Il Tajiko al Bazaar di Herat

Herat, 17 ottobre 2010

Questa sicuramente è una delle ultime giornate che trascorrerò al Bazaar di Herat.

Presumibilmente fra un mese dovrebbe terminare la mia permanenza in Afghanistan e sicuramente d’ora in avanti, non avrò abbastanza tempo da dedicare al Bazaar.

Cercavo Ismael che avevo conosciuto la prima domenica che ero venuto al Bazaar, ma non l’ho trovato.

Mentre passeggiavo tra le bancarelle, i miei sguardi curiosi sono caduti sulla “mercanzia” di Abdul, un venditore di oggetti di pietra afgana.

Mi ha colpito la lavorazione artigianale delle pietre e quello che da mani “artistiche” sia venuto fuori: bicchieri, tazze, mini-sculture rappresentanti animali, “sopramobili” di vario genere, pietre tagliate in ovale…

Abdul, è un uomo sui quaranta credo, dalla lunga barba e dai lungi capelli crespi e viene dal Tajikistan.

fonte: wikipedia commons

Con grande sapienza mi ha mostrato i suoi oggetti e per ogni singolo pezzo illustrandomi ciò che volesse rappresentare, mi ha spiegato le procedure di lavorazione e la qualità di pietra utilizzata.

“Questo è lapislazzulu, questa è perla di Iran, questa è kuchi afgana, questo è “star zaffiro”, o meglio più comunemente chiamata “Stella di Kabul…”.

Mi ha detto questo indicandomi con l’indice le sue pietre una per una…

Ho parlato un po’ con lui, mi ha raccontato che viene dal Tagikistan, per l’appunto, lavora come minatore in una cava, estrae le pietre dove le compra, le lavora e le rivende…

“Vengo da un villaggio vicino Dushanbe, la capitale, e momentaneamente per questioni lavorative mi sono trasferito qui ad Herat…” – ha detto.

Parlami un po’ del tuo paese, Abdul” – gli ho chiesto.

“Anche da me, la situazione di sicurezza è molto fluida e permane il rischio di attentati terroristici o altri episodi violenti.

Solo la capitale appare relativamente tranquilla, mentre le altre zone rurali e di confine, soprattutto verso l’Afghanistan, sono tutt’ora minate e hanno segni di degrado. Questo verso la città di Kulyob, nella regione del Pamir, dove occorre prestare tanta attenzione, per quanto riguarda la sicurezza.”

“A livello politico, rispetto all’Afghanistan, come siete messi?…” – gli ho chiesto.

“Dopo essere stata una Repubblica Socialistica sovietica, dopo la rivoluzione Russa del 1917, oggi siamo una Repubblica presidenziale, con una Costituzione varata nel 1994.

E’ un territorio prevalentemente montuoso con la catena del Trans-alay e il Pamir per l’appunto.

Anche durante il periodo sovietico, come Paese, abbiamo mantenuto la nostra vocazione Islamica, grazie alle resistenze del Partito islamico di rinascita che ha scatenato in passato numerose ribellioni e guerre civili, da cui ancora oggi cerchiamo di venire fuori.

Nel ’97 ci sono stati numerosi trattati di pace tra il leader Democratico e le fazioni oppositrici islamiche finche i ribelli sono stati poi confinati qui in Afghanistan. Infatti numerosi miei compatrioti vivono qui da diversi anni ormai.

Il 95 per cento della nostra popolazione è musulmana e il 90 per cento è di etnia sunnita, mentre le altre minoranze sono Cristiane di origine russa, stabilitesi da noi, durante il periodo “sovietico”.

Io sono mussulmano.

Un po’ per i disordini ormai presenti da decenni e un po’ per il tipo di lavoro che svolgo, spesso sono in giro alla ricerca di pietre, mi sposto dal Tajikistan all’Afghanistan, e trovo “rifugio” ed ospitalità da amici e compatrioti…”.

Abdul mi ha poi spiegato che a causa del tipo di lavoro e di vita, la passione per le pietre e i suoi continui spostamenti, non lo hanno portato fino ad ora a farsi una famiglia tutta sua.

Su tutto quello che mi ha detto del suo Paese, ho cercato conferma in giro e ho visto che esattamente tutto ciò che mi ha raccontato corrispondeva veramente alla realtà dei fatti.

QuattroGi

 

Ti potrebbe interessare

Al passo con la Cina
In mostra al Tacheles
La transumanza della pace sbarca al Candiani
Una bevuta al volo
La Tempesta forse Prossima