Il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia: resiliente e cyberpunk
Aprirà sabato 22 maggio (fino al 21 novembre) la 17. Mostra Internazionale di Architettura che si sarebbe dovuta tenere lo scorso anno ma che, causa pandemia, è stata posticipata. Il Padiglione Italia, curato dall’architetto sardo Alessandro Melis e intitolato “Comunità Resilienti”, propone una riflessione sui meccanismi di resilienza che le comunità mettono in campo per rispondere alle grandi sfide globali, a partire dal cambiamento climatico.
La Biennale 2021, in presenza: “How will we live together?”
La Biennale Architettura, l’esposizione internazionale d’arte che si tiene a Venezia ogni due anni porta il titolo “How will we live together?” Posticipata a quest’anno causa Covid-19, è curata dall’architetto ed educatore libanese Hashim Sarkis ed “è motivata da nuovi tipi di problemi che il mondo sta ponendo di fronte all’architettura, ma è anche ispirata dall’attivismo emergente di giovani architetti e dalle radicali revisioni proposte dalla professione dell’architettura per affrontare queste sfide”. Aprirà i battenti da sabato 22 maggio a domenica 21 novembre 2021, ai Giardini, all’Arsenale e a Forte Marghera. L’edizione 2021, ovviamente, sarà regolata dalle norme sanitarie in vigore, tra queste: mascherine; controllo della temperatura all’ingresso; igienizzazione delle mani; distanziamento; sistema di entrata e di uscita separato in ciascun padiglione; percorso espositivo a senso unico; acquisto dei biglietti esclusivamente online e tracciamento dei visitatori. In totale sono 112 i partecipanti da 46 Paesi, con una maggiore rappresentanza da Africa, America Latina e Asia. Il percorso è organizzato in cinque “scale” (o aree tematiche). Diverse anche le proposte inedite, come l’incontro con il 15. Festival Internazionale di Danza Contemporanea.
Una giungla abitata da strane creature
Il Padiglione Italia – alle Tese delle Vergini in Arsenale – è sostenuto e promosso dal Ministero della Cultura, dalla Direzione Generale Creatività contemporanea ed è curato da Alessandro Melis. Il titolo? Comunità Resilienti (Resilient Communities). L’architetto sardo – docente dell’università di Portsmouth, negli Usa, dove è direttore del Cluster for Sustainable Cities – ha chiamato a raccolta le menti più diverse: genetisti e filosofi, scienziati dell’ambiente, ma anche teatranti e grande firme del fumetto, richiami al mondo del cyberpunk, suggestioni alla Blade Runner. Affida alle somiglianze con il genoma umano la sua idea di mostra, mescolando urbanistica, botanica, agronomia, biologia, arte e medicina. Insomma, contaminazioni di ogni genere, che Melis ha definito “una giungla abitata da strane ed affascinanti creature, così che si possa fare l’esperienza di un mondo che cambia mentre sta cambiando”. L’obiettivo è quello di dimostrare che la resilienza, anche quella delle comunità urbane, sta nella capacità di diversificare, di plasmarsi e di rifondarsi. Come, appunto, il genoma e come il cervello umano.
L’impronta della pandemia
Impossibile non trovare una forte connessione con il momento storico che stiamo vivendo, “cruciale”, lo definisce l’architetto. Nel Padiglione italiano, ha detto Melis alla conferenza stampa di presentazione, qualche settimana fa, “i confini tra le arti e quelli tra arte e scienza si confondono, in una interazione continua. Un Padiglione delle possibilità, non solo per l’architettura, aggiunge Melis, che “non offre dogmi bensì domande”. E che esplora le marginalizzazioni “perché è spesso qui, nel rumore di fondo, che si trovano le soluzioni ai problemi”. Il Padiglione comprende una serie di sezioni, ognuna delle quali esplora un tema specifico, ed è coordinata da diversi collettivi di progettazione e ricerca. Inoltre, il Padiglione Italia sarà esso stesso una comunità resiliente, composta da 14 “sotto-comunità” intese come laboratori operativi, centri di ricerca o casi di studio che proporranno una riflessione aperta sullo stato dell’arte dell’architettura urbana nel nostro paese e nel mondo attraverso l’esposizione delle opere di eminenti architetti italiani e un focus sulle nuove metodologie.
La tempesta Vaia nella sezione “Dolomites Care”
I temi spaziano da come l’architettura possa aiutare a mitigare le condizioni climatiche estreme nella sezione “Dolomites Care” (vengono illustrati i casi della tempesta Vaia e del Vajont) al ruolo dell’architettura in relazione alla salute e al benessere nell’era degli obiettivi di sviluppo sostenibile nella sezione “Architecture as Caregiver”. “Global South”, invece, presenta il contributo degli architetti italiani alla resilienza delle comunità subsahariane, quelle più esposte ai cambiamenti climatici e alle pressioni sociali che ne derivano. Allo stesso tempo, “University: Resilient Agencies” esplora il ruolo delle istituzioni educative nell’attivare il cambiamento, stimolare l’innovazione e creare reti di resilienza. In concreto, il Padiglione Italia – a impatto CO2 quasi zero, con un riciclo e integrazione dei materiali della Biennale d’arte del 2019 – presenta ai visitatori numerosi percorsi di riflessione, promuovendo la diversità e la variabilità. Grazie poi al contributo di creativi e maestri del settore come il fumettista Riccardo Burchielli, ci saranno forme espressive legate alla graphic novel, al gaming, in toni e modalità di ispirazione cyberpunk per avvicinare il pubblico più giovane o il teatro con il Laboratorio Peccioli.
I biglietti: quello “regular” costa 25,50 euro (20,50 per residenti, over 65 e studenti).
Elmar Burchia
Nella foto d’apertura l’installazione curatoriale “Genoma” del Padiglione Italia alla Biennale Architettura 2021, che apre al pubblico il 22 maggio. Foto: Padiglione Italia.