Italia, male pubblico
Un giornale che nasce è sempre una buona notizia: è come la nascita di un bambino, porta con sé speranze, aspettative, posti di lavoro e spazi di confronto. Per questo come tanti colleghi ho comprato Pubblico alla sua uscita in edicola: anche se non mi era piaciuta la sua formula, ho sperato vivamente che resistesse, come segno di speranza in un mercato profondamente in crisi. Ma sarebbe un errore pensare che un progetto editoriale che cessa la sua sfida in tre mesi, sia solo l’ennesima vittima della crisi. Pubblico è stata, semplicemente, una presa per il culo. Non per i lettori e per il mercato. Ma per i colleghi che ci hanno creduto, che hanno lasciato magari un posto di lavoro sicuro, per i collaboratori che in soli tre mesi sono riusciti a non essere pagati. Alla faccia dei precari cui il giornale fin dal primo numero tentava di dar voce.
Pubblico – che si presentava pomposamente come un segno di speranza nell’Italia della crisi, “dalla parte degli ultimi e dei primi” – rischia di finire per rappresentare un condensato di tutti i motivi della crisi di oggi in Italia: imprenditori poco lungimiranti (compreso il direttore Luca Telese, che per l’appunto è uno dei soci principali), mancanza di un business plan serio, avventatezza. Un investimento che evidentemente era basato su una scommessa (forse più politica che di mercato) più che su un progetto.
Per questo non possiamo non solidarizzare con i colleghi di pubblico che oggi, domenica 30 dicembre alle 16,30 nella redazione di Lungotevere dei Mellini 10 a Roma terranno una conferenza stampa sulla vicenda del quotidiano. Quello del 31 dicembre sarà l’ultimo numero. Dal primo gennaio Pubblico, in edicola dal 18 settembre, sospende le pubblicazioni. Peccato, non solo un’occasione sprecata: una speranza infranta.
(lu.b)
Ecco intanto il comunicato dell’assemblea di redazione:
Mancano poche ore all’assemblea dei soci del 31 dicembre che deciderà le sorti di Pubblico e di quasi 30 tra giornalisti e poligrafici. All’ordine del giorno una alternativa drammatica: la ricapitalizzazione della società oppure la messa in liquidazione e l’immediata sospensione delle pubblicazioni.
Oggi, è stato lo stesso amministratore delegato Tommaso Tessarolo ad anticipare quale sarà l’esito, annunciando la sospensione delle pubblicazioni dal 1 gennaio 2013. Lo ha fatto in una sede ufficiale, il tavolo sindacale riunito presso la Federazione nazionale della stampa italiana e inizialmente convocato per individuare possibili soluzioni alla crisi di Pubblico. E la decisione è stata confermata e condivisa dal direttore Luca Telese, che di questo giornale è anche editore.
A poco più di tre mesi dalla sua uscita in edicola, dunque, Pubblico ha le ore contate. E noi purtroppo siamo rimasti gli unici a pensare che questo sia un epilogo inaccettabile. In questo giornale abbiamo creduto. La gran parte di noi lavorava altrove e ha scelto di lasciare posti e stipendi sicuri per investire in un progetto che immaginavamo duraturo. Senza sospettare che coloro che lo hanno ideato e promosso, invece, lo avrebbero messo in discussione alla prima difficoltà.
Chiediamo ancora una volta all’amministratore delegato e al direttore-editore di tentare le strade non ancora percorse per rilanciare questa azienda. Siamo certi che un imprenditore autenticamente illuminato e capace possa ancora salvare questo giornale che, nonostante una gestione del tutto inadeguata e costellata da scelte imprenditoriali sbagliate, ha saputo trovare il suo spazio in un mercato complesso e in crisi e prova ogni giorno, pur nelle difficoltà, a offrire ai lettori un’informazione alternativa di qualità. Grazie anche ai tanti collaboratori che ogni giorno contribuiscono alla fattura del nostro quotidiano. Collaboratori che in alcuni casi non hanno ancora visto retribuiti i loro compensi e negli altri casi non hanno alcuna certezza sul pagamento degli arretrati.
Che un’azienda possa iniziare e finire il suo ciclo vitale in tre mesi è impensabile. Che la stessa azienda non abbia, in un lasso di tempo così breve, nemmeno la liquidità per pagare a tutti i suoi lavoratori le spettanze maturate è francamente inaccettabile. Per questo motivo la redazione di Pubblico oggi è in sciopero. Il giornale domani non sarà in edicola.
L’Assemblea dei redattori di Pubblico