G8, la parola ai testimoni: Arnaldo Cestaro, 62 anni, braccio, gamba e costole rotte

Arnaldo Cestaro è nato a Agugliaro in provincia di Vicenza l’11 maggio del 1939. Nel luglio del 2001, quando si è recato a Genova alle manifestazioni organizzate in occasione del G8, aveva 62 anni. Ne è tornato con le ossa rotte, letteralmente.
Quel 21 luglio ha partecipato al corteo che è partito alle 14 e lo ha abbandonato alle 17 a seguito dell’avvicinarsi degli scontri con la polizia. Poi ha cercato un posto dove dormire e una signora gli ha indicato una scuola. Era la Diaz.
“Erano tutti giovani – ha dichiarato Cestaro al Pm che lo interrogava – il più vecchio della scuola ero io”. Stanco del viaggio e della partecipazione al corteo, Cestaro si è addormentato molto presto.

Quel che è avvenuto successivamente è tratto dagli atti del processo per l’irruzione della polizia alla scuola Diaz (udienza del 17/11/2005, parte civile, assunto ex art. 197 bis c.p.p.). Il testo completo della testimonianza di Cestaro lo trovate sul sito processig8.net, a questo link.
Questo documento fa parte dello speciale “A Nordest di Genova”, uno spazio che A Nordest Di che mette a disposizione per ricordi, emozioni, fotografie, testimonianze che potete inviare, in qualsiasi forma, alla mail: redazione@anordestdiche.com.

P.M.: <<Si è steso e si è addormentato. Ecco cosa è successo, si è risvegliato a un certo punto?>>

Teste CESTARO: <<A un certo punto sento dei trambusti che non una cosa normale dico; c’erano anche i ragazzi fuori che fanno del casino, che può succedere fra giovani, invece sento un affare che è una cosa tremenda, brutta, si apre la porta, vedo una… e dico “Madonna, che sia qua i cosiddetti Black Block, questa è una cosa…”; si apre la porta così, mamma mia, era la nostra Polizia, la Polizia di Stato, con delle divise un po’ scure, hanno cominciato… hanno fatto così con le mani…>>

P.M.: <<Lei era vicino alla porta.>>

Teste CESTARO: <<Ero vicino alla porta. “No questo no, non si può fare queste cose che tra poco… non succede niente qui”; ho visto mi sembra un poliziotto, un signore che era lì davanti agli altri che ha fatto così con le mani, non so perché mi ha detto magari perché avevo i capelli bianchi, non lo so, non so io; ho visto che hanno cominciato coi manganelli da me uno e dopo gli altri ho visto tutta questa cosa.>>

P.M.: <<Lei è stato quindi colpito da queste persone che sono entrate.>>

Teste CESTARO: <<Sì, sono stato colpito, ma non da quello che aveva alzato le mani così, da altri poliziotti in seguito; subito lì è stata una cosa miserevole vedere tutte ‘ste cose perché…>>

P.M.: <<Si ricorda… lei ha parlato di persone in divisa.>>

Teste CESTARO: <<Sì, in divisa; c’era scritto Polizia.>>

P.M.: <<Ah lei…>>

Teste CESTARO: <<Non si vedevano, non posso dire chi erano perché erano tutti quanti con la visiera, col…>>

P.M.: <<Quindi avevano dei caschi.>>

Teste CESTARO: <<Avevano dei manganelli abbastanza lunghi, così. A me mi hanno subito dato col manganello e anche belli pesanti, e io sono arrivato a casa da Genova in questa maniera qua, in carrozzella. Mi hanno rotto un braccio, una gamba, dieci costole e altri una testa come una palla da rugby e pensavo in quel momento lì a mia mamma e a quelle mamme che avevano tutti i ragazzi lì perché… per me è una certa età insomma, ma a vedere queste cose a questi ragazzi, a chiamare “mamma” in francese, in tedesco, in italiano, in tutte le lingue, trovarmi davanti all’impatto con la Polizia, con la Polizia che doveva essere quella che mi doveva sostenere da certe cose perché la Polizia fa parte… la Polizia di Stato è la nostra Polizia che deve vigilare…>>

(…)

P.M.: <<…manganelli, lei ha detto di essere stato colpito con manganelli?>>

Teste CESTARO: <<E anche picchiato. Manganelli e anche…>>

P.M.: <<E anche con calci.>>

Teste CESTARO: <<E anche con gli scarponi; avevano gli scarponi.>>

P.M.: <<Ha sentito se queste persone che entravano urlavano qualche cosa?>>

Teste CESTARO: <<No, questo non posso dire che urlavano; “Silenzio”, poi sono passati quattro o cinque volte e ho preso anche qualche altro colpo, e io chiamavo sempre l’ambulanza…>>

P.M.: <<Mi scusi signor Cestaro. Quattro o cinque volte sono passati da lei?>>

Teste CESTARO: <<Sì, anche tornando indietro mi hanno dato ancora un altro colpo ancora. Chiamavo “Portatemi all’ospedale”. È una cosa incredibile.>>

P.M.: <<Quindi lei è stato colpito anche dopo il primo ingresso.>>

Teste CESTARO: <<Anche dopo sì, tornando indietro.>>

P.M.: <<Da un altro poliziotto.>>

Teste CESTARO: <<Non si sa definire quanti poliziotti perché io ho preso diverse… da uno e anche da due.>>

P.M.: <<Lei ha visto che intorno a lei anche gli altri che c’erano, quindi gli altri ragazzi, venivano colpiti come lei?>>

Teste CESTARO: <<Sì. È una cosa che non posso più dimenticare fino a che…>>

P.M.: <<Senta signor Cestaro, quanto tempo è rimasto con le ingessature e con le ossa rotte?>>

Teste CESTARO: <<E penso sui 30 giorni/40. E poi sono stato rioperato perché l’operazione non è andata bene, non è andata bene la prima operazione al Galliera, nel 2003 tutto l’impianto che avevo sul braccio destro non teneva e ho dovuto ricorrere alla ortopedia medica e sono andato a Firenze al Careggi e lì mi hanno operato il braccio nel 2003.>>

 

Foto di copertina: Arnaldo Cestaro e Giuliano Giuliani in Piazza Alimonda il 20 luglio 2005, (c) Associazione PeaceLink, autore Carlo Gubitosa (fonte)

Ti potrebbe interessare

La “lezione” del G8
Visti da là
La rete non fa la democrazia
La vignetta spezzata
La massoneria a Cuba