Lettera aperta dall’Italia a Macky Sall

“Sua eccellenza, è con animo colmo d’emozione e di speranza che vi rivolgo questa lettera per sollevare una problematica, a mio avviso, decisiva per la marcia della nazione verso un futuro promettente”. Inizia così la missiva che il sociologo senegalese Aly Baba Faye, in Italia dal 1984, rivolge al neo presidente senegalese Macky Sall. Una lettera aperta, a nome di tutti quei senegalesi che hanno lasciato il Paese per costruirsi un futuro migliore e che ogni anno contribuiscono al 27% del prodotto interno lordo nazionale. Un senegalese su cinque ha deciso di lasciare il Paese con destinazione l’estero e l’Italia è la terza meta più gettonata.

La responsabilità economica che grava sulle spalle dei contribuenti all’estero è innegabile. Intere famiglie hanno acquistato una stabilità grazie alle rimesse provenienti dall’estero negli anni in cui la crisi non aveva ancora azzoppato le economie occidentali. Eppure, scrive Baba Faye, esiste un gap tra il contributo economico degli emigrati e la “debolezza della loro rappresentanza a livello politico”. “Sfortunatamente – prosegue il sociologo – le ultime elezioni amministrative hanno dimostrato che la diaspora è considerata un semplice bacino elettorale, niente più”. Nessun rappresentante dei residenti in Paesi stranieri, infatti, è stato inserito nelle liste elettorali. Durante la campagna elettorale, il nodo è stato sollevato in più occasioni, ma è sempre diventata un argomento per polemizzare con Wade e i suoi dieci anni al potere.

Aly Baba Faye, invece, propone una soluzione: riservare alla diaspora “una parte dei seggi di nomina presidenziale in senato, al Creas (centro di ricerca e scambio artistico, ndr) e in altre istituzioni”. Così come andrebbe riformato il Consiglio superiore dei senegalesi all’estero “per renderlo più utile”.

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