G8, la parola ai testimoni: Lorenzo Guadagnucci, un giornalista picchiato alla Diaz
Lorenzo Guadagnucci si trovava a Genova, non come inviato del Resto del Carlino di cui era redattore, ma per suo conto essendo interessato ai problemi della globalizzazione ed ai relativi movimenti.
La testimonianza che segue è tratta dagli atti del processo per l’irruzione della polizia alla scuola Diaz (udienza del 16/11/2005, parte civile, assunto ex art. 197 bis c.p.p.).
Il testo completo della testimonianza di Guadagnucci lo trovate sul sito processig8.net, a questo link.
Questo documento fa parte dello speciale A Nordest di Genova, uno spazio che A Nordest Di che mette a disposizione per ricordi, emozioni, fotografie, testimonianze che potete inviare, in qualsiasi forma, alla mail: redazione@anordestdiche.com.
Come ha spiegato lo stesso Guadagnucci: “Ero a Genova perché era che era la prima volta in cui questi movimenti si manifestavano in Italia in questa forma così evidente, così clamorosa, con una partecipazione così grande, la novità dei movimenti era proprio questa, cioè tantissima gente, spesso addirittura senza esperienza politica, con esperienze politiche che hanno come riferimenti culture molto diverse fra di loro e che si ritrovano attorno a questioni ignorate dalla politica ufficiale, addirittura in genere anche dai mass-media, le grandi questioni della globalizzazione”. Di seguito pubblichiamo la sua testimonianza su quanto successo alla Scuola Diaz il 21 luglio 2001.
Teste GUADAGNUCCI: << Si erano fatte ormai credo le 22.00. Quindi sono rientrato nella scuola e mi sono sistemato sul mio sacco a pelo (…). Mi sono messo dentro il sacco a pelo ed ho tentato di addormentarmi. Credo di essere stato in questa situazione di dormiveglia, diciamo nei primi momenti del sonno (…).
Mi sono svegliato più tardi ad un certo punto sentendo rumori, un trambusto che veniva dall’esterno, della grida, che ovviamente non identificavo, sentivo questo rumore più forte di quello che già c’era, perché comunque la situazione nella quale io mi sono trovato alle dieci non era quella del silenzio o di una situazione così… appunto in cui tutte le persone dormivano, c’era comunque ancora gente in piedi che parlava, si sentivano i rumori poi provenienti dall’esterno, ma come un parlottio, mentre questi rumori forti che ho sentito erano di altro genere, evidentemente (…).
Mi sono svegliato e mi sono seduto, ricordo ovviamente di essermi messo gli occhiali, è il primo gesto che faccio essendo molto miope e poco dopo, veramente questione di pochissimo ho visto entrare questi gruppi di persone, questi poliziotti (…).
Ho visto questi gruppi di agenti che sono entrati di corsa, ricordo che urlavano, si sono diretti subito sulle persone che si sono trovate di fronte, quindi le prime sono quelle che erano sul lato lungo della palestra, in corrispondenza con l’entrata, quindi dirimpetto (…).
Quindi ho visto questi primi agenti che si sono rivolti verso di loro, hanno cominciato a prenderli a calci, a manganellate, urlavano, ricordo che sputavano, insulti, e poi alcune frasi, qualcuna la ricordo, altre no. >>
P.M.: << La prego, è il momento di dirle queste. >>
Teste GUADAGNUCCI: << Le frasi che ricordo sono queste, una era: “Questo è l’ultimo G8 che fate”, un’altra frase che ricordo bene: “Stasera vi divertite meno”, poi ricordo altre frasi con tono insultante, che non ricordo con precisione, però il tono era quello, di rivolgersi a dei figli di papà, per dire: “Vi sistemiamo noi”, questo era il tipo di cosa che risultava da queste frasi (…).
Ricordo che i primi che sono venuti vicino a me, in realtà hanno preso di mira i ragazzi che avevo alla mia destra, la ragazza in particolare che era quella più vicina, proprio affianco… che io avevo affianco, è stata presa con un calcio alla faccia, quindi è stata spinta indietro, è un po’ barcollata, sì è piegata con la schiena all’indietro, il ragazzo che aveva affianco è stato raggiunto da delle manganellate, erano due gli agenti in questo momento che si sono rivolti contro questa coppia. Niente, io mi sono avvicinato alla ragazza per aiutarla, per vedere cosa le fosse successo, se potevo sostenerla in qualche modo, mentre facevo questo però i due poliziotti si sono rivolti verso di me, quindi io in quel momento ovviamente ho pensato prevalentemente a me stesso, oltre tutto avevo la preoccupazione degli occhiali da proteggere, della testa, quindi ho assunto una posizione di protezione, cioè ho alzato le braccia sulla testa ed anche le ginocchia per proteggermi dai colpi. Questi agenti hanno cominciato a colpire ripetutamente mentre io ero in questa posizione, è durato abbastanza, insomma da procurarmi una serie di ferite in varie parti del corpo, prevalentemente sulle braccia perché sono quelle… ovviamente è la cosa che io opponevo ai colpi, sono riuscito a proteggere la testa, non ho preso colpi in testa, però ho avuto queste lesioni alle braccia che si sono gonfiate, ho cominciato a sentire il sangue che scorreva, perdevo sangue in particolare da uno squarcio che avevo qui nel braccio, un buco molto profondo, però ho preso colpi anche ad altre parti, all’addome, alla schiena, sanguinava anche un ginocchio che è stato colpito appunto mentre mi proteggevo. Così c’è stato questo pestaggio che è durato, non saprei ovviamente quantificare, insomma un numero congruo di secondi sufficienti a mettermi fuori combattimento. Niente poi questi due agenti si sono allontanati, sono rientrati diciamo verso il centro della palestra. >>
L’agente che picchiava i feriti
P.M.: << Ritorni pure al suo racconto. >>
Teste GUADAGNUCCI: << Ritorno al racconto, dicevo ha anche una connessione con le divise, questo perché dopo il pestaggio che ho subito dai primi due agenti, si è avvicinato un terzo poliziotto, questo invece aveva – è per questo che l’ho identificato bene – una camicia bianca sotto un corpetto senza maniche, quindi l’ho visto vicino a me, poi si è indirizzato verso di me, fra l’altro l’ho seguito con gli occhi durante tutto il corso di questa cosa, che è durata un bel po’ all’interno della palestra, questo agente stava colpendo delle persone che avevano già subito il pestaggio, a poca distanza da me, direi sulla parete di fronte, ma sulla parete lunga, diciamo nella zona verso l’angolo dove ero io, vedevo che colpiva alcune di queste persone che erano già in terra e si è poi diretto anche verso di me, che ero a quel punto già ferito. Questa persona mi si è messa di lato, quindi consideri che io continuavo ad essere seduto nella posizione che ho detto all’inizio, in quel momento con ovviamente maggiore difficoltà di movimento, perdevo sangue ed avevo questi problemi che ho appena detto, questa persona si è messa affianco a me sul lato sinistro ed ha cominciato a colpirmi con un manganello sulla schiena, quindi io a quel punto così per tentare di proteggermi ho dovuto abbassarmi ancora, e la protezione che riuscivo… sì, l’unica che potevo, l’unica cosa che potevo opporre era tentare di riparare la nuca, questo agente mi ha colpito prevalentemente alla schiena e sul fianco. >>
Immagine di apertura: Liceo Statale Sandro Pertini, ex Scuole Diaz di Genova, foto di Stephen kleckner, Opera propria, via Wikipedia, CC BY-SA 4.0