"Money has Four Legs", commedia sulla censura in Myanmar. Prodotta da Ma Aeint, rapita dal regime

Accade che nell’universo cinematografico la finzione si intrecci in modo sorprendente con la realtà. È il caso di Money has Four Legs, film d’esordio del regista birmano Maung Sun, in concorso e in anteprima italiana al Far East Film Festival 23 di Udine (Myanmar, 2020, 100′). «Il film parla del sistema di censura nel cinema del Myanmar, ed è anche ispirato alla mia personale esperienza di regista esordiente – spiega il cineasta nel video introduttivo che lo vede parlare nel bel mezzo di una protesta di piazza –. Siamo qui che combattiamo per la democrazia e la libertà di parola contro la dittatura».

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L’opera, una commedia dai molteplici riferimenti cinefili che racconta appunto la storia di un regista esordiente, Wai Bhone (interpretato da Okkar Dat Khe), esce proprio nei giorni in cui la regista Ma Aeint, che in Money has Four Legs è accreditata come produttrice e sceneggiatrice, è al centro di un caso di patente violazione della libertà di espressione: è stata arrestata ed è tenuta in custodia in un luogo segreto, dopo essere uscita di casa il giorno 5 giugno. Il primo febbraio la fragile democrazia del Myanmar è stata colpita al cuore da un colpo di stato militare che ha rovesciato il governo di Aung San Suu Kyi, arrestata dai militari guidati dal generale Min Aung Hlaing.

L’appello del mondo del cinema per liberare Ma Aeint

Circola un appello internazionale, promosso dall’International Coalition for Filmmakers at Risk (ICFR) e dai più importanti festival mondiali tra cui Cannes, Venezia, Rotterdam, Locarno, Sundance e Busan, che chiede l’immediata liberazione di Ma Aeint. L’appello, che condividiamo e invitiamo a far circolare, si può leggere a questo link.

Un triste e duro rispecchiamento della realtà raccontata con toni leggeri dal film di Maung Sun, il cui protagonista e alter ego dell’autore si vede alle prese con due grossi problemi: la cronica mancanza di denaro, che lo costringe a fare il diavolo a quattro e a escogitare stratagemmi a sfondo di volta in volta banditesco e picaresco per sbloccare la produzione dell’agognata opera prima, e il sistema di opprimente censura da parte della politica e del produttore che lo vogliono forzare a smussare gli spigoli della sua ispirazione artistica.

Money has Four Legs

Un gioco di rimandi tra cinema e realtà

La fotografia documenta senza edulcorarla una Rangoon dove le pagode buddiste si alternano alle architetture coloniali. Qui il giovane regista si affanna tra traffico e strade polverose, alternandosi tra la famiglia, in affitto (troppo caro) in una casa nella strada «dove hanno sede le più importanti case di produzione del paese», la povera baracca in cui abita il cognato ex galeotto e ubriacone, il set funestato dalla scarsità di mezzi e dalle bizze di attori inaffidabili e permalosi e la casa di produzione, vero e proprio nido di vipere.

Il film accompagna lo spettatore in una situazione familiare, suscita spontanea simpatia l’aria da loser tenace del protagonista. A ricordarci che siamo nel mondo della finzione (ma nemmeno troppo) ci pensano i riferimenti metacinematografici: dal gangster movie Bo Aung Din del 1941, di cui Wai Bhone sogna di fare il remake, ai titoli di coda interrotti, fino al set del film-nel-film in cui il regista rivede sul suo monitor esattamente ciò che vediamo noi spettatori. Se stesso compreso.

Money has Four Legs si può guardare anche online su MyMovies, a questo link.

Giulio Todescan

 

Foto: Far East Film Festival

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