Covid 19: non dimentichiamoci di quel che è stato
“Gli esperti del Centro per il controllo delle malattie Infettive di Atlanta sono stati spediti a Toronto per capire come mai l’epidemia sia scoppiata così violenta in una città che vanta strutture sanitarie all’avanguardia e medici capaci di arginare qualsiasi tipo di emergenza . I ricercatori statunitensi sono arrivati dopo che l’Oms, da Ginevra, aveva bollato Toronto come città proibita sconsigliando a chiunque di andarci per evitare contagi. Una settimana più tardi i voli sono tornati regolari e i torontoniani non sono stati più visti come untori. La stessa Oms è tornata a parlare di Toronto come di una città “che è riuscita a circoscrivere i casi e a evitare contagi selvaggi. Ma Toronto si lecca le ferite. Gli albergatori e i ristoratori parlano di perdite pari al 60-80%, la compagnia di bandiera Air Canada ha 20 milioni di dollari di rosso. (…). Il dottor Guenael Rodier in una lettera inviata al giornale dell’Associazione dei medici canadesi, ha ammesso che è stato dato con ritardo l’allarme globale alle strutture sanitarie e alla popolazione. A conferma di ciò vanno le dichiarazioni di un portavoce del ministero della Sanità del Canada in cui si ammette un primo allerta arrivato a novembre. ‘E’ stato allora che per la prima volta abbiamo sentiro parlare del virus, con una nota arrivata via computer, attraverso un programma chiamato Global Public Health Intelligence Network. Si parlava di una misteriosa infezione scoppiata in Cina, ma poi non abbiamo saputo più nulla’. Tre mesi dopo il terribile virus si è annidato a Toronto. Allo Scarborough Grace Hospital il focolaio. Si è arrivati, come detto a 264 casi – di cui cinque in condizioni gravi.In tutto il Canada, diecimila persone in quarantena e 23 morti”.
Quello che avete appena letto non è l’estratto di un articolo pubblicato nel 2021 e nemmeno a inizio pandemia, nel 2020.
E’ l’estratto di “In nome della Sars gli Usa tornano amici” scritto da Paola Bernardini per “Diario della settimana” nel maggio del 2003.
Citarlo oggi, non serve unicamente a evidenziare le somiglianze con quanto avvenuto in questi ultimi 18 mesi, ma a ricordare che le avvisaglie di quel che è accaduto non mancavano e che pur sperando che il peggio sia ormai alle spalle, non possiamo dimenticarci come tutto è iniziato.
Ci ripetiamo da mesi che questa pandemia era imprevedibile, che ci ha colto impreparati perché non potevamo aspettarcelo. Ma è davvero così?
Gli archivi, cartacei e digitali, aiutano a ottenere le giuste risposte. Perché non è solo l’articolo di Paola Bernardini sulla Sars e sui casi di polmonite atipica che avevano colpito la città canadese a mostrare come si sarebbe potuta affrontare la pandemia, lo mostrano anche due video di due ex presidenti degli Stati Uniti. Il primo risale al 2005.
Nel video che segue si può sentire il presidente George W. Bush presentare un piano nazionale per affrontare le possibili pandemie influenzali. Un piano pensato a seguito della diffusione della Sars (2002-2004) e al ricordo dell’epidemia di Spagnola di un secolo fa. Un piano che intendeva preparare gli Stati Uniti a una possibile, se non probabile, pandemia, perché, come sosteneva George W. Bush: “Una pandemia è come l’incendio di una foresta: se affrontata in tempo si può estinguere con pochi danni, se affrontata tardi può trasformarsi in un inferno”.
Per questo vennero presentati piani anti pandemia nel 2005, nel 2006 e nel 2009.
Dopo Bush Jr. fu il turno di Barack Obama che, come mostra questo altro video, aveva sottolineato come fosse venuto il momento di “mettere in campo un’infrastruttura, non locale ma globale, in grado di rilevare rapidamente ogni pandemia, per isolarla e trovare, altrettanto rapidamente, la giusta risposta”. Era il 2014.
Successivamente ha fatto il suo ingresso alla Casa Bianca Donald Trump e, come ha mostrato una breve ricerca compiuta da Andrea Settis Frugoni nella primavera dell’anno passato, i piani anti pandemia sono rimasti lettera morta.
Come ci ha segnalato lo stesso Settis Frugoni, la pagina del sito del “Center for Disease Control and Prevention” dedicata al piano anti pandemie non era aggiornata dal 3 novembre 2016 e non ha subito modifiche fino all’arrivo di Joe Biden alla presidenza.
Gli effetti dell’epidemia SARS-CoV-1, il virus che aveva ucciso il suo scopritore, Carlo Urbani, avevano spinto l’Amministrazione statunitense a organizzare un piano antipandemico. poi qualcuno ha pensato che il pericolo non esistesse più.
Fino all’arrivo della SARS-CoV-2 nota anche come “Covid 19”.
Massimiliano Boschi