Praga, un ostello così bello che non ti viene voglia di uscire
Nel migliore ostello di Praga ogni sera c’é qualcosa per cui vale la pena non uscire a far baldoria. Sotto gli archi accoglienti del grande bar-salotto-cucina puoi assaggiare deliziose crepes offerte e preparate dallo staff carino e simpatico, sorseggiando la loro birra o quella – incredibile per un ostello permetterlo – che ti sei preso per pochi centesimi al negozio all’angolo e portata a casa.
Se il tempo regge, te ne stai invece in giardino, c’é la grigliata, é gratis, a fare amicizie seduto al vecchio tavolo da cucito riconvertito, cosí se sei timido puoi far andare il meccanismo con il piede e calmarti un po’. La pulizia e la cura di ogni ambiente, dalle grandi stanze col pavimento in legno ai bagni nuovi e funzionali, sono scrupolosissime, e si rimane stupiti dall’attenzione per il dettaglio e la comoditá per l’ospite, al punto che temo non riusciró mai ad usufruire di tutti i servizi messi a disposizione.
L’opinione tra i colleghi viaggiatori é unanime: uno dei migliori ostelli del mondo. No, non ne diró il nome, né percepiró alcuna mancetta – sempre i soliti malpensanti – anche perché a cosa servirebbe nominarlo. La dolce ragazza del bar mi accoglie con un sorriso sorpreso: finalmente potrá praticare un po’ il suo italiano, che teme si stia arrugginendo troppo, ancora migliore peró di quello di molti italiani.
Italiani che appunto latitano: in un anno di lavoro all’ostello Michelle non ne ha mai visto uno ed é un vero peccato, per voi. Zainisti dalla penisola ce ne son pochi in giro, troppo pochi per un mondo che merita di essere scoperto anche da chi un hotel non se lo puó permettere e cosí eccomi dover avere a che fare con le solite orde di alti e biondissimi americani e australiani, che nelle camerate miste degli ostelli son cosí tipici da far parte dell’arredamento. Fa’ la pazzia quest’estate, non essere schizzinoso su camerate e socialitá, fanculizza la crisi e vieni a Praga, che tra l’altro é pure bellissima. Costa piú o meno quindici euro a notte.
Davide Miozzi
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