"La società britannica è come una montagna: più si sale e più diventa bianca". Intervista al dirigente sindacale Nalin Cooke
La Commissione sulle disparità etniche e razziali britannica ha recentemente pubblicato i risultati della sua ultima indagine in cui non si nega che il razzismo sia un problema, ma si sottolinea come non sia istituzionalizzato. La Commissione ha, inoltre, concluso che fattori geografici e socio-economici influiscono sulla vita delle persone più del razzismo e che il Regno Unito dovrebbe essere preso come esempio da altri Paesi a “maggioranza bianca”.
Per comprendere meglio quanto l’indagine rifletta la realtà abbiamo intervistato Nalin Cooke, coordinatore regionale di Unison, il sindacato britannico che si occupa prevalentemente dei lavoratori del pubblico impiego (1,3 milioni di iscritti).
Come valuta l’indagine della Commissione sulle disparità etniche e razziali?
“Ho pensato che fosse tipico del Partito Conservatore avviare un’indagine che analizza i problemi di razzismo nel Paese e metterci a capo una persona che è stata screditata per commenti omofobi e che aveva già prima dell’indagine aveva dichiarato di non credere all’esistenza di un razzismo istituzionale. Il risultato ne è la conseguenza. E’ tipico dei conservatori: organizzare un’indagine in modo che si raggiunga il risultato voluto”.
A suo avviso, l’indagine ha ignorato episodi di razzismo istituzionalizzato?
“Dal mio punto di vista l’indagine contraddice l’esperienza quotidiana che emerge dagli iscritti appartenenti a minoranze etniche. Per esempio, all’interno le autorità pubbliche locali devono essere consapevoli della necessità di essere attivi nell’introdurre programmi che facilitino le minoranze etniche ad accedere alle opportunità di avanzamento. Ovviamente nessuna organizzazione ha una regola che impedisce loro di accedere ai livelli superiori, ma se si guardano i fatti, si vede che questi gruppi etnici non sono promossi e non si trovano loro esponenti ai livelli più alti dell’organizzazione. Un’analogia calza a pennello è quella delle “cime innevate”: più si sale e più la montagna diventa bianca. Inoltre, sempre all’interno delle autorità pubbliche locali, le minoranze etniche hanno più esperienze di disagio professionale, si registrano più lamentele e sono licenziati in maniera maggiore. Tutto questo è stato ignorato dall’ultima indagine”.
C’è chi sostiene che le minoranze sono poco rappresentate in quanto, appunto, minoranze…
“L’idea che le minoranze siano ferme ai livelli bassi perché meno numerose non è altro che un argomento per distrarre dalla realtà. La verità è che anche nei territori dove le minoranze non sono tali, i numeri relativi alle assunzioni e alle opportunità di avanzamento professionale non migliorano. Come mai? Questi lavoratori sono tanto qualificati, ambiziosi, capaci e intelligenti quanto gli altri. Perché queste organizzazioni non sfruttano i talenti dell’intera società? Se le organizzazioni non riflettono la società che rappresentano, c’è qualcosa che non funziona nelle organizzazioni, non nelle persone”.
Quali sono le raccomandazioni di Unison al governo per un’indagine maggiormente credibile sul problema razziale nel Regno Unito?
“Già all’inizio di questo inutile spreco di risorse Core, (Coalizione delle Organizzazioni per l’Eguaglianza Razziale) aveva previsto che l’indagine sarebbe stata la solita foglia di fico per nascondere e giustificare l’inazione del governo. Una previsione nata dal fatto che, già diverse volte in passato, l’organizzazione aveva sollevato questioni di discriminazione razziale senza essere ascoltata. Immaginavano quindi che l’indagine avrebbe rimpiazzato il problema del razzismo parlando di “vittimismo” e con un’altra parola molto in uso al giorno d’oggi , “ghosting”, che in pratica significa che se non hai successo nella vita è colpa tua. Fa parte dell’immagine del Regno Unito post-Brexit, cioè di un Paese egalitario, corretto e aperto al business…con tanto di sventolamento della bandiera nazionale. Core aveva proposto di implementare le raccomandazioni delle numerose indagini fatte precedentemente che avrebbero permesso un migliore utilizzo delle risorse. Le proteste del movimento Black Lives Matter, spronavano al cambiamento non chiedevano una nuova indagine che, come si sapeva dall’inizio, si sarebbe trasformata in una whitewash (una mano di bianco, un’imbiancatura)”.
Per chiudere, donne, disabili, persone che sono discriminate a causa della loro appartenenza religiosa, dell’orientamento sessuale etc, sono discriminate allo stesso modo delle minoranze etniche o razziali?
“Uno dei problemi che abbiamo è proprio che spesso i problemi razziali vengono visti separatamente da altri esempi di discriminazione. In verità quando Unison si muove per rimuovere pratiche di razzismo istituzionale, quello che fa è riorganizzare pratiche di uguaglianza e correttezza nell’ambito lavorativo. Dal successo delle nostre imprese non beneficiano solo le minoranze, ma tutti, perché il datore di lavoro che riconosce la necessità di cambiare protocolli di uguaglianza per un gruppo di lavoratori, automaticamente riconosce la necessità di cambiarle per tutti i gruppi, eliminando in toto le pratiche discriminatorie. La nostra non è una campagna per ottenere benefici per le minoranze etniche, ma per assicurare un ambiente lavorativo corretto e egalitario, in cui uno dei punti critici è la questione della razza. Nel campo dell’uguaglianza di genere, per esempio, Unison sta facendo tanto per assicurare una remunerazione alla pari tra uomini e donne e, negli ultimi anni, ha ottenuto ottimi risultati all’interno dell’amministrazione pubblica. Va anche ricordato che se oltre ad essere una donna, la lavoratrice appartiene anche ad una minoranza etnica, è spesso più svantaggiata di una donna bianca nella stessa situazione. Molto spesso questa necessità di osservare i problemi delle minoranze separati da quelli di altri gruppi è una strategia per dividere le persone e per distrarre da quello che è la nostra missione: creare una situazione di uguaglianza e correttezza all’interno del posto di lavoro”.
Aba Pifferi