"La natura selvatica del giardino", ciclo di incontri a Treviso

“La natura selvatica del giardino” è il titolo dell’edizione 2024 di Naturale inclinazione, il ciclo di incontri pubblici dedicato alla cultura del giardino nel mondo contemporaneo, organizzato venerdì 13, mercoledì 18 e venerdì 20 settembre negli spazi Bomben di Treviso dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche. Al centro della rassegna una domanda: quanto giardini e paesaggi siano sempre, nel bene e nel male, rappresentazione vivente della società che li produce, e quanto natura, giardino, paesaggio siano termini il cui significato e il valore attribuito sono inevitabilmente soggetti a cambiare e a evolversi, anche nella percezione comune e nel discorso pubblico.

Il ciclo è a cura di Simonetta Zanon (responsabile progetti paesaggio), ed è ispirato a Ippolito Pizzetti (1926-2007), figura luminosa di progettista del paesaggio e del giardino. Il titolo della rassegna rinvia alla sua eredità culturale, riprendendo il titolo della raccolta dei suoi scritti per la rivista “Golem l’Indispensabile”.

In programma tre incontri pubblici con addetti ai lavori, studiosi, divulgatori e la proiezione di un film, Clorofilla, opera prima della regista Ivana Gloria dedicato alla potenza del mondo vegetale, per aprire nuove prospettive sui paesaggi del futuro e su diverse forme di convivenza fra uomo e natura, dettate da logiche di sostenibilità ecologica e sociale.

Dall’esperienza romana del lago Bullicante, che indica la strada per possibili riutilizzi di aree di archeologia industriale dismesse, alle opportunità offerte dalla rinaturalizzazione spontanea e dal selvatico. Con uno sguardo rivolto anche al passato per non dimenticare e tenere sempre a mente i rischi di azioni dettate più da ideologie che non da reali attenzioni ambientali.

Racconta Simonetta Zanon: «Ancora una volta la naturale inclinazione di Ippolito Pizzetti ispira gli appuntamenti di fine estate che la Fondazione dedica alla cultura del giardino, inteso come luogo (reale e metaforico insieme) di coltivazione e cura, di relazioni ecologiche e sociali.

Natura, giardino, paesaggio… sono termini il cui significato e il valore attribuito sono inevitabilmente soggetti a cambiare e a evolversi, tanto nella riflessione di filosofi e scienziati quanto nella percezione comune e nel discorso pubblico, in relazione al contesto culturale, sociale e politico, al gusto e alle mode, alle conoscenze scientifiche, alle attitudini e sensibilità personali.

Giardini e paesaggi sono sempre, nel bene e nel male, rappresentazione vivente della società che li produce e dell’idea di natura che accompagna il gesto artistico e creativo e condiziona le pratiche di cura. Nello scenario attuale di crisi ecologica a livello globale, pensare alla natura inevitabilmente richiede la messa in discussione della visione dominante, esclusivamente antropocentrica, e un profondo ripensamento del comportamento umano mirato a ricomporre gli ambiti, avvicinare le discipline, favorire nuove alleanze che coinvolgano tutti i viventi che abitano la Terra.

In questa discussione appare centrale il ruolo del selvatico negli spazi vissuti, siano essi scarti dell’Antropocene (Giulia Fiocca, Lorenzo Romito, Ylenia Sina, venerdì 13 settembre ore 17.30), giardini o paesaggi urbani (Antonio Perazzi, venerdì 20 settembre ore 18), tutti ambiti nei quali un’auspicabile inversione dello sguardo, accompagnata dal necessario aggiornamento della narrazione, lascia già intravvedere opportunità straordinarie per i paesaggi del futuro. Con l’avvertenza che per saperli immaginare non si può che partire dalla conoscenza del loro passato e dei contesti nei quali si sono evoluti, interpretandone forme, significati, prospettive, sapendo distinguere il vero interesse per l’ambiente e il paesaggio dalla più o meno esplicita manipolazione ideologica (Marco Armiero, Gianluca Drigo, mercoledì 18 settembre ore 17.30)».

