Please Hold the Line: viaggio ad Est con i tecnici delle comunicazioni, tra humour e umanità

Terzo appuntamento con le recensioni dal 32esimo Trieste Film Festival, online dal 21 al 30 gennaio 2021. Qui trovate una panoramica dei film in concorso. Qui il primo film recensito: Berliner (The Campaign) di Marian Crișan. E qui il secondo: Otac (Father) di Srdan Golubović. Buona lettura e buona visione.

Please Hold the Line (“prego resti in linea”, in romeno “Așteptați răspunsul operatorului”) è la traduzione in inglese del messaggio preregistrato che una cortese e fredda voce femminile recita al telefono quando la connessione con il numero richiesto è mancante. È anche il titolo del documentario di Pavel Cuzuioc (Austria, 2020, 86′) presentato in concorso in anteprima italiana al Trieste Film Festival (visibile ancora fino a venedì 29 gennaio a questo link). Un documentario di osservazione che segue il lavoro di un gruppo di tecnici delle comunicazioni che aggiustano linee telefoniche, connessioni via cavo, modem e antenne in un’area dell’Europa dell’Est che comprende Moldavia, Romania, Ucraina e Bulgaria.

Nell’epoca della comunicazione globale, queste tute blu delle reti sono i veri “social network” che permettono alla popolazione di paesini e città di restare collegati al resto del mondo. Lo fanno con ironia e filosofia, perché – come capiamo seguendoli nel loro lavoro – ad ogni porta a cui bussano incontrano un mondo. Il film si trasforma quindi in una galleria di personaggi ricchi di umanità: dagli anziani che dissertano amabilmente sui vicini protagonisti di efferati casi di cronaca nera agli immigrati alle prese con truffatori telefonici razzisti, dal prete che, tra il rassegnato e il profetico, riconosce il primato della comunicazione (“il Verbo”), all’eccentrico anziano che colleziona denti di squalo fossili e ama la pittura e la vodka.

Pavel Cuzuioc, che già nel suo precedente documentario Secondo me aveva raccontato la vita quotidiana di lavoratori invisibili, in quel caso le maschere di alcuni grandi teatri dell’opera, segue la lezione del maestro Frederick Wiseman (il cantore delle grandi e piccole istituzioni, di cui il recente film City Hall è la summa). Nel catalogo apparentemente casuale di uomini e donne collegate da labili fili si sente un eco di Sacro Gra di Gianfranco Rosi, Leone d’oro a Venezia nel 2013. Ma lo sguardo del regista moldavo, residente a Vienna, è anche venato di un sotterraneo humour, e in controluce Please Hold the Line è un inno in tono minore alla vitalità delle relazioni umane in grado di superare confini e nazionalismi che in quell’area dell’Europa sono in forte ascesa. Il discorso del tecnico che a fine film, seduto al suo tavolino da lavoro, si lascia andare a ruota libera a considerazioni sull’ordine globale e le sue ingiustizie, è un piccolo capolavoro di antiretorica.

«Ci piace pensare ai mezzi di comunicazione come a un collante tra le persone – spiega Pavel Cuzuioc –. Tuttavia, con una varietà sempre più ampia di strumenti per comunicare, la disintegrazione sociale è più forte che mai. Please Hold the Line è un film sulle persone che risolvono problemi di comunicazione – sui tecnici che riparano televisioni, telefoni e modem – e sui loro clienti. Un campionario di tipi umani. Mi interessano le persone e le loro difficoltà quotidiane. Sono questi micro universi individuali ad affascinarmi di più».

Giulio Todescan

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