Piangete pure! La generazione Facebook demolita da una giovane tedesca

Heult doch, piangete pure, Meredith HaafIpercomunicazione di sè. Uso e abuso di Internet e dei social media. Utilitarismo. Post ottimismo. Stigmatizzazione del dissenso. Secondo Meredith Haaf, giornalista e blogger germanica, classe 1983, sono queste le caratteristiche dei trentenni di oggi. Inserendosi in un filone letterario inaugurato all’inizio degli anni Duemila da “Generation Golf” del connazionale e coetaneo Florian Illies, Haaf fotografa una generazione che – innanzitutto – si rifiuta di definirsi come tale.

Utilizzando Facebook come pietra di paragone e come sineddoche (una parte per il tutto) per descrivere la vita sua e dei suoi coetanei – dall’inesistenza del tasto “unlike” alla dipendenza dall’approvazione e dai commenti altrui – Haaf interpreta sociologicamente e antropologicamente gli atteggiamenti e le consuetudini dei nati negli anni Ottanta.

“Heult doch” – “Piangete pure” (Piper Verlag, 2011, 240 pagine, 8,99 euro) giustifica e spiega, contestualizzandoli nella società moderna, l’opportunismo e l’assenza di contenuti ideali e morali, la codardia e l’egoismo nei rapporti interpersonali, il pragmatismo e il disimpegno politico dominanti la vita sociale. L’arguto saggio della sociologa non rinuncia alla critica, suggerendo la possibilità di mettere in discussione il modello culturale dominante, di impegnarsi per cambiare le cose e non solo per conservare l’esistente
e di rifiutare posizioni lavorative di palese sfruttamento mascherato da “investimento per il futuro”. L’interrogativo di fondo Haaf lo lascia però inevitabilmente senza risposta: “Cosa dovremmo fare della nostra società se non abbiamo nemmeno più una vaga idea di come ci si senta a farne parte?”.

Silvia Fabbi

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