Good Morning Vietnam
Con questo post Elena Spolaore* inizia a raccontarci il Vietnam
Ed eccomi qui, a fare un resoconto del mio viaggio di quasi mese in questa lingua di terra lontana dai tour più gettonati e decisamente poco presente nella top 10 delle mete più chiacchierate della media: il Vietnam. Una meta che non fa per tutti, che richiede spirito di adattamento e, spesso, un po’ di “pelo sullo stomaco”, ma che è in grado di farti spalancare gli occhi e la mente praticamente ogni giorno.
Quando arrivi in Vietnam, le prime cose che ti colpiscono, e parlo proprio di colpire come uno schiaffo in faccia, sono tre:
- il caldo
- gli odori
- il traffico
Andiamo con ordine: durante l’estate, il caldo è onnipresente, più secco al Sud, più umido nel Nord. Umidissimo.
E’ come se le temibili settimane “bollino rosso” della patria veneta lì non smettessero mai.
Il Nord del paese ha 4 stagioni, e l’estate è davvero tosta; il Sud del paese invece, solo 2 (stagione secca e stagione dei Monsoni) e anche lì, col caldo non si scherza. Per noi italiani che “le ferie lunghe (quasi) solo ad agosto”, viaggiare nel Vietnam durante questo mese può essere impegnativo. Le soluzioni? Integratori antifatica (Magnesio, Potassio, multivitaminici), abbigliamento adeguato e spirito di sopportazione. Ne vale la pena.
Passiamo dai pori alle cavità nasali. Il Vietnam colpisce per l’onnipresenza di odori forti, di quelli che ti si appiccicano alle narici e ai vestiti, mescolandosi fra di loro: l’odore dei mercati (pesce, carne, frutta, verdura, riso, spezie), dello street food, il cibo cucinato per strada (praticamente ovunque), dell’immondizia, dei gas di scarico dei motorini. Un odore penetrante, intenso ma, a modo suo, affascinante, che spesso è difficile da sopportare ma che, dopo qualche giorno, diventa parte di questo mondo.
Ho detto motorini? Volevo dire tanti motorini. Migliaia di motorini. Milioni. Comprare un auto in Vietnam costa caro (più di tasse che altro) e quindi la maggior parte della popolazione si muove con questo mezzo. Le città vietnamite sono percorse da sciami infiniti di due ruote, che trasportano la vita: umani, animali, cibo, merci, elementi spesso mixati e che altrettanto spesso raggiungono moli inverosimili, in perfetto equilibrio. Il traffico è selvaggio, il pedone non ha alcun diritto ed il clacson è la voce della strada. Ma non nel modo aggressivo a cui siamo abituati noi: si strombazza per annunciare il proprio “passaggio”, non per accanirsi contro gli altri. Il risultato, comunque, non cambia: una confusione continua.
Orecchie e narici intasate, quindi. E fa pure caldo. Benvenuti in Vietnam.
Elena Spolaore