La vita degli italiani nelle Midlands
Ecco il prosieguo del pezzo di Marco Tiozzo sugli italiani di Birmingham. Per leggere la prima parte basta cliccare qui.
Una sera, Alberto Cuomo gentilmente si intrattiene con me e mi confessa, “La presenza degli italiani a Birmingham e nelle West Midlands è abbastanza forte. Noi, oggi come comunità siamo presenti su Facebook e rappresentiamo principalmente la categoria del “nuovo arrivato” (studente o lavoratore) e del nostalgico. Rappresentiamo anche quella categoria e quel numero non specificato di italiani che ogni giorno lascia l’Italia per trovare nuove opportunità in altri paesi europei, uno stereotipo tuttora vivo e reale”. E allora scatta l’idea, quella dell’intervista.
Gli italiani in Inghilterra ci sono da tempo?
“La presenza degli italiani nelle varie città inglesi è rintracciabile da tempo. Come hai scritto in un tuo precedente articolo, si parla spesso di migranti stagionali giunti a partire dalla prima meta dell’Ottocento. Noi abbiamo avuto il merito o comunque l’idea di organizzare e di proporre un nuovo tipo di comunità tramite l’uso del “social-networking” .
Esistono luoghi di riferimento per gli italiani a Birmingham?
“L’anno scorso, se passavi di venerdì pomeriggio al ristorante Del Villaggio nei pressi del Bull Ring, avresti trovato un gruppo di italiani, seduto per ore a chiacchierare e a prendere un caffè. Nello stesso modo, se passi al “Caffè Gusto” nei pressi della stazione di New Street o al “Rosso Pomodoro”, ne troverai sicuramente qualcuno”.
Come si vive all’estero, quali sono i pro e i contro?
“Come ben sappiamo, l’Italia è un paese anomalo, anomalo in molti sensi. Purtroppo c’è da dire che si trovano più opportunità all’estero rispetto all’Italia. In Inghilterra ancora coincidono e sono vivi i concetti di meritocrazia e di crescita.
E il mondo universitario e lavorativo inglese, come lo vedi?
“In termini accademici, credo che le università inglesi si concentrino molto di più sulla teoria applicata e che dunque venga data una maggiore importanza alla pratica rispetto a quanto se ne dia in Italia. Per esempio, io, per terminare il mio corso di laurea, devo svolgere un praticantato di 11 mesi presso un’azienda, svolgendo un ruolo approvato dall’università. Inoltre il concetto di campus e di attività extracurriculari incrementano l’importanza dell’università nella vita dello studente. L’università in Inghilterra si vive. Per quanto riguarda il lavoro, posso dire che c’è domanda, ovviamente parlando a grandi linee, essendo il mercato del lavoro ampio e vario. Dai lavori in cui non è richiesto alcun tipo di qualifica ad altri magari più competitivi, in Inghilterra si riesce spesso a creare e trovare lavoro con più facilità. Basta confrontare i dati sulla disoccupazione giovanile e le statistiche sull’immigrazione”.
Cosa ti manca dell’Italia e cosa consiglieresti ad un italiano che avesse l’intenzione di trasferirsi a Birmingham?
Quello che manca rispetto all’Italia è la qualità del cibo, il clima e i ritmi. Per chi stesse pensando di trasferirsi a Birmingham o comunque in Inghilterra, dico di non sottovalutare le condizioni climatiche e come queste possano influenzare la propria vita! In inverno alle 3 e mezza tramonta il sole e il clima è freddo e umido. Per quanto riguarda il cibo, ci si arrangia anche se è difficile trovare prodotti nostrani di qualità pari o superiore a quella di casa. Per lo stile di vita bisogna seguire la filosofia del “paese che vai, usanze che trovi”. Siamo due culture completamente diverse. Bisogna trarre spunto da tale diversità e riuscire a vedere la vita da un altro punto di vista. Bisogna avere il famoso spirito di adattabilità. Se uno viaggia deve pur essere disposto a farlo!”
Alberto, una domanda più personale, visto che tuo padre, Franco Cuomo, è stato giornalista, scrittore e saggista e quindi un letterato, permettimi di chiederti questo: cosa penserebbe tuo padre dell’Italia di oggi?
Barbarie, caduta dei valori, riduzione dei diritti, povertà sempre più diffusa, ricchezza e privilegi concentrati nelle mani di pochi: l’Italia dei nostri giorni assomiglia molto al Medioevo di cui tanto mio padre ha scritto. Penso che oggi direbbe: peccato che non ci siano cavalieri pronti a scendere in campo per difendere i più deboli dai soprusi e dalle razzie dei più forti. Ma solo banchieri che si contendono il bottino sui mercati finanziari provocando intorno devastazione e miseria.
Marco Tiozzo