La spedizione italiana per ricordare i 60 anni della conquista del K2
Il 13 luglio del 1954, Achille Compagnoni e Lino Lacedelli raggiungevano per la prima volta la vetta del K2, in Pakistan. Ad accompagnarli nella difficile salita fu un team di alpinisti pakistani, profondi conoscitori di quelle montagne. Sessant’anni dopo Michele Cucchi, guida alpina di Alagna Valsesia, e Simone Origone, valdostano recordman mondiale di km lanciato, ripercorreranno quelle tracce. Questa volta gli alpinisti italiani saranno gli accompagnatori della prima spedizione ufficiale pakistana. Non si tratta soltanto di una sfida alpinistica, ma anche di una missione con scopi scientifici: installare al campo base una stazione meteo-climatica e aggiornare la misurazione dell’altezza della vetta con strumenti di nuovissima generazione. Inoltre, la spedizione si pone l’obiettivo di valorizzare il neonato parco naturale del Karakorum, il massiccio che comprende anche il K2, prendendo parte alla campagna di raccolta e differenziazione dei rifiuti troppo spesso abbandonati dalle spedizioni nei campi base. Le istituzioni italiane hanno dato il proprio sostegno alla spedizione: il premier Renzi ha inviato agli alpinisti il tricolore, affinché la nostra bandiera possa raggiungere ancora una volta la vetta, insieme a quella pakistana.
La spedizione è partita il 14 giugno da Skardu e tenterà la vetta intorno alla fine di luglio. Una lunga marcia, cominciata con l’avventuroso trasferimento da Islamabad a Skardu lungo la Karakorum Highway. Il nome è molto ambizioso, per una pista in terra battuta spesso interrotta dalle frane, su cui si incrociano grandi camion in bilico su pericolosi precipizi. Dopo una settimana di cammino, il 22 giugno, il team ha raggiunto il campo base e ha installato le tende sulla morena glaciale non lontano dal punto in cui era stato allestito 10 anni fa, per la spedizione del 50esimo anniversario della salita.
Un lavoro faticoso e complesso: i portatori con pala e picconi hanno creato le piazzole e piazzato le tende cambusa, gli alpinisti hanno allestito tutto l’apparato energetico con i pannelli fotovoltaici, separato il materiale tecnico da quello alpinistico, i viveri dalle corde e organizzate ogni cosa tenendo conto degli innumerevoli rivi d’acqua che formano un reticolo sul ghiacciaio. Una tenda apposita è stata allestita per ospitare la tecnologia che permette, per esempio, di ricevere le immagini dal campo base.
Seppure si tratti della fase preparatoria, non sono mancati momenti rischiosi: mentre i preparativi procedevano sotto una debole nevicata, una grossa slavina si è staccata nei pressi del campo base.
Il ruolo di Michele Cucchi sarà molto importante: è lui, infatti, il preparatore degli otto membri del team pakistano, già conosciuti nelle sue precedenti missioni nel paese. Il suo compito sarà conciliare due differenti modi di affrontare la montagna: la salita veloce e leggera di chi è abituato alle Alpi e il passo più lento e cadenzato di chi affronta le alte vette asiatiche. Anche le difficoltà linguistiche si risolvono con il compromesso: la tipica espressione con le radio WT “roger …over”si dice in Balti (la lingua degli esploratori pakistani, ‘don..shoss’, mentre ‘Tike Tike’ vuol dire va bene!
Michele è da molti anni coinvolto nello sviluppo del progetto di soccorso Concordia Rescue Team, conosce bene queste montagne. Il suo compito è oggi trasmettere ciò che ha imparato negli anni di studio e di esperienza diretta della montagna. Se ci saranno le condizioni, tenterà di raggiungere la vetta ma non è quello il suo fine. Il suo obiettivo è supportare gli otto alpinisti pakistani: la sua vita cambierà nel momento in cui loro saranno in cima.
Camilla Bonetti