Gli otto milioni di volti della capitale del Giappone
Tokyo. Nome che è di per sé sinonimo della modernità più sfrenata e viene associato ad una distesa di grattaceli, un tripudio di luci al neon, alla tecnologia più all’avanguardia. Come non farsi trascinare dal suo fascino? Come non farsi travolgere dal suo ritmo incalzante, dal turbinio di luci, suoni e colori, perdendosi nella frenesia di una delle più grandi e vive metropoli del pianeta?
La capitale del Giappone è il più grande agglomerato urbano del mondo, che conta ben 8 milioni di abitanti. Un enorme pentolone al cui interno sono mescolati, ancora una volta, ingredienti molto diversi.
Il Palazzo Imperiale, attuale residenza di Sua Maestà Akihito e della famiglia imperiale, che sorge in una vastissima area verde al centro della città, per lo più inaccessibile al pubblico e visibile solo dallo splendido Ponte Nijubashi (fatta eccezione per il 23 dicembre quando, in occasione del compleanno dell’imperatore, il palazzo viene aperto a tutti).I moderni capolavori spesso scaturiti dalla mente di architetti stranieri, tra cui l’iponente Tokyo International Forum progettato dall’uruguayano Rafael Viñoly. Il lusso di Ginza, la risposta giapponese alla quinta strada newyorkese. L’aria elegante e sofisticata delle Roppongi Hills. Le luci della notte nel celebre incrocio di Shibuya dove, ogni qual volta scatta il verde, un mare di gente si riversa in strada da tutte le direzioni. La famosa Akihabara, città dell’elettronica e paradiso degli appassionati di anime, manga, videogiochi o di chi è alla ricerca di gadget d’occasione. Il folclore dell’animata zona commerciale all’aperto di Ueno, che si snoda sotto ai binari.
A Tokyo ci si sente un po’ come al centro del mondo. Si possono incontrare turisti e viaggiatori da ogni dove, business-man (molti dei quali occidentali), teenager che sfoggiano i look più diversi, dimostrando di non seguire semplicemente una moda alla lettera, ma di avere uno stile personale e il coraggio di essere originali. Le ragazze vestono spesso usano gli abbinamenti più impensabili, in un modo che da noi verrebbe sicuramente definito quantomeno strano, se non criticato. Forse è la volontà di distinguersi in una società dove bambini e ragazzi tutt’oggi vanno a scuola in divisa e nelle ore di punta si osservano scendere dagli shinkansen fiumi di business-man tutti rigorosamente in giacca e cravatta.
Ovunque, forse qui più che in ogni altro luogo del paese, sembra esserci una pacifica convivenza tra le antiche tradizioni ed il progresso sfrenato. Ed il tutto è permeato da un ordine e un’armonia quasi surreali. Nella metro e nelle stazioni ferroviarie le persone attendono i treni ordinatamente allineate lungo le linee tracciate a terra, indicanti le posizioni in cui si fermeranno le porte del treno. Nelle scale mobili tutti si mantengono sempre in fila sulla sinistra, in modo da lasciar spazio sulla destra a chi è di fretta e deve farle di corsa. In metro e nei treni vige per lo più il silenzio e, sia i cartelli che gli altoparlanti, ricordano di spegnere il telefono. Non esattamente come succede in Italia, diciamo*. In qualsiasi negozio si entri si viene travolti da una serie di “irasshaimase!”, di benvenuto e quando si esce si è sempre salutati da una serie di “arigatò gozaimasu!” e di inchini. La cortesia e la gentilezza è d’obbligo è onnipresente in qualsiasi situazione. Più volte ci siamo fermati per strada con la cartina in mano e ogni volta, davvero ogni singola volta, qualcuno si è fermato chiedendoci se avevamo bisogno d’aiuto. Sembra di essere all’interno di un marchingegno perfettamente orchestrato e funzionante.
In fondo come farebbero 8 milioni di abitanti (popolazione aumenta di altri 2 milioni e mezzo durante il giorno, per i pendolari provenienti dalle prefetture vicine) a convivere quotidianamente in questa caotica giungla urbana se non avessero questo innato senso di ordine? Probabilmente se fossero 8 milioni di Italiani qualche problemino in più ci sarebbe…
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