Grande Guerra, un centenario invisibile ovunque
La guerra era l’invisibile ovunque, il suo battito gonfiava le vene degli uomini, suonava con le campane dei villaggi, tuonava la notte durante la tempesta. La guerra erano i giorni del calendario. Era la cifra del secolo. Era il lamento dei poveri, la rabbia dei deboli. Era la fame. Era la morte. (Yvan Gol, Requiem per i morti d’Europa, Ginevra, 1917)
Iniziamo così, esattamente come inizia l’oggetto letterario non identificato che sotterra l’era del romanzo storico alla Wu Ming. L’invisibile ovunque, edito da Einaudi, è un insieme di quattro racconti – o meglio quattro capitoli narrativi a sé stanti – con il quale i quattro Wu Ming tangono gli anni della Grande Guerra su fronti diversi (fisici e letterari) e i temi della fuga, del mimetismo, dell’arte e della pazzia. Lo fanno separatamente – e si sente pesantemente: per la prima volta i quattro scrittori senza nome scrivono i capitoli in solitaria dando vita a un collage allo stesso tempo incoerente e ricco di rimandi reciproci.
L’esito è come sempre multistrato: occorrono riletture e tempo per coglierne le sfumature, sfruttarne le botole. Meno facile e gradevole alla lettura, meno ideologico nella lettura (e forse è un peccato), l’Invisibile Ovunque appare riuscito a metà. Con almeno due dei quattro racconti di grande, grandissimo spessore (in secondo e il quarto) e altri due meno convincenti. La pazzia simulata che si trasforma in pazzia (o è il contrario) e il giallo della Compagnia Camaleonte valgono il prezzo del biglietto. E forse di più: reclamano un bis, un approfondimento, un sogno ad occhi aperti.
Tralasciando la dimensione della storia – come dicono i Wu Ming tra le righe citando Marcus – perché “se non si possono risolvere gli autentici misteri. Si possono però trasformare in misteri più interessanti”. Solo così, forse, si può raccontare la Grande Guerra: cercandone la dimensione magica, quella intima, quella misteriosa. Sperando che la trasfigurazione degli eventi ci sorprenda spuntando all’improvviso dalla terra. Come fossimo soldati austriaci sul Monte Asolone alla vigilia della ritirata.