Istanbul, ultimo treno
La stazione dei treni asiatica, con un secolo di storia e viaggi alle spalle, attracco dei traghetti che fanno la spola fra le due sponde di questa città, collegamento della Turchia con la Siria e e l’Irak, i cui treni attraversavano a carico di una nave l’immenso lago di Van, ieri ha fatto partire il suo ultimo treno per lavori che si protrarranno per molto tempo.
Non è chiaro cosa succederà dopo i lavori (formalmente legati all’alta velocità. I treni veloci non passeranno più per questa stazione).
Gli impiegati sostengono che un Hotel ne cancellerà la memoria. Altre voci parlano di un grande centro commerciale, come il giovanissimo Dermiroren, in mezzo all’Istiklal, già al centro di molte dispute a causa di permessi e limiti non rispettati, come il futuro centro commerciale che sorgerà al suo fianco, al posto di un antico palazzo, come il cinema multisala che aprirà al posto di uno storico cinema della città, su una traversa di Istiklal, come ciò che verrà costruito sulla pasticceria d’epoca che produceva i migliori profiterol della Turchia, chiusa da settembre, sempre nella medesima via…
Se avevate dei dubbi sul fatto che la lotta per la sopravvivenza del parco è la lotta per la sopravvivenza della memoria di questa città e del suo popolo, e di un’identità che si sta formando anche sulle spalle di questo movimento, considerate tutti insieme i progetti citati e ricordate che l’antico quartiere zingaro di Sulukule fu raso al suolo 3 anni fa per erigere un quartiere nuovo di zecca con residenze di lusso, che il progetto che vuole la distruzione del parco di Gezi comprende l’abbattimento della maggior parte di case del popolare quartiere di Tarlabasi e pensate cosa provereste se vi dicessero che fra i progetti del nostro governo c’è quello di cancellare quartieri come Garbatella, Pigneto, Testaccio, ma anche San Lorenzo, Torpignattara, Casilina (e tanti altri che SONO la nostra città) a Roma, o il Vomero a Napoli o la Vucciria a Palermo…
http://www.radikal.com.tr/haya
http://www.balcanicaucaso.org/
Intanto Erdogan incontra Hamas e gli interni minacciano leggi che limitino l’uso dei social media per prevenire il terrorismo (dicendo che istigare a uccidere è un crimine punibile come uccidere. Impressiona che nell’affermazione, la cui validità può essere discussa, la premessa cela una falsa attribuzione. Si sa, quando il falso viene giurato e spergiurato, dai e dai, diventa vero. Lo teorizzavano i nazisti).
(controllate bianet.org, versione inglese)
Gli uomini e le donne fermi si moltiplicano, tutti immobili e con lo sguardo fisso, foto su sendika.org, tradotto anche in inglese, il miglior sito di informazione minuto per minuto e il più attendibile.
Che però non è aggiornato da tempo…
Nei parchi della città i forum. Come a dire: non c’è nulla che potete fare per fermarci. E se, usando la violenza e cacciandoci dal parco, pensavate di ridurci al silenzio useremo i simbolici pratini che avete lasciato per organizzarci. Se Gezi era l’inizio e il pretesto e lo volete distruggere, Gezi è ovunque. Perché Gezi lo fa il popolo…
Resistere, resistere, resistere…
Libera
Leggi tutte le cronache da Istanbul
Approfondimento: la censura in Turchia