La notte artica di Tromsø
La prima cosa da sapere sul Mørketid è che non è così buio. Atterrando nel piccolo aeroporto di Tromsø alle nove di mattina scopro con stupore che la luce intensa dell’alba, avvistata ad Oslo, è riuscita ad arrivare a queste latitudini. Il sole non varca la soglia dell’orizzonte, ma invia raggi di luce che, riflessi sul manto candido e uniforme di neve, tingono di blu questo mondo artico. Si chiama blålys, mi dicono, e non potrebbe chiamarsi altrimenti.
L’orizzonte rimane rosato, poi ingiallisce e, intorno a mezzogiorno, la luce cala, fino a trasformarsi nel manto nero che abbraccia queste montagne tondeggianti sdraiate sulle gelide acque del Mare del Nord. Le grandi vetrate delle case, che in estate catturano tutti i raggi solari, ora si accendono di luci intense. Tromsø si trasforma in un presepe di lampade come stelle, nessuno chiude le tende: il buio rimane come una coltre sospesa sopra a questo teatro di piccole case di legno, strade percorse da poche auto e boschi di betulle bianche intervallati dalle luci che illuminano le piste da fondo. L’orologio corre nei ritmi usuali: i bambini giocano al parco alle tre di pomeriggio, si inseguono sugli slittini illuminando la pista con le torce sulla testa, si chiacchiera nei caffè riscaldati da una cioccolata calda, si gusta nei pub la deliziosa birra locale, la Mack, fianco a fianco a un gigantesco orso polare impagliato, e si passeggia spingendo le carrozzine sui marciapiedi gelati.
Le regole dei barnehage locali invitano alle attività all’aperto anche durante il Mørketid, sospese solo quando le temperature scendono sotto i -15°: che sia questa la temperatura di frontiera tra bambino e pinguino? Dal 24 gennaio il sole supererà di nuovo l’orizzonte, ma da febbraio le nevicate si faranno più intense e frequenti: sarà un mondo sempre più bianco, in attesa della rinascita di fine primavera. Arriva infatti un tempo, dopo tutti questi mesi bui, in cui il sole decide che quassù si sta proprio bene e non tramonta più fino ad agosto. A quel punto la notte, invidiosa per essere stata cacciata così a lungo, ritorna di prepotenza rubando minuti di luce ogni giorno. I locali mi dicono che il ritorno del buio è accolto con gioia quanto l’emergere della luce a primavera: il corpo assorbe le diverse energie e le dosa nel tempo. È un equilibrio strano, difficile da capire per chi vive sempre la netta separazione tra giorno e notte. Eppure, in questi giorni di notte la poesia della natura è intensa e struggente. Il sole, esiliato da queste latitudini, trova un modo spettacolare per illuminare il cielo senza varcare la soglia dell’orizzonte. Le aurore boreali, prodotte dalle tempeste magnetiche causate dai venti solari, danzano inondando il cielo di colori intensi, pennellate di evidenziatore sul foglio nero della notte artica. Le balene passano di qui sulla rotta della migrazione e giocano con le luci a pochi metri dalla costa. Le code e le pinne spuntano e ricascano pesanti nelle acque calme delle insenature tra Sommerøya e Senja. Il vento canta tra le betulle e le illuminazioni natalizie rischiarano i sorrisi delle famiglie che si ritrovano per salutare l’arrivo del nuovo anno. La mezzanotte quassù è un tripudio di fuochi d’artificio che comincia prima della mezzanotte e prosegue fino all’una tra i brindisi e gli auguri. Godt Nyttår, alle sammen!
Camilla Bonetti