La voce dell’Africa questa sera a Padova

Un’occasione da non perdere con Aminata Traoré. È una delle intellettuali più autorevoli e seguite dell’Africa, nota per la denuncia dell’oppressione e della povertà che le politiche neoliberiste e la globalizzazione hanno portato nel cuore del suo continente. Leader del Forum Sociale Mondiale Aminata Traoré, saggista, esperta di economia africana è anche stata ministro della cultura del Mali.

L’appuntamento è questa sera a Padova  alle 21. Aminata incontrerà la città di Padova durante il dibattito “Quando la terra diventa un bene comune: tra democrazia e sviluppo” (Centro Culturale S. Gaetano). Aminata Traorè affronterà le problematiche conseguenze della crescente globalizzazione del commercio agricolo promossa dal WTO, della diminuzione degli aiuti al settore agricolo, e l’impatto della Politica Agraria Comunitaria dell’UE sulle condizioni sociali delle popolazioni rurali africane. “Il denaro, che in questi ultimi tempi scorre a fiumi quando si tratta di salvare le banche, è sempre stato irreperibile quando si trattava di onorare gli impegni presi verso i popoli oppressi”.

L’iniziativa, inserita nel programma della “Giornata della cooperazione internazionale” continua venerdì 14 alle ore 15 presso la Biblioteca del Centro Diritti Umani con il convengo: “La differenza nella scelta quotidiana. Diritti Umani e Commercio Equo e Solidale: il caso Palestinese”, organizzato dal Centro Diritti Umani e la Cooperativa Unicomondo.

Domenica 16 ottobre dalle ore 15 un pomeriggio di festa chiuderà il ciclo di incontri: saranno presenti in Piazza delle Erbe gli stand delle associazioni di cooperazione internazionale e alle ore 17.30 si terrà lo spettacolo “Mondo nuovo. Essere, vivere, scegliere”, reading di Filippo Tognazzo e musiche a cura di Giorgio Gobbo e Sergio Marchesini.

Biografia e pensiero

Nata a Bamako (Mali) nel 1947, ha insegnato sociologia all’università della Costa d’Avorio, e collaborato con varie agenzie ONU (UNDP e UNESCO). Dal 1997 al 2000 è Ministro della Cultura nell’ambito di uno dei primi governi democratici del Mali. Per una donna, in un paese dell’Africa musulmana più rigorosa, si tratta di un traguardo assoluto. Ma Aminata, per non sottostare al dovere di riserva imposto ai funzionari statali, decide di lasciare gli incarichi governativi e di dedicarsi a tempo pieno al lavoro di denuncia e inchiesta sociale al fianco delle reti della società civile, alle donne e ai movimenti contadini africani.

Assiste ai dolorosi programmi d’aggiustamento strutturale imposti al suo Paese dalla Banca Mondiale e dall’FMI, che affossano la produzione locale di cotone e miglio, e gettano nella miseria migliaia di contadini, spodestati di terre, sementi e acqua. Scrive Femmes d’Afrique: douleureux ajustement, per narrare l’impatto drammatico di tali riforme sulla popolazione rurale femminile, la più vulnerabile. Risalendo dalla denuncia dei sintomi alla lucida analisi delle cause, scrive poi La morsa: l’Africa in un mondo senza frontiere, un saggio in cui denuncia le istituzioni di Bretton Woods di essere responsabili del degrado economico, sociale e ambientale dell’Africa. Apparso nello stesso anno di No Logo di Naomi Klein, il libro consacra la Traoré come una delle voci di punta del movimento altermondialista africano. Contribuisce quindi alla fondazione del Forum Sociale Africano, si spende come nessun altro per la realizzazione del primo Forum Sociale Mondiale in Africa (Bamako 2006), a cui consegue la fondazione della prima piattaforma mondiale a favore della sovranità alimentare (Forum di Nielenyi, “il cibo non è una merce”, 2007), cresciuto fino a rappresentare, oggi, la base della contestazione contadina del G20 2011 in Francia.

Da queste vivacissime esperienze, che fanno di Bamako una delle capitali della sperimentazione politica in Africa, nasce il film “Bamako” di Abderrahmane Sissako, (premiato al Festival del cinema di Parigi), che mette in scena un processo fittizio alla Banca Mondiale e al FMI, in cui Aminata recita una parte nel ruolo di sé stessa (testimone della difesa popolare).

La vulnerabilità delle donne, gli esodi migratori, le catastrofi di Ceuta e Melilla, la strumentalizzazione delle rivalità etniche e il ripiego identitario dell’Europa, scrive Aminata Traoré,  non sono altro che tanti diversi fili riconducibili al dissesto dell’agricoltura africana imposta da politiche cieche alle esigenze dei popoli, che non esita a definire “neocolonialiste”. Ne svolge l’impietosa diagnosi nei successivi libri, tradotti in varie lingue, quali Mille tessitori in cerca di futuro, L’immaginario violato, L’Africa umiliata, Lettera al Presidente dei Francesi a proposito della Costa d’Avorio e dell’Africa in generale.

Aminata si augura quindi che “gli Stati africani la smettano di seguire pedissequamente le ingiunzioni dei paesi occidentali che si traducono in piani a favore dei banchieri internazionali e delle grandi potenze, e che assegnano le popolazioni, e in particolare i giovani, alla povertà, alla violenza e alla migrazione. L’assenza di un dibattito di fondo che dica la verità sulle conseguenze catastrofiche del sistema neoliberale nei confronti dell’agricoltura, dell’accesso al lavoro e della società rurale nuoce pesantemente al processo di costruzione di una democrazia conforme alle ambizioni degli Africani”.

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