Ilaria e Miran, vent'anni dopo. Una mostra per ricordare la Alpi
“Io so perché Ilaria e Miran sono stati uccisi. Dopo 20 anni di indagini inutili e faticose, di menzogne, depistaggi, sparizioni, altre morti sospette, ho bisogno solo di conoscere i nomi dei mandanti di quel duplice omicidio. Non li voglio vedere dietro le sbarre. Mi basta guardarli in faccia“. Forse, insieme a Luciana, la mamma della giornalista Ilaria Alpi, lo sappiamo anche noi: vent’anni fa Ilaria e il suo operatore Miran Hrovatin vennero ammazzati (un’esecuzione) perché stavano facendo troppo bene il loro lavoro. Avevano scoperto un traffico d’armi e di rifiuti tossici che rischiava di esplodere con un botto fragoroso.
Sapevano troppo, hanno pagato con la vita. Ma sono ancora qua, perché di Ilaria e Miran si continua a parlare, a ricordare. Non solo il 20 marzo di ogni anno, ma ogni volta se ne presenta l’occasione. E dopo l’inaugurazione del primo palazzetto sportivo dedicato a Ilaria, a Padova, vi proponiamo anche la mostra che ricorda la giornalista assassinata.
Si inaugura il prossimo 20 marzo (e durerà fino al 30) al MAXXI Corner D di Roma alle 16.30, alla presenza del Ministro degli Esteri Federica Mogherini e con il patrocinio della Regione Lazio e del Comune di Roma, la mostra fotografica dedicata ad Ilaria Alpi, la giornalista della RAI uccisa in Somalia nel 1994. La mostra, curata da Ludovico Pratesi, nasce nell’ambito della programmazione delle attività dell’Associazione Ilaria Alpi e fa parte delle iniziative promosse in occasione del ventennale della scomparsa della giornalista. >La mostra si propone di raccontare Ilaria nella sua dimensione più personale, uno sguardo rivolto alla dimensione individuale di un personaggio il cui omicidio è ancora oggi uno dei grandi misteri del nostro Paese.
Come era Ilaria, cosa amava? Com’è nata la passione per il mondo arabo e per l’Africa, e l’interesse per la realtà drammatica di luoghi come l’Egitto e la Somalia? Come svolgeva il suo lavoro? Quanto e come interferiva con la sua vita privata? Per rispondere a queste domande, Paola Gennari Santori narra attraverso una serie di 15 immagini fotografiche le tracce di una memoria personale, accompagnate dalle parole di personalità del mondo della cultura, dello spettacolo e del giornalismo vicine a Ilaria Alpi, come Giovanna Botteri, Dario Fo, Marcello Fois, Paolo Fresu, Carlo Lucarelli, Dacia Maraini, Margareth Mazzantini, Valeria Parrella.
>Un lavoro di fotografia documentaria che si lega ad una raccolta di testi inediti, per comporre gli itinerari di un viaggio esperienziale che unisce immagini e parole. Due punti di vista diversi ma complementari, per descrivere e restituire la complessità del mondo di Ilaria nella sua dimensione più intima, in un percorso che va dalla sua prima giovinezzafino alla tragica scomparsa, come sottolineato dal titolo della mostra, tratto dalla poesia Vicolo di Salvatore Quasimodo.
“L’obiettivo di questo lavoro – aggiunge Paola Gennari – era rendere la figura di Ilaria Alpi a tutto tondo, far trapelare dalle immagini la sua personalità, il suovissuto, di donna, di giornalista, la sua passione per l’oriente, per i viaggi, per la politica internazionale, il suo impegno per la difesa dei diritti delle donne, oltre che il dramma della sua scomparsa. Ho voluto appositamente usare un tratto leggero, suscitare l’emozione con i dettagli della sua vita e dei suoi viaggi, seguire le sue tracce con tracce di ricordi che sedimenteranno col tempo”.