Tramonti in Polesine. Su due ruote attraverso «spazi uniformi eppur così vari»
“La bellezza del Delta va letta in orizzontale: una linea d’acqua, una lingua di terra, una striscia di bosco, le righe degli argini, una distesa di dune. Il faro o il casone della bassa con il lungo camino sono elementi verticali che sottolineano la vastità degli spazi uniformi eppur così vari”.
Il delta a cui si riferisce Cesare Zavattini è quello del Po, un fiume che conosceva molto bene, non solo perché era nato a pochi passi dalle sue rive, a Luzzara nel reggiano. Al fiume più lungo d’Italia, aveva dedicato alcuni testi tra cui “Padania, il fiume cerca il mare: il Po nel Delta” edito da Calderoni nel 1978 da cui è tratta la frase iniziale. Ma chi è nato su quelle rive, in quegli “spazi uniformi eppur così vari” deve fare i conti con l’abitudine, una tendenza in grado di offuscare qualsiasi bellezza.
Daniele Mistura, tecnico radiofonico di Bolzano, non ha questo problema. La bellezza del territorio che abita, l’Alto Adige, è tutta verticale. L’orizzonte è bloccato dai monti, le linee interrotte dalle vette, e forse è proprio questo che gli ha permesso di cogliere meglio di altri le bellezze di un territorio che non è certo in cima alle mete turistiche italiane: il Polesine. Mistura lo frequenta da tempo per motivi famigliari, lì abitano i suoceri, ma poi ha deciso di percorrerlo in tutta la sua lunghezza, più di una volta: «Solitamente carico la bicicletta sul treno Interregionale da Bolzano a Ostiglia, poi proseguo verso il Delta pedalando».
Chi volesse avere un’idea dell’itinerario sulla riva sinistra del Po può dare un’occhiata qui, ma Mistura ha percorso entrambe le rive più di una volta. Verrebbe da chiedergli perché, ma forse è più interessante il quando: «Ovviamente è meglio evitare i mesi estivi, troppo caldo, troppa umidità, troppe zanzare. Nella prima parte di primavera e in ottobre, invece, si può scoprire un territorio molto più attraente di quel che si può immaginare». Riguardo alle zanzare, Mistura ha studiato alcuni accorgimenti, non proprio scientifici ma quasi: «Inutile nascondere il problema, nei mesi estivi attorno alle 18 o alle 19 si possono incrociare vere e proprie contraeree di zanzare. Si rischia di venire assaliti e i nuovi indumenti tecnici e traspiranti rischiano di trasformarsi in comode tovaglie per le affamate succhiasangue. Si viene beccati ovunque anche attraverso pantaloncini e maglietta. Consiglio quindi di evitare le giornate troppo calde ed eventualmente di tenere una velocità che superi i trenta chilometri orari. Mi sono accorto che a quella velocità si riescono ad evitare molte fastidiose punture».
Una velocità difficile da tenere per chi non è allenato, ma va ricordato che per le biciclette quel territorio può rivelarsi un paradiso: nessuna salita e poco vento. «E’ una zona che offre molto più di quel che si pensa anche per chi non ama la bicicletta. Non mancano i paesini in cui fermarsi per rinfrescarsi o per pranzare o cenare a base di anguilla. Non solo, l’argine è cinque metri sopra il fiume mentre molte cittadine sorgono sotto il livello del mare. Dall’argine si ha una vista dall’alto con orizzonti sconfinati. Affiorano i campanili mentre dal fiume prendono il volo garze, aironi, anatre e molti altri volatili che fanno il nido nei boschetti tra acqua e argine. Recentemente sono stati restaurati vecchi casolari molto belli, alcuni sono oggi adibiti a osterie o trattorie, ma si può anche cenare in barca o organizzare gite lungo il fiume su apposite imbarcazioni».
Mistura segnala alcuni luoghi particolari dove soffermarsi: Porto Tolle dove si possono noleggiare biciclette, ma consiglio anche l’isoletta di Sacca degli Scardovari che si raggiunge attraversando un ponte di barche e antiche risaie, la spiaggetta di Boccassette dove si può anche fare un tuffo e il centro storico di Adria.
Ciclismo, acqua di fiume e di mare, panorami inusuali, ristoranti tipici e birdwatching. Come detto, le attrattive non mancano, ma quel che solitamente rimane nella memoria di chi ha percorso quei luoghi è altro. Mistura lo conferma: «I tramonti sono unici, soprattutto in autunno ma non solo, sia risalendo il fiume che scendendo. L’umidità diffonde i colori del tramonto su tutto il panorama, l’orizzonte è sconfinato e alcune anse del fiume riflettono il cielo in maniera davvero straordinaria».
Massimiliano Boschi
(foto di Daniele Mistura)