Ortles, in cima seguendo la «normale»

La via normale per scalare l’Ortles, il “re”, la cima più elevata dell’Alto Adige e di tutte le Alpi a oriente del Bernina, al confine occidentale della provincia di Bolzano con vista sul passo dello Stelvio, parte dal rifugio Payer (3.029 m), raggiungibile a piedi da Solda (1.861 m) passando per il rifugio Tabaretta (2.556 m). Il tracciato sale da nord ed è considerato il più facile tecnicamente, sebbene non sia da sottovalutare, innanzitutto per la varietà che presenta: nella prima parte della cresta prevede tratti di arrampicata su roccia (in alcuni punti è possibile assicurarsi su anelli o sulla catena fissa) con difficoltà fino al III grado, inframmezzata da arrampicata con ramponi su roccia (dopo la prima parte di ghiacciaio occorre superare una paretina verticale di alcuni metri) e infine di ghiacciaio con parti anche pericolose, specialmente per via dei serracchi e dei crepacci, nonché per la pendenza. Per godere appieno dello splendido paesaggio del versante nord, che percorre la cresta con arrampicata a tratti esposta attraverso due selle prima di arrivare sul ghiacciaio a quota 3.200 metri, ci siamo affidati a una guida alpina esperta dell’Alto Adige, Josef Hilpold, che ci ha condotto sulla cima a 3.905 metri e indietro al rifugio Payer in massima sicurezza.

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Preziosi sono stati i suoi consigli non solo sulla gestione dell’energia – fisica e mentale – per centellinare le forze in vista del lungo impegno che ci attendeva, ma anche quelli sull’alimentazione ideale nel corso della salita: «Avrete sete e bisogno di zuccheri, quindi bevete ogni tanto qualcosa di dolce. Di scorte il corpo ne ha a sufficienza: meglio evitare di appesantirsi con barrette o, peggio, panini. Quando scenderemo al rifugio ci rifaremo abbondamentemente» è stato il suo efficace avvertimento. Un approccio che ci ha consentito di raggiungere la cima in tre ore con due sole pause e di goderci al massimo il percorso verso l’alto e il ritorno. Grazie alla partenza prima dell’alba – siamo usciti dal rifugio alle 5.00 insieme a una ventina di altri alpinisti, la maggior parte cordate altoatesine accompagnate da una guida alpina – le prime luci del sole risvegliano i sensi nel corso della prima parte della salita alleviando l’eventuale sensazione di freddo che il vento può indurre a percepire.

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Scalare l’Ortles la mattina del 28 luglio 2010 è stato, per me e il mio compagno Luca Barbieri, il coronamento di un sogno lungo otto anni, dal giorno in cui ci siamo trasferiti in Alto Adige e abbiamo iniziato, timidamente e a volte anche goffamente – come tutti gli adulti che apprendono una nuova abilità – a muovere i primi passi sui sentieri di montagna, sulla roccia e sui ghiacciai. Un sogno che si è realizzato grazie a una rete di esperienze, incontri, amicizie, casualità della vita: dalle prime uscite «impegnative» con amici ai primi corsi – che ci hanno tenuto una guida alpina della Scuola di alpinismo Ortler di Solda per la progressione su ghiacciaio e gli amici del Cai di Bolzano per l’arrampicata su roccia – per acquisire la tecnica necessaria alla salita, dai passaparola con amici arrampicatori che ci hanno sponsorizzato il materiale – grazie ai Rieglerbrothers per picche e ramponi! – al training fisico dell’amica Barbara Sartoni, laureata in scienze motorie, a quello mentale e per la respirazione con i miei insegnanti di yoga Marcella Tanchis e Cristiano Strim del Centro Terra Erde di Bolzano e molti altri contributi che sicuramente sto dimenticando. Insomma, ciò che mi ha insegnato l’Ortles è che tutte le nostre esperienze, ma soprattutto la nostra identità, sono semplicemente il mix – a volte casuale – della nostra interazione con la vita. Quando scali una montagna, insomma, ci vai con i tuoi piedi. Ma a muovere i tuoi passi è la tua motivazione, la tua fiducia in te stesso, sorretta da esperienze, amici, sfide superate e sconfitte con cui hai dovuto fare i conti nella tua vita. Ecco perché la montagna è la migliore maestra di vita che io abbia mai incontrato: severa, a volte pericolosa, ma accogliente e giusta con chi le si accosta con rispetto.

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