Il design «sociale»: (buone) pratiche sul tema della migrazione

Socio-Social-Design” è il titolo di un libro bilingue (italiano e inglese) scritto dal designer e ricercatore dell’Università di Bolzano Matteo Moretti con l’esplicito scopo di evidenziare progetti e buone pratiche del design sul tema della migrazione.

Come precisato nell’introduzione: “Si tratta di progetti che
non si limitano a includere e a abilitare al lavoro, ma in grado di aprire
dibattiti, riflessioni sulla qualità delle relazioni sociali”.

Il volume, edito da Corraini, è figlio del progetto web
Design for migration“,
nato dalla volontà di dare o ridare visibilità a progetti importanti e
significativi, in grado di ispirare un pubblico di designer, imprenditori
sociali e cittadini su nuove possibili pratiche di design e riportare alla
ribalta narrazioni positive sul fenomeno migratorio.

Il libro prosegue questo percorso, raccogliendo, i progetti più interessanti sull’argomento: “Quelli che, esplorando lo spazio tra socio e social design, mostrano come sia possibile includere categorie vulnerabili, trasformare le relazioni all’interno di una comunità, provando a decostruire quei muri invisibili che troppo spesso attraversano la nostra società”.

In particolare, in “Socio-Social- Design” sono
stati selezionati cinque progetti che operano nello spazio tra inclusione e
trasformazione: due europei, l’olandese “Lampedusa Cruising
e il tedesco “Cucula
e tre italiani di cui due nel nord-est, oltre al progetto milanese “Senza peli sulla lingua” (dedicato alle donne
migranti), vengono infatti presentati il progetto trentino “Stregoni” (da cui è stato tratto un documentario)
e “Talking hands” nato a Treviso.

Tutti i progetti sono presentati attraverso una breve introduzione e interviste agli ideatori e, come precisato dall’autore: “Sono importanti per la loro capacità di trascendere pratiche e discipline verso nuove forme di convivenza e conoscenza dell’altro attraverso un progetto, un oggetto che da semplice strumento diventa non solo portatore di valori, ma anche mediatore di relazioni, facilitando i processi di relazione, di appropriazione, di meticciato e di inclusione di quelle persone spesse relegate ai margini, nelle zone d’ombre delle nostre comunità”.

Il libro così concepito, finisce quindi per risultare un
utilissimo strumento contro la rassegnazione che sembra attanagliare chiunque
desideri ragionare sui fenomeni migratori fuori dallo scontro politico. Lo fa
presentando esempi che si basano più sulla creatività che sulle risorse,
progetti in grado di ottenere risultati concreti e capaci di influenzare la
realtà quotidiana dei migranti e di chi li sostiene.

Nel farlo, il volume raggiunge un obiettivo ancora più
importante: evidenzia come il dibattito pubblico sulla migrazione, tutto
concentrato sullo scontro politico e sugli “sbarchi”, sia ormai
ridotto a un tunnel buio e senza uscita.

Moretti ci racconta, invece, come la realtà sia più
luminosa, colorata e ricca di quello che ci viene mostrato sui media nazionali.
Dimostrando come quel “tunnel” sia dotato di numerose “uscite”
percorse con risultati più che positivi da chi ci ha provato. A Treviso come ad
Amsterdam, a Trento come a Berlino.

Nato nel 1977, Matteo Moretti è designer, ricercatore e docente presso la Facoltà di Design e Arte della Libera Università di Bolzano e presso l’Università degli Studi della Repubblica di San Marino. Co-fondatore della piattaforma di ricerca sul visual journalism e della prima conferenza europea a tema VJS, esplora nuove pratiche progettuali a cavallo tra design, informazione e scienze sociali, adottando metodologie di progettazione collaborative ed interdisciplinari. Speaker per TEDx e Visualized.io, giurato del World Press Photo per la categoria interactive storytelling (2017, 2018), i suoi progetti sono stati premiati con il Data Journalism Award (2015) e l’European Design Award (2016 e 2017). Nel 2018 è stato nominato tra i 100 ambasciatori del design italiano nel mondo dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Massimiliano Boschi

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