Pensando alle donne in fuga dalla Siria
“Le donne siriane che arrivano qui sono vittime di violenze, soprusi, lutti e sfollamenti; non si sentono rifugiate e non vedono l’ora di tornare a casa. Sono ancora sperdute. Spesso non hanno voglia neanche di rivelare il proprio nome”. E’ il racconto di Marta Triggiano dal confine tra Siria e Giordania, valicato negli ultimi mesi da almeno 50.000 persone. E la crisi non sembra fermarsi.
Si stima che ogni giorno oltre 300 siriani arrivino illegalmente nel Paese, e tra loro donne e bambini.
Forte dell’esperienza maturata con l’assistenza alle profughe irachene, per le donne rifugiate ed a rischio di violenze e sfruttamento, Un ponte per… ha predisposto al confine con la Siria – Irbid e Ramtha – un servizio integrato di assistenza medica, psicologica e protezione legale. Per le vittime di tratta c’è una casa protetta dedicata che le accoglie ad Amman.
Coloro che varcano il confine sono spesso i più poveri e vulnerabili. Non possono provvedere ai costi relativi alle cure sanitarie e all’alimentazione, senza contare che nei prossimi mesi occorrerà intervenire anche sulla formazione scolastica dei minori.
Come già accaduto per l’emergenza irachena, la più grave dopo quella palestinese, la comunità internazionale fatica a rispondere alla crisi, sia dal punto di vista politico che umanitario.
Ma le crisi della regione non sono finite. In Iraq continuiamo a sostenere le minoranze religiose e culturali che resistono nel nord del paese, tra violenze e persecuzioni, così come le vittime dei conflitti con sostegni a distanza, progetti di cooperazione ed iniziative di sensibilizzazione in Giordania, Libano.
Nello specifico negli ultimi due anni, abbiamo assistito 10 mila rifugiate irachene in Giordania. Duemila bambini delle minoranze irachene e centinaia di rifugiati palestinesi in Libano sono riusciti a proseguire gli studi.
Nella giornata mondiale del rifugiato Un ponte per… riafferma la sua presenza accanto alle popolazioni rifugiate, con particolare attenzione ai più deboli, donne e bambini.
E lancia un appello per l’assistenza ai rifugiati ed alle rifugiate siriane, alla loro protezione sia in termini umanitari, avviando un serio ed efficace piano di aiuti sia chiedendo all’Europa di assumersi le sue responsabilità prevedendo piani di accoglienza, nei paesi membri dell’Unione, almeno per le persone più vulnerabili che in questi giorni fuggono dal paese.