Il ghiacciaio della Marmolada ridotto di un decimo in un secolo. I dati della Carovana dei ghiacciai
Una riduzione nell’ultimo secolo di più del 70% in superficie e di oltre il 90% in volume che ne determinano una grandezza di circa un decimo rispetto a cento anni fa: gli effetti della crisi climatica non risparmiano il Ghiacciaio della Marmolada, il più grande delle Dolomiti, lo scorso 3 luglio diventato teatro della strage in cui hanno perso la vita undici persone, a causa del distacco di un enorme seracco dalla sua parte sommitale. Il suo ritiro ha mostrato una progressiva accelerazione, tanto che negli ultimi quarant’anni la sola fronte centrale è arretrata di più di 600 metri provocandone una risalta in quota di circa 250 metri. Un futuro incerto per il gigante bianco che, stando alle previsioni degli esperti, nel giro di meno di 15 anni potrebbe scomparire del tutto.
A parlar chiaro sono i risultati delle rilevazioni della quarta tappa di Carovana dei Ghiacciai 2022, in Veneto-Trentino, presentati nella conferenza stampa a Padova presso il Museo di Geografia dell’Università di Padova. La campagna di Legambiente con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano, con partner sostenitori Sammontana e FRoSTA e partner tecnico EPHOTO che dal 17 agosto al 3 settembre si sta occupando del monitoraggio dello stato di salute dei ghiacciai alpini, è tornata dopo due anni sulla Marmolada, facendo un passo indietro per capire cosa sta accadendo, a due mesi dalla tragedia, di cui gli esperti stanno ancora studiando le cause. Tali cause sono da imputare alla forte inclinazione del pendio roccioso e alla progressiva apertura di un grande crepaccio che ha separato il corpo glaciale in due unità, alla presenza di discontinuità al fondo e sui lati, all’aumento anomalo delle temperature con conseguente aumento della fusione e incremento della circolazione d’acqua all’interno del ghiaccio.
“La Regina della Dolomiti sta perdendo il suo gigante di ghiaccio più in fretta delle altre vette — dichiara Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente — con rotture di equilibri secolari e accelerazioni di fenomeni anche tragici. Ma non devono essere tristi episodi di cronaca a doverci ricordare che siamo in piena emergenza climatica. Occorre più consapevolezza di quel che sta accadendo e soprattutto un nuovo rapporto tra uomo-natura. Basta considerare la montagna come un luna-park e basta infrastrutturazione a tutti i costi, utile invece pensare a questa come uno straordinario spazio di sperimentazione della sostenibilità.”
Ai monitoraggi, realizzati dal Comitato Glaciologico Italiano in collaborazione con Legambiente, hanno partecipato: Aldino Bondesan, Francesco Ferrarese, Alberto Lanzavecchia, Mauro Varotto dell’Università di Padova; Gianandrea Lorenzoni, Meteomont Veneto – Carabinieri Forestale di Belluno; Mauro Valt, ARPA Veneto. Durante la tappa anche un momento poetico e musicale con flash-mob danzante e approfondimenti a cura di Fabio Tullio e Giorgia Masiero; letture e poesie di Alessandra Trevisan, musica di Filippo Vignato e danze guidate da “DiBallarSiPotrebbeUnPoco”. Sono intervenuti nella conferenza stampa Luigi Lazzaro, Presidente Legambiente Veneto; Carlo Barbante, direttore dell’Istituto Scienze Polari; Aldino Bondesan, Comitato Glaciologico Italiano e Università di Padova; Roberto Francese, Università di Parma e Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale; Mauro Varotto, Università di Padova. Ha moderato Vanda Bonardo, Responsabile nazionale Alpi Legambiente.
“Il Ghiacciaio della Marmolada — commenta Aldino Bondesan, Comitato Glaciologico Italiano e Università di Padova — è un fondamentale termometro dei cambiamenti climatici per la sua rapida risposta anche alle piccole variazioni di precipitazioni e temperatura. Fenomeni come il distaccamento dello scorso 3 luglio sono frequenti nei ghiacciai e fanno parte della loro normale dinamica. Ciò che desta maggior preoccupazione è la progressiva accelerazione del ritiro glaciale: se saranno confermati gli attuali andamenti anche nei prossimi anni, è molto probabile che il ghiacciaio della Marmolada scompaia prima del 2040.”
A richiamare l’attenzione delle istituzioni sulle origini della crisi climatica ed a chiedere che la transizione energetica torni al centro del dibattito politico ed in particolare della campagna elettorale è Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto: “Con l’Osservatorio Città clima di Legambiente abbiamo registrato in Veneto ben 84 eventi estremi negli ultimi 13 anni. Urgente abbandonare le fonti fossili e spingere l’acceleratore per arrivare a emissioni di gas a effetto serra nette pari a zero nel 2040, in coerenza con l’Accordo di Parigi (COP 21). Al contempo occorre dotarsi di un piano di adattamento al clima per tutelare i territori e le comunità.”