Il programma di venerdì 13 settembre

Venerdì 13 settembre alle 17.30 l’Auditorium spazi Bomben (via Cornarotta 7, Treviso) ospita “Da rovina dell’Antropocene a paesaggio del futuro. L’esperienza romana del Lago Bullicante”, incontro pubblico con Giulia Fiocca, architetta, Stalker; Lorenzo Romito, architetto, artista, curatore, Stalker; Ylenia Sina, giornalista.

Alle soglie del centro di Roma un lago emerso dagli scavi di un cantiere all’interno dell’ex fabbrica della SNIA Viscosa, il più grande insediamento industriale della capitale a metà del Novecento, ha innescato un processo straordinario di rigenerazione ecosistemica: è il lago Bullicante. La sua nascita inattesa, le sorprendenti dinamiche spontanee della sua rinaturalizzazione, la presenza di una prodigiosa biodiversità, hanno indicato con chiarezza la strada da intraprendere per ridefinire il significato e il destino dell’area, a cent’anni dall’edificazione della fabbrica e a oltre mezzo secolo dal suo abbandono. Una strada, questa, che permette di immaginare un futuro innovativo, fondato sui processi ecologici spontanei e sulla straordinaria interazione tra biologico, selvatico e sociale che si sta sviluppando dal basso, qui come in molti altri luoghi dell’abbandono e dello scarto, testimoni delle contraddizioni del nostro passato industriale.

Scoprire sotto casa la biodiversità di un bosco che cresce tra le rovine di una fabbrica tessile, intorno alle rive di un lago naturale, sollecita uno sguardo complesso in grado di valorizzare tutte le opportunità di un’inedita e originale ricomposizione tra i manufatti di archeologia industriale e la natura emergente di un ecosistema la cui crescita e salvaguardia si devono soprattutto alle energie sociali del territorio.

A seguire, ore 20.30, proiezione del film Clorofilla di Ivana Gloria (Italia, 2023, 75’). Introduce la regista.

È notte, una ragazzina corre nel bosco. Il rumore della terra e dei rami spezzati sotto i suoi piedi accompagna un respiro affannoso verso l’unico luogo sicuro, tra le braccia della natura. Maia è ora una giovane donna, i suoi capelli e il suo sangue sono naturalmente verdi e un’attrazione inspiegabile la porta insistentemente a cercare un contatto con la natura, gli alberi, i fiori. Questo è anche il mondo di Teo, che con la sua timidezza e i segreti della sua serra le starà vicino e la aiuterà ad affrontare l’abbandono della sua forma umana per diventare essa stessa Natura. Un’intesa fatta di amicizia, comprensione, attrazione, dove l’incontro tra la forma umana e quella vegetale è forse il vero amore che nessuno dei due ha conosciuto.

Il programma di mercoledì 18 settembre

Mercoledì 18 settembre alle ore 17.30, l’Auditorium spazi Bomben (via Cornarotta 7, Treviso) ospita “A proposito di giardini, paesaggi, ideologie”, incontro pubblico con Marco Armiero, professore di Storia della scienza all’Universitat Autonoma de Barcelona, ICREA, Institució Catalana de Recerca i Estudis Avançats; Gianluca Drigo, dottorando di ricerca in Architettura Città Paesaggio all’Università di Roma Tre, borsista in Fondazione Benetton nel 2023; Anna Lambertini, professoressa di Architettura del Paesaggio, Università di Firenze. Introduce Luigi Latini, direttore della Fondazione Benetton.

