Venezia: le mostre da non perdere (parte I)
L’attesa è finita: dopo mesi di chiusure, la città lagunare torna a offrici un ricco quanto prelibato menu di offerte culturali da non perdere.
Come un inebriante profumo, le note di testa e buona parte del cuore, sono, naturalmente, quelle della 17. Biennale Architettura, che ha aperto i battenti qualche giorno fa, lo scorso 22 maggio (visibine fino al 21 novembre). How will we live together? Il titolo-interrogativo, quantomai attuale, della rassegna curata da Hashim Sarkis, che ha immaginato un percorso intorno a cinque scale di grandezza: l’individuo, le abitazioni, le comunità, il territorio e il pianeta.(ne parliamo qui)
L’apertura ha visto anche l’annuncio del Leone d’Oro alla carriera, assegnato allo spagnolo Rafael Moneo. Architetto, docente, teorico dell’architettura e critico, nel suo discorso per la premiazione Moneo ha ricordato come “In nessun’altra città la complementarietà tra natura e artificio, che accompagna l’architettura, si manifesta in modo così evidente come a Venezia.”
Un “abbraccio”, quello tra natura e artificio, naturale e monumentale, che trova perfetta sintesi anche in un nuovo progetto inaugurato in occasione della Biennale : “Echoes of the Forest” del collettivo di progettazione LABINAC, composto dagli artisti Maria Thereza Alves e Jimmie Durham. La mostra nasce per i Giardini Reali di Venezia, spazio verde di 5000 metri quadrati nel cuore della città, connessi nuovamente a Piazza San Marco e riaperti al pubblico nel dicembre 2019, dopo un intenso intervento di restauro
Per questo vasto spazio “restituito” alla città, Alves e Durham hanno realizzato, nella Serra dei Giardini, trenta tavoli ispirandosi al pino endemico del mediterraneo. La mostra comprende anche una serie di vasi realizzati da Alves in diversi laboratori del vetro attraverso un processo di sperimentazione con i maestri vetrai e un lampadario in acciaio e frammenti di vetro di Murano di Jimmie Durham, ispirato agli alberi e all’effetto della luce su foglie e vetro rotto. L’artista , performer, saggista e poeta statunitense ha un forte legame con Venezia: per la sua installazione “Venice: Objects, Work and Tourism”, alla Fondazione Querini Stampalia, nel 2015, Durham aveva raccolto le storie dei lavoratori veneziani dai più diversi settori, dai carpentieri ai maestri vetrai, fino ai lavoratori dei ristoranti o chi aveva cariche amministrative, creando un percorso con materiali di scarto e detriti accumulati e abbandonati nella città.
“Echoes of the Forest” sarà visitabile fino al prossimo 5 giugno, da martedì a domenica, ore 10.30-17, mentre dal 3 al 17 settembre potrà essere visitata negli stessi orari, ma su appuntamento. Qui le info sui Giardini.
LABINAC, tavolo disegnato da Jimmie Durham per LABINAC Giardini Reali di Venezia, 2021 Fotografia: Andrea Avezzù
Anche la mostra “L’Arca di vetro” guarda alla tradizione del vetro muranese del Novecento ma da una prospettiva totalmente diversa. L’esposizione, ospitata presso Le Stanze del Vetro sull’Isola di San Giorgio Maggiore, presenta infatti oltre 750 pezzi – dagli ippopotami ai pappagalli, dagli elefanti agli insetti- dalla collezione personale di Pierre Rosenberg. Assiduo frequentatore di Venezia, lo storico Direttore del Museo del Louvre di Parigi, ha messo insieme una vastissima collezione di animali di vetro. La mostra, a cura di Giordana Naccari e Cristina Beltrami, rimarrà aperta fino al primo agosto 2021; è disponibile anche un tour virtuale online.
Il balletto, Rimini, 1953 © Archivio Mario De Biasi / courtesy Admira, Milano
Dall’Isola di San Giorgio ci spostiamo nella vicina Giudecca alla Casa dei Tre Oci per una mostra che allarga lo sguardo su uno dei più grandi interpreti del Novecento, il fotografo Mario De Biasi (Sois, Belluno, 1923 – Milano, 2013). Dalle immagini dello sbarco sulla luna ai ritratti di celebrità come Brigitte Bardot, Fellini e Masina, Romy Schneider al Festival del Cinema di Venezia, fino ai reportage di viaggi a Hong Kong, Sud America e India, l’esposizione presenta oltre 250 scatti, di cui metà inediti, realizzati da De Biasi tra il 1947 e il 2003. Una mostra omaggio insomma, che celebra il talento di De Biasi in tutte le sue sfaccettature: “Il fotoamatore neorealista, il fotoreporter di Epoca, il testimone della storia, il ritrattista di celebrità, l’esploratore di mondi vicini e lontani, l’artista visuale, l’interprete di madre natura, il disegnatore compulsivo e creativo. Tutto il suo lavoro è un inno alla vita”- cosi la curatrice della mostra Enrica Viganò. Del resto, lo stesso De Biasi affermava che “dovunque s’incontra la vita s’incontra la bellezza.” La mostra, aperta tutti i giorni tranne il martedì dalle 11 alle 19, sarà visibile fino al 9 gennaio 2022
Caterina Longo
Immagine di apertura: Giardini Reali di Venezia, 2020 vista dall’alto Fotografia: quantobasta.biz