Jesolo prima degli ombrelloni: in un libro la sua storia medievale, tra pesca, basiliche e cavalli
Jesolo è notoriamente la capitale turistica dell’alto Adriatico. Movida estiva, grandi manifestazioni, da almeno cinquant’anni la località litoranea è meta di villeggianti e campeggiatori da tutta Europa: ma forse non tutti sanno che, mille anni fa, tra Piave e laguna fioriva una solida comunità cristiana, artefice di una maestosa basilica (le cui rovine sono rappresentate nell’illustrazione ottocentesca qui sopra, ndr) e capace di regolarsi secondo i moderni princìpi del diritto.
È quanto emerge dal volume Equilo, Cavazuccherina, Jesolo, pubblicato in questi giorni da Mazzanti Libri (acquistabile qui) ed ennesimo segnale della grande vitalità che si riscontra attorno al passato della zona: di pari passo con le ricerche archeologiche testimoniate nel portale Jesolo History, la locale biblioteca ha commissionato all’Archivio di Stato di Venezia la compilazione di un testo che prende le mosse dalle ricerche documentali di Oscar Zambon, appassionato divulgatore e già amministratore comunale, scomparso prematuramente nel 2008 durante un’escursione in montagna.
Una ricerca che parte dagli archivi
L’importante istituzione veneziana ha a sua volta incaricato due tra gli allievi, Chiara Pancot ed Enrico Veronese, per la scrematura dell’ingente materiale collazionato da Zambon tramite lo storico Giuseppe Artesi: lei ricercatrice universitaria, lui giornalista, hanno infatti frequentato nello scorso biennio la Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica in seno all’Archivio, diplomandosi lo scorso ottobre.
«Ciò che sorprende – raccontano gli autori – è che accanto a questioni che hanno visto il normale evolversi del tempo attraverso i secoli, ve ne sono altre in continuità, ovvero afferenti a temi che ancora oggi investono il dibattito civico».
Acqua pubblica, pesca abusiva, ambiente e questione femminile
Così l’acqua pubblica, le dispute attorno alla pesca abusiva, la sostenibilità ambientale e la questione femminile ritornano nelle pergamene, nelle filze, nei registri della Serenissima, coprendo un raggio territoriale vasto dalle propaggini isolane fino al labile confine con la Marca trevigiana.
«Uno degli scopi della pubblicazione – spiegano Pancot e Veronese – risiede nel rivendicare l’importanza delle fonti primarie, della conoscenza dai documenti originali, per l’analisi della storia e per la sua applicazione ai giorni attuali. Fonti che gli archivi hanno il compito di conservare e valorizzare».
L’allevamento di cavalli che diede il nome a Jesolo
Sotto la lente di ingrandimento dei due curatori, indicati dal past direttore Gianni Penzo Doria, scorrono storie e biografie, processi criminali e grandi interventi idraulici: dall’etimologia che fa risalire Jesolo alla presenza di un cospicuo allevamento di cavalli (Equilo) alle licenze del vescovo Pietro de’ Natali, dalle taverne di Lio Maggiore ai testamenti e alle imprese di panificazione tutte al femminile nell’anno 1330 emerge un quadro atto a sconfessare la nomea oscurantista riservata spesso al Medioevo, consentendo al lettore di familiarizzare con i nomi e le vicende di qualche lontano antenato.
I depositi dell’Archivio di Stato svelano dunque ancora una volta uno scrigno di conoscenza incomparabile, messo ora a disposizione dei più grazie all’esperienza personale di Zambon, che come un rabdomante ogni giorno, per qualche anno, si recava nel capoluogo, alla sede dei Frari, al fine di estrarne pepite preziose per l’identità della sua popolazione, e di tessere un filo conduttore lungi dall’essere esaurito.
Immagine di copertina: Le antiche mura della cattedrale di Jesolo, in Cesare Cantù (a cura di), Grande Illustrazione del Lombardo-Veneto, Venezia e provincia, Milano, Corona e Caimi Editori, 1858, p. 384