Immigrati al voto
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un famoso intervento il 23 Novembre 2011 disse:
“Mi auguro che in Parlamento si possa affrontare anche la questione della cittadinanza ai bambini nati in Italia da immigrati stranieri. Negarla è un’autentica follia, un’assurdità. I bambini hanno questa aspirazione”
Il 27 novembre 2011 a Padova si sono svolte le elezioni dell’organo di rappresentanza degli immigrati residenti sul territorio comunale . Tutti gli immigrati in regola con il permesso di soggiorno sono stati chiamati ad esprimere la loro preferenza per l’elezione dei loro rappresentanti. Le votazioni hanno dato vita ad una Commissione dei Cittadini Immigrati, un Presidente e un Vice Presidente, con diritto di partecipazione e di parola nelle sedute del Consiglio Comunale.
Gli aventi diritto al voto erano 17850, il quorum era fissato a 2500, hanno votato 3843 cittadini.
Ma torniamo alla frase del Presidente della Repubblica, in Italia vige l’ordinamento dello “Ius Sanguinis”, il figlio di un immigrato, che ha già ottenuto la nazionalità, è automaticamente italiano. La proposta è di passare al principio dello “Ius soli”: un immigrato nato in Italia è italiano.
Non voglio dilungarmi troppo sugli aspetti giuridici e burocratici delle due diverse situazioni di diritto e dalle conseguenze radicalmente differenti.
Una cosa è certa: si parla in continuazione di politiche di integrazione dei cittadini stranieri ma in concreto non si fa nulla per realizzare questa integrazione. Gli immigrati, qui da noi, sono trattati come manodopera a basso costo a cui concedere il minimo di diritti, ma da cui pretendere il massimo dei doveri. Noi italiani abbiamo tutti i diritti dettati dal nostro impianto costituzionale ma sicuramente e furbescamente ci scontiamo molti dei doveri civici che invece vengono richiesti e pretesi dagli immigrati. Inoltre la loro presenza è diventata per molte forze politiche elemento catalizzatore di voti, non proponendo politiche di integrazione e concessione di diritti, ma anzi usando l’icona dell’immigrato in senso negativo, per raccogliere voti, proponendo leggi repressive e politiche che ne complichino l’integrazione.
Mi viene da pensare che partiti come la Lega Nord abbiano bisogno degli immigrati più di altre forze politiche. Senza di loro come potrebbero raccogliere i voti dei vecchietti impauriti, dei giovani scervellati e delle altre categorie di persone incapaci di produrre da sè un ragionamento indipendente dalle loro paure? Paure spesso create ad hoc dagli stessi politici, ma non solo da loro, che non sono gli unici responsabili di questo disastro culturale, di questo razzismo strisciante. I giornali e in generale gli organi di informazione gongolano ogni qual volta succedono fatti di cronaca legati agli stranieri. Una rissa, un episodio di spaccio, una rapina in casa, un furto violento, un’omicidio, fatto da italiani o da stranieri assumono rilevanza e significati diversi. Vi dico queste cose perché, lavorando nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, ne sono testimone diretto. I titoli dei giornali, nel caso di un omicidio, sono scritti e gridati in maniera differente a seconda del soggetto, italiano o straniero, protagonista del reato. “ Idraulico uccide la moglie a calci e pugni “ oppure “ Rumeno uccide la moglie a calci e pugni”. Vedete come suona diverso? Vedete la strisciante xenofobia ? Vedete la categorizzazione in negativo? Nel primo caso la presentazione della persona protagonista del fatto di cronaca non provoca allarme sociale, è un evento unico e singolare, il secondo caso invece sputtana tutta la comunità rumena. Dopo uno strillone così è inevitabile che la vecchietta e l’ignorante, istintivamente, vedano tutti i rumeni come violenti e pericolosi. Ecco come nasce il razzismo.
Questo è quello che succede nella realtà di tutti i giorni, questo è il messaggio culturale e politico. Politici e organi dell’informazione sono i diretti responsabili della cattiva fama degli immigrati in Italia, della loro difficile condizione.
Politici in mala fede e giornalisti di cattiva fattura.
