La fine di un impero
Insieme a lui si è spenta l’ultima speranza dei nostalgici dell’impero austro-ungarico. E il sogno dei sudtirolesi, presenti in massa ai suoi funerali alla cattedrale di Santo Stefano a Vienna. In prima fila c’era il capo degli Schuetzen altoatesini, Elmar Thaler, che ha attraversato il Brennero per dare l’ultimo saluto alla persona che, continuando a esistere, costituiva ancora l’emblema vivente del “grande Tirolo”.
E’ stato fra sabato e domenica che nella capitale austriaca è andato in scena l’addio all’arciduca Otto d’Asburgo-Lorena, erede al trono e ultimo discendente diretto dell’imperatore Carlo Primo, che regnò a partire dal 1916 alla morte del padre Francesco Giuseppe, sabato mattina c’erano migliaia di persone. Otto d’Asburgo è morto il 4 luglio scorso all’età di 98 anni in Germania dove viveva. Come vuole la tradizione di famiglia, il suo corpo riposerà nella tomba dei Cappuccini nella capitale austriaca, mentre il suo cuore è stato sepolto nella cripta dell’abbazia di Pannonhalma in Ungheria.
Dopo l’esilio seguito alla caduta dell’impero asburgico nel 1919, Otto fu scrittore e conferenziere sulla politica internazionale e fu uno dei più ferventi sostenitori dell’Europa unita. E’ stato anche europarlamentare per i cristiano-sociali bavaresi della CSU dal 1979 al 1999 e ha diretto il Partito Popolare Europeo.
Insignito di titoli onorifici e seguito nella sua ultima processione dal gotha della politica europea, ha dato l’addio alla terra in contrasto con il suo ruolo sociale. Quando i partecipanti al funerale hanno bussato alla grande porta nera della cripta elencando tutti i titoli, hanno ricevuto un diniego ad entrare, come da tradizione. Solo spogliata dai simboli del potere e della storia, solo presentata come “Otto, un peccatore”, la salma ha potuto entrare.
Silvia Fabbi