L'eredità di Nobel
Il 10 dicembre 2013, presso il municipio di Oslo, avverrà la consegna del Premio Nobel per la Pace.
Il prestigioso riconoscimento quest’anno è stato assegnato all’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, l’OPAC. Fondata nel 1997 per dare attuazione al Trattato di interdizione all’uso della armi chimiche, ha raggiunto quest’anno un importante risultato: l’ingresso della Siria tra gli stati aderenti. Sono solo 6 i paesi che ancora non fanno parte dell’Organizzazione: Angola, Birmania, Egitto, Corea del Nord, Israele e Sud Sudan.
La comunicazione della vittoria è avvenuta in ottobre tramite un informale messaggio su Twitter, inviato dal comitato del premio Nobel: “Per favore contattateci, stiamo cercando di raggiungere telefonicamente il vostro ufficio”.
Molto più formale sarà la cerimonia di premiazione che, rispettando una tradizione risalente al 1905, sarà presieduta dalla famiglia reale Norvegese. Sono sempre presenti le maggiori autorità del governo e i diplomatici rappresentanti gli altri paesi. Il comitato presenterà al pubblico il vincitore, il quale mostrerà il diploma e la medaglia che accompagnano la vincita monetaria (che non viene consegnata durante la cerimonia). Il momento più solenne è, ogni anno, il discorso ufficiale, con cui il vincitore ha l’opportunità di comunicare in modo pieno e personale il messaggio di pace che lo ha portato alla vittoria del premio Nobel.
I festeggiamenti proseguiranno al Grand Hotel, nel centro di Oslo: 250 invitati di cui 30 scelti dal vincitore, gusteranno una cena in cinque portate, servita su piatti decorati con un medaglione dorato di Alfred Nobel. Il vincitore siederà nel tavolo posto al centro della sala,con le maggiori autorità, e regalerà ai presenti il secondo discorso della giornata.
Il premio Nobel fu ideato da Alfred Bernhard Nobel, chimico svedese, inventore della dinamite e della balistite, un esplosivo da lancio. Dai brevetti ricavò un’immensa fortuna e un altrettanto grande senso di colpa causato dall’utilizzo delle sue invenzioni in campo bellico. Nel suo testamento, forse per farsi perdonare dalle generazioni future, decise di destinare il suo patrimonio a una fondazione che avesse per scopo l’assegnazione annuale di cinque premi a chi avesse reso i maggiori benefici all’umanità. Nacquero così i premi Nobel: per la chimica, per la medicina, per la letteratura, per la fisica e per la difesa delle relazioni amichevoli tra i popoli. Quest’ultimo, stabilì Nobel, non sarebbe stato assegnato da istituti svedesi, bensì da un comitato eletto dal parlamento norvegese.
Tale scelta potrebbe essere stata influenzata da un insieme di circostanze e fattori.
Innanzitutto, all’epoca, la Norvegia era unita alla Svezia, ma le spinte autonomistiche si facevano sempre più forti. Nobel potrebbe aver inteso l’assegnazione di un riconoscimento tanto prestigioso come segnale di riunificazione e riappacificazione. Quale premio affidare ai norvegesi? La ricerca medica e scientifica norvegese era più modesta di quella svedese; allo stesso modo, non era ancora presente un’istituzione letteraria in Norvegia abbastanza prestigiosa da dirigere il premio Nobel con la competenza dell’accademia svedese.
Il premio Nobel per la pace sembrava il più adatto: la Norvegia non aveva la stessa tradizione militare della Svezia. Alla fine del diciannovesimo secolo, inoltre, l’assemblea legislativa norvegese (Storting) si era fortemente impegnata nell’Unione Interparlamentare con la Svezia, al fine di risolvere i conflitti attraverso la mediazione e l’arbitrato. L’iniziativa di Nobel non è stata però sufficiente a evitare la separazione, e le differenze tra i due paesi vengono ancora oggi orgogliosamente mostrate nella gestione delle cerimonie di premiazione.
L’atmosfera della cena di gala, a Oslo è molto più rilassata e informale di quella di Stoccolma: gli uomini non sono obbligati a indossare il frack, è sufficiente uno smoking. I costumi tipici del paese di appartenenza sono accettati come alternativa all’abito elegante. In Svezia, il banchetto è ripreso da più telecamere, mentre i norvegesi non riprendono l’evento, ritenendo che filmare i commensali non permetta a questi ultimi di vivere piacevolmente la serata.
A Stoccolma, il Re è da sempre tra gli invitati alla cena di gala. Il re di Norvegia ha invece cenato nei suoi appartamenti fino al 2006, anno in cui il vincitore pachistano Muhammad Yunus aveva espresso il desiderio di invitare la regina di Spagna, Sofia. Si è reso necessario allora trovarle dei commensali adeguati, ovvero il Re e la Regina. Il principe e sua moglie, invece, hanno dovuto aspettare fino al 2009 per ricevere il sospirato invito.
Camilla Bonetti
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