Comunque è provato, tutti hanno bisogno degli immigrati: i politici per fare campagna elettorale, i giornali per vendere copie, gli industriali e gli agricoltori per avere manodopera a basso costo e senza diritti, i baristi per avere cameriere a buon mercato, le famiglie per avere le badanti; e via così potrei continuare all’infinito con gli esempi.
Quindi cosa faremmo senza di loro?
Per cui, cosa aspettiamo a riconoscerli come persone al pari nostro?
E già… cosa aspettiamo.
Bisogna lavorare sul significato delle parole ad essi associate. Per esempio la parola “ integrazione”.
Cosa si intende per integrazione ? Che cos’è l’integrazione? Che integrazione vogliamo?
Un immigrato che viene dal Senegal deve assimilare i nostri usi e costumi e quindi diventare Italiano. Oppure l’Italiano e il cittadino senegalese devono mettere in comune le diverse culture, i diversi usi alimentari, le diverse esperienze e conoscenze e quindi fondere le loro diversità per costruire un nuovo cittadino. Più moderno. Più giusto. Più bello.
Reputo che la vera integrazione avvenga solo nel secondo caso. Le persone che non condividono questa forma di accettazione dello straniero debbono parlare non di integrazione ma di Assimilizzazione, Neo Colonialismo Culturale. C’è bisogno di buona volontà da entrambe le parti. C’è bisogno di un progetto. Abbiamo bisogno di intelligenza sociale.
Abbandonare lo stupido protezionismo dell’identità nazionale- locale è un dovere. Mischiare, accettare, condividere, crescere, aprirsi all’altro, modernizzare.
Qualcuno di voi mi potrebbe contestare che sono belle parole, ma con le belle frasi e i nobili principi non si va da nessuna parte.
Avete ragione voi!
Solo con le parole e i nobili principi non si sconfiggono i comportamenti illegali di una piccola parte di immigrati, e quindi neanche la xenofobia, la paura e il razzismo di una parte degli italiani.
Facciamo un esempio pratico: è noto che il micro spaccio di droga, quello al dettaglio, è gestito soprattutto dai nord africani – tunisini e marocchini. Ok . Arriva un immigrato tunisino, cerca casa e non la trova , nessuno affitta case ad un tunisino, cerca lavoro e non lo trova, se lo trova gli offrono 500/700 euro. La legge Bossi-Fini, un crimine contro gli immigrati, dice che se non hai un lavoro, non hai il permesso di soggiorno. Quindi nel giro di pochi giorni dal suo arrivo, le speranze di una vita normale sono scomparse. Il tunisino si rivolge allora ai propri connazionali, che incontra ovviamente sulla strada, che è obbligato a frequentare, e questi gli risolvono la situazione. “Se spacci e ti unisci alla nostra banda avrai soldi in tasca, un posto dove dormire e guadagnerai abbastanza da poter aiutare la tua famiglia in Tunisia”. Ecco fatto! Le leggi italiane, le nostre paure, i nostri industriali, i piccoli imprenditori, noi stessi e quindi il sistema Italia hanno appena creato e messo all’opera un pericoloso criminale, uno sbandato, che non ha niente da perdere.
Il meccanismo è assolutamente questo. Chiaro e semplice. Nella maggioranza dei casi gli immigrati non vengono in Italia con l’intenzione di delinquere, è la stessa nostra stupida società che si coltiva con perseveranza i suoi criminali. Quindi cosa bisogna fare per creare cittadini e non criminali?
Ovvio no, concedere i diritti e non solo pretendere i doveri.
Integrare e non assimilare.
Il 27 novembre 2011 si è messo in pratica un principio: tu immigrato non sei solo manodopera con tanti doveri e pochi diritti, tu sei parte integrante della nostra società, sei parte di un sistema, per cui è giusto che tu sia rappresentato e che tu abbia parola. E’ il riconoscimento della persona.
Forse per una volta, chi ha votato si è sentito parte della comunità e non solo ospite mal sopportato. Per una volta, ha sentito la nazione dove vive come la propria, come casa.
E tutti noi sappiamo, perché lo facciamo giornalmente, che la propria casa è un luogo importante e giornalmente ci adoperiamo per tenerla pulita e in buono stato.
Nicola Fossella