“Ideologie autoritarie e ambientalismo. La natura del duce” è il tema che svilupperà Marco Armiero. L’ambientalismo non è una categoria metastorica, sempre uguale nel tempo, come se esistesse da qualche parte il decalogo immutabile del bravo ecologista, in base al quale misurare quanto verde sia stato un dato regime o personaggio storico. Senza dare o ritirare patenti di ecologismo, è interessante lavorare sulle ecologie politiche dei regimi autoritari, per esempio sulle pratiche e le narrative attraverso cui quello fascista ha costruito delle nature, tanto immaginarie quanto materiali, funzionali al suo progetto politico. Ecologico non implica un approccio ecologista e non coincide con una “buona” gestione dell’ambiente. Tra leonesse addomesticate e bonifiche integrali, paesaggi coloniali e autarchia, parchi e monumenti, anche il fascismo ha immaginato, usato e trasformato la natura. Il fascismo non si disinteressava della natura ma l’alternativa al disinteresse non sempre è, come qualcuno sembra intendere, una cura attenta.

“Blut und Boden”. Sviluppo, influenza e declino di un pensiero progettuale è il tema affrontato da Gianluca Drigo, con un commento di Anna Lambertini sulle nature urbane berlinesi. La Germania del primo Novecento vide l’affermazione di un pensiero progettuale, il “Blut und Boden” (sangue e suolo), ben rappresentato da figure quali Willy Lange, Alwin Seifert e Heinrich Friedrich Wiepking-Juergensmann, i principali paesaggisti tedeschi dell’era nazista. Legato a una specifica idea di natura e a una più o meno esplicita missione politica di stampo nazional-identitario, il loro lavoro esercitò una certa influenza anche in contesti esterni allo spazio-tempo della Germania del primo Novecento, basti pensare alla teoria di Lange del “giardino naturale”. La radicale divergenza tra i codici progettuali del “sangue e suolo” e quelli che in seguito avrebbero caratterizzato la pratica paesaggistica tedesca ne determinò, tuttavia, un sostanziale e rapido declino nonostante, ad esempio, l’influenza esercitata sul dibattito contemporaneo sul concetto di “nativo” applicato al progetto di paesaggio. Lungi dal riabilitare una teoria estremamente problematica sul piano etico-politico, si può dire che il “Blut und Boden” rappresenta un pensiero progettuale capace di esercitare una silenziosa ma decisiva influenza sullo sviluppo del progetto del paesaggio del ventesimo secolo e che, pur nell’evidente inadeguatezza di queste teorie nell’epoca della crisi climatica, invita alla riflessione circa l’ambiguo legame tra ideologia e pratica progettuale.

Il programma di venerdì 20 settembre

Venerdì 20 settembre alle ore 18 il giardino della Fondazione Benetton (via Cornarotta 7-9, Treviso, in caso di maltempo, in auditorium) ospita “La natura selvatica del giardino”, incontro pubblico con Antonio Perazzi, paesaggista, botanico e scrittore. Sono previste letture tratte dall’omonimo (Einaudi 2024), eseguite da Livio Vianello con interventi al clarinetto di Oreste Sabadin. Al termine dell’incontro sarà organizzato un firmacopie grazie alla collaborazione della libreria Feltrinelli di Treviso.

Selvatico è un mondo che non conosce le nostre regole, che si sviluppa caparbiamente ovunque gli sia possibile. Giardino selvatico è un ossimoro: non esiste un giardino senza un giardiniere. Eppure, la divulgazione scientifica, negli ultimi anni, ci ha consentito una nuova consapevolezza ambientale. Un giardino moderno può permettersi di controllare tutta la natura di cui è composto? E lo può fare senza preoccuparsi del suo impatto su un gruppo di sistemi molto più ampio? Il giardino dove tutto è sotto controllo è ancora conveniente per il giardiniere? E per tutti gli altri organismi che ne permettono la vita e lo tengono in equilibrio? Il giardino che è il punto di contatto tra l’artificio e lo spontaneo deve trovare una nuova dimensione per dialogare con le piante e gli esseri viventi che lo popolano. Non esistono più erbacce, ma solo cattivi giardinieri che non sanno come fare ad agire senza andare contro natura.

In copertina: Lago Bullicante, foto di Giulia Fiocca

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