Il festival di poesia di Artaterme
Il soggiorno dei poeti e degli artisti; momenti d’arte nel ricordo di Caterina Percoto e Giosuè Carducci che qui soggiornarono nel XIX secolo: una kermesse di tre giorni ad Artaterme, paese di poche anime al centro della Carnia, a pochi km da Tolmezzo. Arrivo con la mia amica poetessa Gloria Marigo, padovana anche lei e l’accoglienza è calda …anche la temperatura è calda ed io ho sbagliato valigia…ho portato roba pesante, felpa e pile…Verso le 18 di venerdì c’è l’evento di apertura con le istituzioni locali, il Sindaco Marino Peresson e l’Assessore Guido della Schiava, la presentazione del giovane poeta messinese Erminio Alberti, vincitore del Premio di Camaiore col libro “Malascesa” edito dalla Samuele Editore; sì la Samuele – bel nome come quello del bimbo biondissimo che sgambetta veloce per tutto il festival – è la casa editrice nata nel 2008 a Pordenone e organizzatrice del Festival. Ha come logo un’ ape operaia con la scritta oraziana “Utile dulci”…mi ricorda le pareti della casa di Bonaparte all’Elba…in fondo è un segno di fertilità. Come fertile è la conversazione che teniamo qui: da una parola nasce un’idea, da un episodio una storia, da un incontro una poesia…
Ce n’è per tutti: dai reading alla sera alle presentazioni di libri, al laboratorio per bambini col poeta Giacomo Vit. E poi le mostre di foto e poesia di Antonio Lillo un ragazzo che viene dalle Puglie, ricco di creatività ed idee nella contaminazione tra arti diverse. E poi il bando della gara poetica a tema: ritorno e acqua…partecipano in molti e poi c’è la proclamazione del vincitore domenica sera alla chiusura del festival: a lui è dedicata un pubblicazione fuori collana della Samuele Editore.
Momenti di alta cultura, tra il caldo che non cala e attanaglia il corpo e le letture che rinfrancano lo spirito.
A sentir leggere le poesie le emozioni sono forti e il vortice di parole confonde: è proprio per questo che mi compro qualche libriccino con dedica dell’autore e rivivo appartata nella hall dell’Hotel Oasi i bei momenti della lettura. E’ la poesia in dialetto che mi prende di più; le sibilanti che si pronunciano a Caorle e giù di lì scivolano sulla lingua, incespicano tra i denti e ricordano la risacca del mare, lo sciacquio delle onde…e poi l’incontro col poeta-operaio e la sua poesia civile di “Fabrica” che narra di vite passate tra i capannoni, la puzza d’olio, la polvere, la segatura.
Un’Oasi di pace, come il nome appunto dell’albergo che ci ospita, con le opere in legno del proprietario, gli scacchi e la dama da giardino, le oche starnazzanti nel pollaio del cortile. Tutto in stile genuino come è la gente di qua, come dovremmo essere noi della pianura, come vorrei tornare ad essere, se penso alla mia infanzia in campagna. La poesia mi ha contagiato e mi è venuta voglia di scrivere dei versi…ma nella lingua dei padri, in diaèto padovan…e sul tema proposto da Canzian, titolare e fondatore della Samuele Edizioni, scrivo di una lei che vien presa a secchiate d’acqua dalla moglie gelosa…
Buona lettura!!…
Ea xe lava, co l’aqua che frussia, che schissa, che sbrissa
che neta, che monda, che lissia.
Ancora on fià e ea xe pronta pal leto
par tornar dal so toseto.
Sto toco de tosa, che ea xioga, che ea schersa, che ea baea.
Che ea xe tuta contenta, el siogo ghe piaxe
e da esperta lo fa ‘ndare e tornare
…ma dopo na mesoreta, torna rabià ea Nineta.
Ea tosa ea xè tanto geosa che la ciapa na secia,
la verse na porta, ghea buta, ghea versa, ghea peta.
E st’altra ea scampa, ma l’aqua la ciapa e la bagna.
E queo che resta la in meso
xe ea secia voda, nera, par tera in tel’ aqua rabaltà,
ma fejse e contenta d’esser stà doparà.
Bruna Mozzi
Di Bruna Mozzi leggi i racconti di Padova, una città in divenire
Siracusa, tre giorni di teatro classico
Cara Fabbrica: Gustavo e il succo d’uva; Storia di Sante