Munir Bashir, un film omaggio ai cristiani iracheni
Nove anni fa, il 9 aprile 2003 le truppe americane invadevano l’Iraq. Questo post vuol ricordare cos’è successo da allora alla comunità cristiana irachena.
Chi ha mai visto Munir Bashir? Chi sa che l’Iraq nel Novecento ha espresso un talento musicale assoluto che ha rinnovato la musica orientale avvicinandola all’Occidente?
E, ancora, quanti sanno che Munir Bashir, il più grande compositore ed esecutore di oud (il liuto orientale) era cristiano? Pochi. Tanto pochi che il regista Laith Mushtaq, già cameraman di guerra di Al Jazeera, per sfatare la convinzione della maggioranza che associa l’Iraq solo ai conflitti del Golfo e non all’astrolabio, alla ruota, alla scrittura cuneiforme e alla culla di Abramo, ha deciso di farci un film.
Prodotto e girato tra il 2010 e il 2011, “The oud said to me”, andato in onda lo scorso settembre su Al Jazeera Documentary Arabic, ha adesso anche una versione italiana dal titolo “Munir Bashir. Il liuto, la sua voce”, tradotta e curata da Zina Tayyib e Laura Silvia Battaglia.
“Dedico questo film ai miei amici italiani con amore – dice il regista -. L’Italia e’ la nazione europea più sensibile alla musica, all’arte, alla storia. Non ne conosco altre, eccetto, per la filosofia e la musica, la Germania. Ma, in piu’, l’Italia e’ un ponte naturale tra Oriente e Occidente, il luogo in Europa dove più sento il legame con la cultura araba”.
Nato nel 1930 a Baghdad e morto nel 1997 a Budapest, Munir Bashir visse con questo obiettivo: creare un ponte tra le due culture e farlo con la lingua più universale che possa esistere, la musica. Mushtaq: “Bashir visse a Baghdad, Beirut, Londra, Budapest; creò un nuovo genere di oud migliorando tecnicamente lo strumento; innovo’ il maqamat, cioè il sistema modale orientale, applicato all’oud e alla tradizione musicale irachena, dotandolo di forti legami con la tecnica indiana; studiò con Zoltan Kodaly al conservatorio Franz Liszt di Budapest assimilando il repertorio occidentale di musica antica e popolare”.
“Dopo i conflitti del Golfo, più della meta’ delle incisioni dal vivo e dei manoscritti di Bashir sono andati perduti”, rivela Laith Mushtaq che e’ stato l’unico cameraman non embedded presente a Falluja durante tutta la durata dell’assedio, nel 2004. “La musica di Bashir e’ un altro degli immensi tesori dell’Iraq perduti per sempre e ancora misconosciuti al resto dell’Occidente”.
Il documentario “Il liuto, la sua voce”, ricostruisce la vita di Bashir attraverso le testimonianze di familiari, amici, colleghi, musicisti; interpella musicologi ed esperti del settore; si avvale di rari documenti televisivi forniti dagli archivi della BBC; ripesca inedite performance dal vivo di Bashir; intreccia le vicende private dell’uomo con quelle della Storia europea e dell’Iraq.
Ma non e’ questo l’unico motivo per il quale il regista, musulmano sunnita, si e’ imbarcato nell’avventura. “Munir era cristiano, uno dei grandi cristiani iracheni; la tradizione musicale del maqamat e’ ebraica. Dico questo per sottolineare come l’Iraq sia stato la culla delle tre religioni monoteiste, che hanno coabitato pacificamente finche’ la guerra e l’occupazione americana non hanno cambiato del tutto il suo volto e la sua storia. Una svolta radicale di cui hanno fatto e fanno le spese soprattutto i nostri fratelli cristiani, vittime di azioni persecutorie e di attentati”. Dal 2004 ad oggi, in otto anni, i cristiani presenti nel Paese sono passati da 450mila a 150mila. Per Al Qaeda sono “un bersaglio legittimo”. Ma non per tutti gli altri iracheni, vittime di guerra allo stesso modo, “fratelli – ribadisce Laith Mushtaq – nella stessa radice di Abramo”.
Sylvie Paci
Link a voce wikipedia
http://en.wikipedia.org/wiki/Munir_Bashir