La tv in Afghanistan
26 agosto 2010
In occasione della “cena di saluto” in onore di Demis, un ragazzo con il quale ho condiviso più di cinquanta giorni ormai di “Afghanistan”, ho conosciuto Alex, un militare che fa parte del Gruppo “Psy-Ops”, una “cellula” facente parte dell’Esercito Italiano che qui in Afghanistan opera attraverso la comunicazione e mantiene i rapporti con la popolazione locale.
Mi ha spiegato in che cosa consista il suo lavoro: “Studiamo le abitudini e le culture del posto, cosa la gente legge, come si informa e di conseguenza chi possiede in casa una televisione, che cosa guarda”.
“Studiando queste loro abitudini, troviamo il modo per andare incontro alle esigenze di queste persone, quali mezzi utilizzare e come comunicare con loro per poterci avvicinare e trovare in qualche modo un legame o un punto di incontro.
Per esempio sappiamo che nei villaggi e intorno alle città, “gli anziani” per tradizione sono i soli a possedere un televisore o una radio, gli altri abitanti si rivolgono a loro se c’è da sapere qualcosa…Il punto di ritrovo per la gente nei villaggi sono i “bazaar” al coperto, dove si riuniscono per discutere e leggere giornali o documenti di vario genere”. – mi ha spiegato Alex.
“I media, nelle varie zone e province come sono strutturate e come sopravvivono a quello che l’Afghanistan subisce?” – Ho chiesto incuriosito.
“I media in tutta l’Afghanistan, sono stati per anni tenuti sotto pressione se non impossibilitati a lavorare. La loro rinascita è in massima parte dovuta agli aiuti internazionali giunti sotto forma di strumentazione ed equipaggiamenti, programmazione e formazione professionale. I media elettronici hanno ottime possibilità di sviluppo ad Herat che, rispetto alle altre province della regione occidentale (Farah, Badghis, Ghor), ha una distribuzione di energia elettrica più stabile e continua. A ciò si aggiungono la maggiore apertura dei centri urbani e la più elastica interpretazione dei precetti religiosi data dal nuovo governo che hanno finora permesso una certa diffusione della televisione satellitare e una censura ma restrittiva sulle televisioni locali”.
“La radio e la televisione – ha continuato Alex – giocano un ruolo decisivo in un Paese che durante il governo talebano ha avuto punte di analfabetismo prossime all’80% della popolazione. Ancora oggi, in alcune aree rurali, si può arrivare anche oltre il 90%.
I programmi preferiti restano generalmente quelli di intrattenimento e svago. La musica continua ad avere un canale preferenziale nei palinsesti televisivi e radiofonici.
La componente femminile continua ad avere difficoltà ad accedere pariteticamente ai media, sia per la tradizionale posizione della donna, subordinata all’uomo, sia per l’alto tasso di analfabetismo delle donne.
In generale, comunque, quest’ultime preferiscono programmi musicali e sulla condizione sanitaria. Le notizie internazionali “incuriosiscono” più di quelle nazionali, anche se entrambe si collocano ai primi posti in termini di preferenze sui palinsesti.
La fascia oraria di maggiore ascolto di radio e TV è compresa tra le 18:00 e le 21:00, orario in cui le attività lavorative finiscono perché fa buio e si ha più tempo libero.
Ovviamente, i temi affrontati nelle trasmissioni, devono tener presente i comportamenti culturali e tradizionali fortemente influenzati dalla religione che costituisce sempre un’unità di misura da cui è difficile prescindere. Mediare la portata innovativa e l’impatto sociale di certi temi con queste tradizioni è impresa difficile specialmente per le emittenti private. Mentre le emittenti governative non sono condizionate dalla necessità di auto-sostentarsi e di reperire fondi per la loro sopravvivenza, le radio e le televisioni private sono fortemente condizionate dalla necessità di fare ascolto e di avere quanti più contratti possibili, siano questi pubblicitari o meno.
Infatti, per questo motivo per esempio, radio e tv private sono generalmente più aperte nella messa in onda di musica occidentale o di canzoni cantate da donne.
Se vogliamo parlare di “progresso” nel campo dell’emancipazione femminile, occorre prendere in considerazione messaggi che risultino di interesse anche per l’uditorio maschile.
Per incrementare invece il senso critico della popolazione e sviluppare le capacità di analisi dei problemi da prospettive diverse, potrebbero essere molto apprezzati anche programmi di dibattito su temi di interesse nazionale, purché guidati da moderatori in grado di gestire un dibattito bilanciato e corretto”.
Alex, ha in pratica, impegnato tutta la serata parlandomi del suo lavoro e dell’interesse a livello mediatico in Afghanistan, non risparmiandomi tutta la “panoramica” connessa.
“Vieni pure a trovarci mentre siamo al lavoro, saremmo ben contenti di mostrarti ciò che facciamo” – mi ha detto a fine serata.
Quattro Gi