Il mio addio alla polvere di Herat

Si conclude con questo post la pubblicazione del diario dall’Afghanistan di QuattroGi

Herat, 23 ottobre 2010

heratEro in coda all’ora di pranzo per andare in mensa, quando abbiamo sentito il boato.

Di lì a poco la relativa notizia sparsa: un attacco kamikaze alla sede Onu di Herat.

L’edificio che durante quell’ora ospitava impiegati e operatori, ha subito grossi danni, causando vittime tra la polizia afgana e gli stessi attentatori.

Una delle tante notizie che avrò sentito tante di quelle volte da quando lavoro qui. Purtroppo sembra per davvero che ci abbiamo fatto un po’ l’abitudine.

Da quello che è pervenuto successivamente, è scattata anche una “caccia all’uomo”, in quanto alcuni degli attentatori sembrano essere fuggiti…

Movimenti ormai consueti di uomini e mezzi adoperati per intervenire sul caso…

Herat, 9 novembre 2010
Pochi giorni prima di andare via mi è toccato un ultimo servizio di scorta ai famosi locali.

Sono rimasto contento e l’ho presa come ultimo modo per salutare la gente afgana.

La squadra assegnatami era di quattro persone intente a ricostruire una tettoia accanto a un edificio nei pressi della pista degli aerei.

I quattro tutti giovani e più o meno della mia età, in poco tempo hanno sistemato, e ricostruito tutta la tettoia in lamiera intorno all’edificio, fermandosi di tanto in tanto per fumare una sigaretta o per bere.

Il sole era si caldo, ma a differenza delle altre giornate un po’ freddo.

Con i quattro ci siamo lanciati di tanto in tanto alcune occhiate, ma o perché io non ero in vena o perché loro poco disponibili a voler parlare, non ho scambiato parole con nessuno di loro.

Sono rimasto lì “impalato” ad osservarli mentre con trapani, martelli, cacciavite, foravano, battevano ed avvitavano viti, bulloni per montare i pannelli di lamiera…

Le quattro ore con loro sono volate, sono rimasto fino al pomeriggio, fino a quanto un mezzo non è venuto a prenderli per riaccompagnarli via all’uscita.

 
Herat, 12 novembre 2010
Ci siamo, fra qualche ora sarò sull’aereo che mi riporterà a casa. Ho iniziato tutte le “procedure burocratiche” necessarie per il rientro in patria ed oggi ci sarà anche il saluto dal Comandante.

Gran parte della gente che ho avuto il piacere di conoscere, come già detto, la porterò con me…

Ho imparato molto da questa esperienza: il valore delle persone, l’amicizia, l’arrangiarsi, lo stare insieme, la guerra, la sofferenza, la rinascita…

La maggior parte, soprattutto quei valori che apprezzi quando vedi le cose passarti davanti agli occhi e le vivi: tornerò a casa e sarò sicuramente cambiato e più maturo…

Ho conosciuto meglio la storia di questo Paese, le sue culture, quello che sta passando e il tutto solo dalle parole di chi ci vive e di chi lotta.

Come avevo detto mentre partivo dall’Italia, avevo voglia di imparare tanto da questa gente: ci sono riuscito!

Porterò tutto con me e lo tirerò fuori quando sarò ritornato a casa.

Per questi motivi non smetterò mai di ringraziare i vari Ismael, Uaihd, Farihd, Haroon, Zeeta, Soraya, Hazihz, Shakiba…Perché mi hanno insegnato davvero tanto e spero che questo Paese un giorno possa in qualche modo ritrovare la luce…

QuattroGi

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