguirà una proiezione del cortometraggio “Disagio del piccione” di Ugur Altun.
Il cortometraggio è stato realizzato nel 2011 ed è dedicato a Sait Çakır e a tutti i giornalisti turchi in prigione.
Il libro
Un filo invisibile lega le vite raccontate in questo libro. Si tratta di giornalisti, uomini e donne appassionati del proprio mestiere, impegnati a raccontare con professionalità la verità dei fatti e per tal motivo indagati e imprigionati, alcuni addirittura uccisi, in passato. Tutto questo accade in Turchia, paese del Mediterraneo, paese democratico, paese di cui da anni si discute il possibile ingresso nell’Unione Europea.
Marco Cesario ha vissuto a Istanbul, ne ha subito il fascino, i mercati di spezie, i gabbiani in volo sul Bosforo, e ne ha conosciuto le difficoltà e i timori di svolgervi un’inchiesta. Ha incontrato quei giornalisti, i loro colleghi, i loro familiari e attraverso quelle conversazioni, a volte a forti tinte intimiste, riavvolge quel filo narrandoci le loro vite distrutte dalle censure e dagli abusi di potere subiti. Così quel filo diviene testimone del passato e del presente della Turchia, ne svela le atmosfere e le contraddizioni, la cultura e le zone d’ombra. La volontà di svelarle per contribuire alla coscienza civile del proprio paese può condurre un giornalista in carcere, all’esilio o alla morte?
Questo è accaduto ad Ahmet Şık, in carcere per oltre un anno per aver scritto un libro confiscato ancor prima di esser stampato, a Dogan Özgüden, costretto alla fuga clandestina quarant’anni fa e tuttora oggetto di minacce ed intimidazioni nel suo esilio a Bruxelles, a Zeynep Kuray, imprigionata per aver raccontato la guerra di cui è vittima la minoranza curda, a Hrant Dink, ucciso per aver affrontato il tema del genocidio degli armeni, e a molti altri ancora.
Marco Cesario, giornalista professionista, ha lavorato all’agenzia nazionale ANSA, al desk di ANSAmed, ramo dell’agenzia specializzato sul Mediterraneo ed il Medio Oriente arabo-musulmano.
Da Parigi – dove attualmente svolge un dottorato in filosofia presso l’Ecole Doctorale dell’Università di Parigi VIII – ha collaborato con la rivista ResetDoc diretta da Giancarlo Bosetti e con la rivista Micromega (La Repubblica) diretta da Paolo Flores d’Arcais. Scrive sul quotidiano online Linkiesta e sulla rivista multilingue specializzata sul Mediterraneo BabelMed. Scrive inoltre di Mediterraneo su Globalist e sul sito d’informazione specializzato sul Mediterraneo MedArabNews, ed in francese ed inglese sul quotidiano in rete Mediapart diretto dall’ex direttore di Le Monde Edwy Plenel. Attualmente collabora a diversi progetti scientifici con l’Università Chalmers di Goteborg(Svezia).
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